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(16 Ottobre 2011) Enzo Apicella
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15 Ottobre. Il capzioso "pat pat" di Draghi & c.

(16 Ottobre 2011)

Facce toste, anzi tostissime. Non sono quelle dei manifestanti incappucciati ma quelle degli uomini dell’establishment quando si mostrano comprensivi verso le ragione delle proteste. Hanno fatto saltare ogni margine di mediazione sociale e politica e poi inorridiscono quando la società prende parola e non sempre lo può fare in punta di piedi.

Oltre alle invocazioni alla repressione, in queste ore dopo gli scontri di ieri a Roma, vanno rilevate anche dichiarazioni che, in un modo o nell’altro, tentano di negare qualsiasi carattere di classe o antagonista alle manifestazioni di protesta contro le manovre antipopolari dettate dalle istituzioni europee e tentano di ridurle alla più rassicurante dimensione del “disagio giovanile”.

Se è vero che a occhio l’età media degli incappucciati che hanno messo a ferro e fuoco le strade di Roma sembra bassa, ridurla ad un fisiologico problema giovanile è quantomeno una “paraculata”.

“Se siamo arrabbiati noi per la crisi, figuriamoci loro che sono giovani che hanno venti o trent'anni e che sono senza prospettive. Se la prendono con la finanza come capro espiatorio” ha dichiarato il furto Governatore della Bce, Mario Draghi ai margini del G20 di Parigi , a proposito del movimento che per criticare gli eccessi della finanza internazionale si è autobattezzato dei "Draghi ribelli". “Ma li capisco: hanno aspettato tanto. Noi, alla loro età non lo abbiamo fatto”.

Sanno essere anche comprensivi i responsabili delle lacrime e sangue che vengono imposte dai loro diktat e Mario Draghi ha messo la sua firma in calce ad uno di questi. Ma non è il solo. Anche Eugenio Scalfari, uno dei patron del gruppo editoriale/finanziario De Benedetti-Epresso- Caracciolo in competizione da venti anni con il gruppo editoriale/finanziario Fininvest, oggi manda a dire nell’editoriale del suo giornale che i ragazzi hanno buone idee ma che sono utopistiche, ragione per cui è meglio lasciar perdere se non si vuole divenire “vecchi e tardi”. Insomma assistiamo a diversi pat pat sulle spalle che ricordano anche quello del presidente Napolitano il 22 dicembre scorso, una settimana dopo le manifestazioni e gli scontri tra studenti e polizia del 14 dicembre mentre Berlusconi raccoglieva l'ennesima fiducia in Parlamento.

Comprensione per le proteste dei giovani sono venute anche da Fini e Montezemolo. Tutti a dire che i giovani hanno ottime ragioni per protestare ma che non devono fare casino. A costoro sfuggono almeno un paio di particolari:

1. Hanno eliminato dallo scenario politico… la politica stessa. Hanno in sostanza eliminato qualsiasi possibilità di mediazione in nome della dittatura dell’economia e dei diktat della Bce e delle istituzioni finanziarie. Sui numeri, sui tagli, sugli interessi da pagare sul debito, sulla destinazione delle risorse ai bilanci delle banche sottraendoli a sanità, scuola, lavoro, salari, servizi etc. non c’è più né ammettono mediazione. A tale scopo hanno conformato anche i sistemi politici imponendo il maggioritario, il bipolarismo, la riduzione della rappresentanza, il dogma della governabilità a tutti i costi. Per cui disporre di buone ragioni non basta più per invertire l’ordine delle priorità
2. In piazza a Roma, nella enorme manifestazione del 15 Ottobre, non c’erano solo i ragazzi. C’erano anche le loro madri e i loro padri oggi colpiti delle manovre antisociali due volte: come lavoratrici e lavoratori e come adulti sempre più impossibilitati a fungere da “mediatori” attraverso il welfare familiare che ha continuato ad assicurare tra mille sacrifici reddito, abitazione, istruzione ai loro figli.

I padroni e i banchieri hanno sempre lo stesso difetto. Gli sembra quasi naturale che se viene a mancare il pane si possa ricorrere tranquillamente alle brioche. Qualora esse non siano disponibili si ricorra alla gendarmeria. Ma gli autori di questa tesi prima o poi hanno spesso perso la testa.

Sergio Cararo - Contropiano

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