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Yemen, in piazza insieme a tawakkol

Il Nobel alla “figlia dello Yemen”, Tawakkol Karman potrebbe riaccendere l’attenzione della comunità internazionale sulla crisi in cui versa il paese. Domenica sono scese in piazza molte donne, 40 sono rimaste ferite dalle pietre lanciate dai supporter del presidente. Saleh annuncia che se ne va, poi ci ripensa.

(13 Ottobre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in nena-news.globalist.it

Yemen, in piazza insieme a tawakkol

foto: nena-news.globalist.it

Roma, 12 ottobre 2011, Nena News- Sono scesi in piazza domenica, appena dopo il tramonto, al centro della “Piazza del Cambiamento” di fronte all’Università di Sanaa, per festeggiare la “Bint al-Yemen”, ovvero la giovane donna che ormai tutti chiamano “la figlia dello Yemen”. C’è chi crede che il Nobel per la Pace che le è stato attribuito la scorsa settimana, possa giovare- in termini di attenzione da parte della comunità internazionale – alla crisi che attanaglia il paese, mal compreso dai media, sempre più vicino alla guerra civile.

Lei, Tawakkol Karman, giornalista e attivista, ha dichiarato alla stampa di “essere molto fiera del premio e che tutti gli sforzi del popolo yemenita stanno facendo la differenza.” Poi ha dedicato il Nobel ai giovani e alle donne. Sono in molti, tra cui l’esperto di Yemen, Marc Lynch sulle pagine di Foreign Policy, a credere che questo Nobel possa rappresentare nuova linfa per la mobilitazione degli yemeniti*.

Nelle stesse ore a Ta’izz, la seconda città nel paese per grandezza, molte donne sono scese in piazza per festeggiare Tawakkol; ad attenderle però c’erano i supporter del governo e del Presidente Saleh. E’ finita con dodici yemenite ferite, la marcia pacifica organizzata domenica: secondo il comunicato stampa diffuso da Amnesty International lunedì, le donne sarebbero state colpite da pietre e bottiglie vuote lanciate contro di loro da gruppi fedeli al presidente e l’organizzazione per i diritti umani chiede ora un’indagine indipendente e imparziale su quanto avvenuto.

Un seconda marcia pacifica è stata organizzata lunedì, con la partecipazione di donne e uomini, sempre a Ta’izz, che a sudovest del paese (270 km circa dalla capitale Sanna) è stato punto focale delle proteste contro il presidente Saleh a partire da gennaio; anche in questo caso, gruppi pro-governativi hanno attaccato le donne, vicino al Republican Hospital.

Decine di migliaia di manifestanti sono scesi in piazza lunedì anche nella capitale Sanaa, invocando l’intervento delle Nazioni Unite, per costringere il presidente a lasciare il suo posto. Dopo aver annunciato lo scorso sabato di volersi ritirare, davanti ad un gruppo di parlamentari, nel secondo discorso pubblico da quando è rientrato da Riyadh (dove era andato a curarsi le ferite di un attacco dinamitardo, lo scorso giugno), l’ultraottantenne presidente sarebbe subito dopo stato smentito dal suo partito, il Cpg (Congresso generale popolare). Quest’ultimo ha riaffermato che Saleh rimarrebbe in carica fino alle prossime elezioni. Saleh, che per la terza volta dall’inizio delle proteste, accenna alla possibilità di lasciare la carica presidenziale, ritornando sempre sui suoi passi, anche questa volta non ha fornito maggiori dettagli rispetto ai tempi verso una transizione, né ha fatto alcun riferimento alla piena accettazione del piano proposto dal Consiglio di Cooperazione del Golfo.

Le diplomazie europee, con l’appoggio degli Stati Uniti stanno intanto facendo pressioni perché il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite esorti – attraverso una risoluzione – Saleh a ritirarsi.Si attendono intanto i dati della seconda missione - conclusa ieri- dall’inizio dell’impasse yemenita, dell’inviato dell’ONU, Jamal Benomar, già nel paese lo scorso luglio con lo scopo di promuovere il piano del Consiglio di Cooperazione del Golfo, rifiutato con forza da Saleh.

Secondo Valerie Amos, coordinatrice degli aiuti e dell’emergenza per conto dell’ONU, milioni di persone nel paese sono vittime di “una battaglia quotidiana per la sopravvivenza”. Il personale ONU è stato in alcune regioni mandato via dal paese e sono stati fatti tagli allo staff, a causa degli standard di sicurezza, ha spiegato la Amos, così che è molto difficile avere informazioni certe delle emergenze in corso. Nena News

*Vedi l’articolo “A Nobel Prize for the Yemeni, in cui si traccia il passato di Tawakkol, il suo background islamico, la militanza nel partito d’opposizione Islah e la sua decisione di non indossare più il niqab: http://mideast.foreignpolicy.com/posts/2011/10/07/a_nobel_prize_for_the_yemeni_people

Nena News

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