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Pkk scatenato, pirateria marina nel Mar di Marmara

(12 Novembre 2011)

Kartepe

Stavolta non c’è l’Esercito israeliano ma un manipolo di miliziani del Partiya Karkerén Kurdistan a prendere in ostaggio cittadini turchi. E’ accaduto ieri pomeriggio nelle acque di casa su un ferry boat che attraversava il Mar di Marmara trasportando passeggeri dalla città di Izmit - a 100 km da Istanbul - verso la cittadina di Golcuk. All’altezza dell’arcipelago delle isole dei Principi cinque dirottatori, rivelatisi un commando dell’ala militare del Pkk, si sono impossessati del battello Kartepe minacciando di farlo saltare in aria. A bordo ci sono 19 persone e quattro membri dell’equipaggio.

In un intervento votato a tranquillizzare l’opinione pubblica il Ministro dei Trasporti turco nonché armatore, Binali Yildirim, ha sottolineato che presto il traghetto si troverà a corto di carburante. Secondo altre stime avrebbe invece autonomia per giungere in prossimità dell’isola di Imrali, un luogo odiato dai combattenti curdi. E’ la base militare dov’è stato creato un carcere di massima sicurezza diventata dal 1999 la prigione di Abdullah Öcalan. L’isola è super sorvegliata e qualunque approdo sarebbe fantascientifico. Nell’ipotesi che i dirottatori volessero avvicinarsi lo scopo sarebbe esclusivamente propagandistico: richiamare l’attenzione sul duro isolamento cui è sottoposto il loro leader condannato all’ergastolo. E rilanciare le sue richieste sulla questione curda messe dal governo in un cantuccio dopo la tregua elettorale.

Tre unità della marina turca e un elicottero si sono recate in prossimità della nave sequestrata ma per evitare complicazioni finora è stato escluso ogni intervento armato. Eppure un blitz delle formazioni dell’antiterrorismo potrebbe essere nell’aria perché le ultime settimane sono state terribili per le Forze Armate turche. Nonostante un uso spropositato della repressione, addirittura con bombardamenti aerei sui villaggi curdi del confine iracheno, quel che resta nell’immaginario collettivo sugli uomini in divisa è la sequenza delle uccisioni subite dallo scorso luglio. La capacità della guerriglia curda di condurre attacchi su terreni sempre più vari appare un colpo durissimo all’orgoglio della casta militare turca. E da quando sono diventate di pubblico dominio le trattative segrete fra il Mit (l’Intelligence del Paese) e il fronte combattente del Pkk, anche l’intero establishment politico di Ankara mostra i limiti di una real politik spregiudicata ma inconcludente. Sembrerebbe pagare di più la sfrontatezza dei guerriglieri curdi che mette a dura prova nervi e intuito di Erdogan.

Enrico Campofreda

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