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Gli USA lasciano Falluja

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(16 Dicembre 2011) Enzo Apicella

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La pace petrolifera di Omar Bashir e Salva Kiir

(28 Settembre 2012)

Dopo mesi di combattimenti il Sudan e la giovane repubblica del Sud Sudan hanno raggiunto un accordo in nome dell'oro nero. Ma difficilmente le popolazioni ne godranno i frutti

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Roma, 28 settembre 2012, Nena News - «Un passo da gigante», «un grande giorno per la storia della nostra regione». Dopo quattro giorni di colloqui a Addis Abeba, il presidente del Sudan Omar al Bashir e quello del Sud Sudan Salva Kiir hanno annunciato ieri con l'enfasi di solito riservata alle grandi occasioni il raggiungimento di un accordo che dovrebbe consentire alle economie dei due paesi di ripartire.

Al centro dei negoziati infatti c'erano essenzialmente il ripristino e la messa in sicurezza della produzione petrolifera e la normalizzazione dei rapporti commerciali tra Khartum e Juba.

Nessun cenno è stato fatto - e da qui nasce lo scetticismo di molti analisti e osservatori - alle opposte rivendicazioni sulla regione frontaliera di Abiey, che proprio per i suoi pozzi - oltre al fatto che è abitata da allevatori nomadi fedeli al Nord e da altri gruppi etnici vicini invece al Sud - nei mesi scorsi è stata al centro di intensi combattimenti. Né si è parlato di altri due conflitti interni, quello in atto nel Sud Kordofan e quello che riguarda la regione del Blu Nile, che contribuiscono non poco a infiammare i rapporti bilaterali. In sospeso resta inoltre la richiesta di risarcimento avanzata dal Sudan per la nazionalizzazione da parte del Sud Sudan dell'ex ente petrolifero del paese.

Ma tant'è: «Assistiamo alla firma di un accordo di cooperazione che mette fine a un lungo conflitto fra i nostri due Paesi», ha spiegato Salva Kiir nella conferenza stampa congiunta tenutasi ieri nella capitale etiopica, ringraziando al-Beshir «per la cooperazione offerta durante tutti i negoziati». Da parte sua il presidente sudanese ha definito il suo omologo sud-sudanese «un partner per la pace» e ha parlato di una «occasione storica» offerta dagli accordi.

Sulla regione contestata dell'Abyei Kiir sostiene che Khartoum ha «respinto in toto» la proposta avanzata dall'Unione Africana per risolvere la questione, proposta che Giuba sarebbe invece pronta ad accettare; su questo punto al-Bashir non ha commentato limitandosi ad affermare di voler «continuare nello stesso spirito a cercare delle soluzioni per i punti ancora in sospeso». Gli accordi raggiunti tra le due parti riguarderebbero la creazione di una zona cuscinetto smilitarizzata ai confini. E soprattutto mirano a creare le condizioni perché si possa ripartire con la produzione, la lavorazione e la commercializzazione del greggio, un nodo cruciale per i conti di entrambi i paesi.

All'indomani dell'Indipendenza, dichiarata nel luglio 2011, il Sud Sudan ha assorbito i due terzi degli impianti, ma il Sudan ha mantenuto il know how per la loro gestione e soprattutto continua a controllare i canali di esportazione. I due leader non hanno fornito dettagli sull'accordo, ma il capo-delegazione sud-sudanese Pagan Amum assicura che «entro la fine dell'anno il petrolio riprenderà a fluire». L'entusiasmo deriva dunque da questo, considerando che gli introiti legati all'oro nero andrebbero a costituire il 98% del budget a disposizione del giovane paese.

Effetti più tangibili sulle condizioni di vita delle popolazioni, che comunque andrà difficilmente si godranno i proventi derivanti dal petrolio, li sortirà invece l'intesa sull'altro tema in discussione a Addis Abeba. Dovrebbe infatti essere ripristinata la libera circolazione delle merci attraverso la frontiera, con la fine delle restrizioni imposte dal Sudan che avevano causato un'impennata dei prezzi dei beni di prima necessità nel Sud Sudan. Nena News

Questo articolo e' stato pubblicato il 28 settembre 2012 dal quotidiano Il Manifesto

Gina Musso - Il Manifesto

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