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EAT the... INPS! Non è un paese per vecchi… ma nemmeno per giovani!

(13 Ottobre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.caunapoli.org

EAT the... INPS! Non è un paese per vecchi… ma nemmeno per giovani!

foto: www.caunapoli.org

Oggi pomeriggio siamo stati alla sede centarle dell'INPS in via Galileo Ferraris insieme agli operatori sociali e i movimenti dei disoccupati. Volevamo solmente capire se un giorno avremo diritto ad una pensione ed a quanto (non) ammonterà, visto che l'INPS non comunica da tempo le proiezioni pensionistiche relative alle nuove generazioni di lavoratori precari. A riceverci il solito ingiustificato schieramento di polizia e digos, a dimostrazione di quanto si abbia paura, in questa fase, del conflitto sociale. Addirittura sono stati chiusi gli uffici, bloccando il flusso di gente in entrata, provando a mettere i cittadini contro i manifestanti. Ciononostante, grazie anche alla solidarietà dei lavoratori INPS, che hanno salutato con favore la nostra presenza, (distribuendo al presidio un comunicato di solidarietà in cui si sottolinea la loro preoccupazione in quanto lavoratori pubblici - rispetto alle esternazlizzazioni di servizi pubblici, al blocco del turn-over e alla futura scomparsa della pensioni di anzianità), siamo stati ricevuti in delegazione.

Perché l’INPS? Perché INPS significa per tutti “la pensione”, perché in questo momento di crisi, tagli, austerity, ristrutturazioni, le pensioni sono ovunque un nodo centrale dell’attacco ai diritti dei lavoratori, di oggi e di domani e, per questo, un terreno di conflitto.

“Pensioni sono troppo alte”, “in Italia si va troppo presto in pensione”: questo il leitmotiv, dalla ormai “celebre” lettera di Trichet e Draghi al Governo italiano, ai palinsesti televisivi, alle colonne dei quotidiani. Ma, dagli ultimi vent’anni di riforme, quello che ci pare di capire è che tutti gli interventi mirano solo ed esclusivamente a spingere sempre più avanti nel tempo l’età pensionabile, eliminando gradualmente la pensione di anzianità.

Insomma, stiamo parlando di batoste sostanziose all’orizzonte. E allora cerchiamo di capire qual è la retorica utilizzata per provare a rendere digeribili queste pillole e smontare sul nascere un sicuro malcontento di massa di fronte a manovre del genere.

Il primo grande cavallo di battaglia, sbandierato a tutto spiano da imprenditori e politici, è che le tutele pensionistiche di una generazione, quella che ha ancora a mente cosa significa avere un contratto a tempo indeterminato o, almeno, un contratto, siano il motivo per cui si rende necessario intervenire drasticamente. Insomma, sono la causa. L’obbiettivo, aprendo un attimo gli occhi, sembra lampante: dividere il fronte dell’opposizione: giovani contro vecchi, figli contro i genitori. In pratica, chi oggi lavora con contratto “atipico” contro chi ieri è stato assunto con contratto “tipico”, a tempo indeterminato – per capirci.

E quindi, se le pensioni dei giovani di oggi saranno praticamente inesistenti (e lo sa bene il direttore dell’INPS Mastropasqua, che solo un anno fa, dichiarava, che se si conoscessero le proiezioni sulle pensioni dei giovani ci sarebbe un sommovimento sociale!), di chi sarebbe la colpa? Non di una tutela contrattuale sempre più precaria, e della necessità di spremere i lavoratori sempre di più, ma di chi oggi è già pensionato o sta per diventarlo!
Eppure se si andassero a guardare i conti dell’INPS si scoprirebbe che i contributi di coloro cui oggi si vogliono tagliare le pensioni sono proprio quelli che permettono di pagare pensioni d’oro ai dirigenti! Magari, possiamo cominciare a riprenderci tutto partendo da lì…

Ma questa non è che la prima pillola: chi sta dall’altra parte vede nei contributi dei lavoratori e delle lavoratrici un bel tesoretto su cui mettere le mani. Negli ultimi anni ci viene detto di continuo che è vero che le pensioni vengono tagliate, ma si può sempre rimediare con altri mezzi: i fondi pensione, ad esempio. Una mole enorme di denaro dei lavoratori dovrebbe così confluire in questi fondi, tra i principali soggetti della finanza internazionale. Funziona un po’ così: decidiamo di destinare i nostri contributi a questi fondi pensione che, anziché conservarli nell’interesse dei lavoratori, effettuano investimenti a volte estremamente rischiosi. Niente di diverso da quanto accaduto negli USA, dove i fondi pensione hanno bruciato milioni di dollari – dei lavoratori, è bene ribadirlo – nella spirale della speculazione finanziaria.

Insomma, occhi aperti e non ingoiamo questa pillola; trasformiamo la nostra giusta rabbia per quello che ci stanno togliendo in quel tanto temuto sommovimento sociale!
per questo e per tutto il resto: EAT THE RICH! magnammece ‘o padrone

Collettivo Autorganizzato Universitario – Napoli

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