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Si aggravano condizioni di khader adnan

Mentre il prigioniero entra nel suo 59simo giorno di sciopero della fame, sua moglie Randa lancia un appello alla comunità internazionale per porre fine al suo isolamento e per salvargli la vita.

(14 Febbraio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in nena-news.globalist.it

Si aggravano condizioni di khader adnan

foto: nena-news.globalist.it

JOE CATRON*

Gerusalemme, 14 febbraio 2012, Nena News - "Mio marito sta morendo all'interno di un carcere israeliano. Il mondo dovrebbe assicurarsi che io possa riuscire a vederlo ", denuncia Randa Adnan, la moglie del detenuto politico palestinese Khader Adnan in sciopero della fase da due mesi. "E dovrebbe esercitare pressioni sul governo israeliano per liberarlo prima che sia troppo tardi".

Khader, 33 anni, panettiere, studente di economia all'Università di Birzeit ed attivista della Jihad islamica, è stato arrestato il 17 dicembre durante un raid notturno nella sua casa in Arraba, Jenin. Le forze israeliane lo avevano già arrestato otto volte, e ha passato più di sei anni nelle carceri israeliane, per lo più sotto ordini di detenzione amministrativa. Per questo non è ancora riuscito a completare i propri studi.

Khader ha iniziato lo sciopero della fame il giorno stesso dell'arresto per protestare contro la politica di detenzione amministrativa di Israele, contro la brutalità dei suoi carcerieri e per chiedere il proprio rilascio. Le autorità carcerarie hanno risposto con le percosse, lo hanno legato in posizioni dolorose per ore, strappandogli i peli dalla barba, imbrattandogli volto, gettandolo in una "cella di punizione", con luci e rumori forti per impedirgli di dormire e privandolo delle medicine di cui fa uso per la sua malattia gastrica, per problemi al disco e per le lesioni che i soldati gli avevano inflitto. Dopo che le autorità israeliane hanno insultato i membri della sua famiglia, comprese le sue due giovani figlie e la madre anziana - una forma di tortura psicologica utilizzata dalle truppe israeliane per estrarre informazioni ai sospetti palestinesi - Khader ha iniziato uno sciopero della parola, rifiutandosi di parlare con loro.

L'8 gennaio, un tribunale militare israeliano ha condannato Khader alla detenzione amministrativa fino all'8 maggio. Israele attualmente detiene 310 palestinesi con questa misura extra-giudiziale, che permette al suo esercito di detenere i prigionieri a tempo indeterminato senza presentare accuse o prove contro di loro. Come gli altri prigionieri palestinesi, i detenuti amministrativi hanno un accesso limitatissimo ai propri famigliari, i quali non vengono nemmeno informati delle informazioni basilari e sullo stato di salute dei propri parenti in carcere.

"Io non ho saputo che cosa gli fosse successo fino al 30 dicembre, quando il giudice ha fatto la prima udienza" ha spiegato Randa. "La mia richiesta è stata respinta, e il personale carcerario non mi ha permesso di vederlo fino a quando, martedì scorso, un'organizzazione per i diritti umani ha coordinato la nostra prima visita di famiglia in ospedale dove Khader era ricoverato. Non ci hanno permesso di stare con lui per più di 15 minuti. "

Da allora, ha dichiarato la moglie, il marito quasi non riesce a salutarla. Il suo corpo raggrinzito pieno di ulcere sembrava un guscio, già senza vita all'interno. La moglie era sconvolta, le sue figlie Ma'ali (quattro anni) e Bissan (uno e mezzo) erano spaventate, alla vista delle sue unghie lunghe e della barba e dei capelli, che lo ricoprivano e cadevano su di lui a ciocche, spettinati ed incolti. Khader ha raccontato a Randa che i carcerieri dal momento del suo arresto, 52 giorni prima, gli aveva impedito di fare il bagno, la doccia o di cambiarsi i vestiti.

"Israele ha trattato mio marito, senza umanità o compassione mentre la sue condizioni di salute peggioravano" ha detto Randa. "Tutto ciò non è accettabile e non solo gli impediscono di ricevere qualsiasi trattamento medico, ma anche attaccano la sua dignità, come un essere umano".

Khader, in una lettera inviata sabato dall'ospedale del carcere di Ramleh sembrava ormai rassegnato e certo del destino che lo attendeva. "L'unica cosa che posso fare è offrire la mia anima a Dio poichè credo che alla fine la rettitudine e la giustizia trionferanno sulla tirannia e sull'oppressione" ha scritto.

"Con la presente dichiaro di affrontare e combattere gli occupanti non per me stesso come individuo, ma per il bene di migliaia di prigionieri che vengono privati dei diritti umani basilari mentre il mondo e la comunità internazionale rimangono a guardare." Ieri un tribunale militare ha respinto il ricorso di Khader e ha approvato la detenzione amministrativa.

Eppure Randa sembra conservare un barlume di speranza, per la vita del marito e per il mondo. "Israele ha negato a Khader qualsiasi equità o decenza" afferma "Ma forse il resto dell'umanità mostrerà più misericordia".

Tradotto in italiano da Marta Fortunato

Alternative Information Center

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