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La fatalità

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(25 Novembre 2008) Enzo Apicella
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(La controriforma dell'istruzione pubblica)

Riforma Moratti: 70.000 posti di lavoro in meno

un futuro senza speranze per i 200.000 lavoratori precari della scuola

(10 Maggio 2004)

Il 2 marzo è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto Legislativo di attuazione della Riforma Moratti, per quanto riguarda la scuola dell'infanzia e il primo ciclo d'istruzione.

Nonostante la straordinaria mobilitazione, dal basso ed auto-organizzata, di genitori ed insegnanti della scuola elementare e media, fondamentalmente perché il provvedimento prevede la cancellazione del modello didattico-educativo del Tempo Pieno e del Tempo Prolungato, è stato lo stesso emanato il provvedimento.

Altri decreti di attuazione della Controriforma (la Legge Delega n. 53/2000) sono in cantiere: il decreto per la secondaria superiore, quello sul "diritto-dovere" all'istruzione, sulla formazione degli insegnanti, ecc.

Per il prossimo anno scolastico 2004/2005
, però, il modello morattiano dovrebbe trovare applicazione (dovrebbe, perché la mobilitazione di genitori ed insegnanti non accenna a fermarsi) solo nel primo ciclo d'istruzione, in particolare in tutte le cinque classi della scuola primaria (ex scuola elementare) e nella prima classe della secondaria di primo grado (ex scuola media).

Al di là di quello che prevede la riforma dal punto di vista didattico-educativo e della qualità del servizio scolastico, sinteticamente la riduzione del tempo scuola, la re-introduzione del maestro unico alle elementari attraverso l'insegnante tutor, la trasformazione del processo d'apprendimento in un servizio a domanda individuale, con tanto di materia individuali e facoltative, si vuole qui portare attenzione a quello che succederà ai lavoratori della scuola, al personale docente e non docente.

La negatività del modello morattiano non si può certo misurare solo attraverso la distruzione dei posti di lavoro, provocati dalla riduzione del tempo scuola, ma il taglio dei posti è certamente un buon indicatore della distruttività della controriforma.

Nella scuola primaria scompare il Tempo Pieno. Le nuove disposizioni offrono un pacchetto di 27 ore settimanali obbligatorie, più 3 ore opzionali, più eventualmente fino ad un massimo di 10 ore settimanali di tempo mensa.

Quest'ultima opzione è stata inserita dopo le proteste di massa, ma è logico che alluda alla possibilità, a domanda, di un ritorno al doposcuola, non certo al modello didattico/educativo che il Tempo Pieno rappresenta: infatti, solo in prima applicazione e solo il prossimo anno scolastico, sarà garantita durante il tempo mensa l'assistenza degli insegnanti in organico, dopo, al più, sarà dato in appalto il servizio a cooperative o affidato ad animatori assunti con contratti a prestazione d'opera.

Nella scuola secondaria di primo grado scompare il Tempo Prolungato. Anche qui viene offerto un pacchetto di 27 ore obbligatorie, più 6 opzionali, più eventualmente le 10 ore settimanali di tempo mensa e ricreativo.
Berlusconi, nella trasmissione televisiva "Porta a porta" di qualche giorno fa, ha candidamente dichiarato che, nelle 10 ore settimanali di refezione a scuola, si potrà guardare alla tivù un divertente programma televisivo (prodotto dalla Fininvest, aggiungiamo noi) per imparare l'inglese. La TV come supplente, insomma.

Le classi di Tempo Pieno attualmente funzionano a 40 ore settimanali rispetto alle 30 ore delle classi normali. Sono frequentate da 1.100.000 bambini e ragazzi inseriti in circa 60.000 classi: la cancellazione del tempo pieno porterà dunque alla cancellazione di 300.000 ore d'insegnamento settimanali nella suola elementare e 16.600 nella scuola media; complessivamente 31.660 insegnanti, nella scuola elementare e media, cancellati insieme al tempo Pieno.

Ma anche il tempo scuola delle classi "normali" è ridotto da 30 a 27 ore. Le classi dalla terza alla quinta elementare sono 84.000, perciò si perdono 252.000 ore e 12.600 posti di insegnanti elementari. 80.000 sono le classi nella scuola media, si perdono perciò 240.000 ore, cioè 13.333 posti da professore.
Complessivamente per la sola riduzione dell'orario normale si perdono 25.933 posti.

Tra la cancellazione del tempo pieno e prolungato e riduzione del tempo scuola nelle classi normali il totale dei posti d'insegnamento soppressi con la riforma, a regime, sono 57.593.

Tale calcolo è stato naturalmente effettuato sulla base delle 27 ore obbligatorie. Le 3 ore alle elementari e le 6 ore opzionali alle medie sono ore del tutto aleatorie, dal punto di vista dei posti di lavoro in organico: su queste ore opzionali, in prima applicazione, verranno usati gli insegnanti che passeranno in esubero per la riduzione del monte ore e per effetto dei nuovi curricoli. Un'intera disciplina, ed esempio, "educazione tecnica nella scuola media" - 17.000 insegnanti- sparisce per effetto delle nuove disposizioni, alla faccia della tecnologia e dell'informatica.

Gli insegnanti di lingua inglese nella scuola media saranno ridotti di un terzo, perché le ore settimanali passano da tre a due, alla faccia della famosa seconda "I" della riforma berlusconiana della scuola (Informatica, Inglese, Impresa).
A regime, naturalmente, dopo l'eliminazione degli esuberi attraverso i naturali pensionamenti, per le ore opzionali le istituzioni scolastiche stipuleranno contratti di prestazione d'opera. Tutto questo è scritto chiaramente nel decreto legislativo.

Il rapporto tra personale ATA (bidelli, tecnici e personale di segreteria) e personale docente è circa il 20%, il che fa prevedere la soppressione di almeno 12.000 posti tra gli ATA.
Il totale dei posti di lavoro soppressi, a regime e solo nella scuola dell'obbligo, con l'applicazione della Riforma Moratti è di 69.593 unità.
In monte salari il risparmio è di circa 2.100 milioni di euro l'anno (quasi 4.000 miliardi delle vecchie lire), una mezza finanziaria.

Quello che non è facile contabilizzare è la perdita di migliaia di posti di lavoro tra il personale delle mense (privato e comunale) e l'abbandono di un patrimonio di cucine e locali mensa, faticosamente realizzato dai Comuni, che è costato decenni d'impegno e centinaia di miliardi.
Questo per la soppressione in realtà del tempo pieno e prolungato: pochi credono alle 10 ore di mensa che la Moratti dice di garantire.

Quello che è da mettere in evidenza è il fatto che non ci saranno veri e propri licenziamenti. Circa un quinto del personale scolastico, 200.000 unità, sono lavoratori con contratti a tempo determinato: supplenti annuali, supplenti fino al termine delle attività didattiche, supplenti temporanei: Tutti con trattamento economico, diritti, garanzie, ecc. dimezzati rispetto al personale a tempo indeterminato: un precario della scuola, docente o ATA, percepisce mediamente un reddito di circa 7.000 euro l'anno in meno di un lavoratore a tempo indeterminato.
Basterà quindi non assumere, ad inizio di anno scolastico, qualche decina di migliaia di precari per assorbire, senza danno, il taglio degli organici provocato dalla controriforma.

Oltre la perdita di posti di lavoro che la Riforma Moratti prevede nella scuola dell'obbligo (per la secondaria superiore - siamo in attesa del Decreto legislativo di attuazione - è prevedibile un analogo taglio) si deve tener conto della gerarchizzazione imposta al personale docente.
L'insegnante tutor, che dovrà svolgere per lo meno 18 ore in una classe della primaria, in realtà andrà a sconvolgere l'organizzazione del lavoro nei moduli, a stravolgere la collegialità e la cooperazione nel processo di insegnamento/apprendimento, a sopprimere la compresenza in classe degli insegnanti, ad intaccare la qualità del servizio e l'intervento individualizzato per superare le difficoltà di apprendimento.
Il tutto creando nuove gerarchie tra insegnanti: è da scommettere che, in prospettiva, l'insegnante tutor sarà l'unico docente con contratto a tempo indeterminato, il resto del personale sarà precario a vita. O, perlomeno, l'insegnante tutor sarà l'unica figura degna di progressione di carriera, assieme ai collaboratori (staff) del dirigente scolastico, il preside-manager della scuola dell'autonomia.

Stefano Michieletti
CUB scuola Venezia

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