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Per i tre operai della Fiat

Per i tre operai della Fiat

(25 Agosto 2010) Enzo Apicella
Melfi. La Fiat licenzia tre operai, il giudice del lavoro li reintegra, la Fiat li invita a rimanere a casa!

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Espone in Fiat bandiera della pace: licenziato

(22 Marzo 2003)

«Evidentemente la Fiat è un luogo incompatibile con la pace». Fausto Bertinotti non risparmia critiche nel commentare l'assurdo caso di Stefano Musacchio, l'operaio di Termoli licenziato per avere "osato" appendere una bandiera della pace alla porta dello stabilimento.

La vicenda ieri è entrata nel palazzo di Montecitorio. Il Prc, per portarla all'attenzione dell'opinione pubblica del paese, infatti, ha riunito i giornalisti nella sala stampa della Camera dei Deputati.

Per Stefano, iscritto da anni al Prc, è stata finalmente l'occasione per parlare di cosa è in realtà accaduto il primo marzo scorso, meglio denominato dalla Fiat "family day", giorno dedicato alla visita-parenti dello stabilimento. Per lui, sindacalista più votato, è una normale giornata di lavoro e di lotta. Decide che la cosa più importante è manifestare il "No" alla guerra. Pronto, l'invito dell'azienda a rimuovere la bandiera. Musacchio, abituato a ben altri e più duri confronti, non desiste e ribatte al responsabile delle relazioni sindacali che non è il caso di impuntarsi tanto. Di fronte alla fermezza di Stefano, alla sua convinzione contro la guerra, la Fiat pensa bene di ricorrere all'aiuto del sorvegliante. Ed ecco che il sindacalista dello Slai-Cobas di ritrova con una accusa di aggressione. «Non è vero. E' una montatura», dice davanti ai giornalisti. «In realtà l'aggressione l'ho subita, in quanto lo stesso sorvegliante mi ha sbattuto la porta in faccia nel tentativo di strappare la bandiera». La Fiat lo accusa di "abbandono del posto di lavoro", "aggressione a un dipendente" e "danno di immagine aziendale". Forse è proprio questa la circostanza, tutta da dimostrare, che rode di più ai dirigenti di Termoli. Proprio nel giorno del "family day" la Fiat non può permettersi una propaganda pacifista!

«Non potevamo passare sotto silenzio un fatto come questo in un momento del genere», sottolinea Fausto Bertinotti, che accanto a sé, ieri, nella sala stampa di Montecitorio, aveva Ugo Boghetta, del dipartimento Lavoro. «Al di là della ricostruzione dei fatti - prosegue - che sarà materia di indagine e di testimonianze, c'è un fatto inconfutabile: la Fiat è un luogo incompatibile con la pace, e con le bandiere della pace». «Come negli anni '70 - conclude - la fabbrica è un luogo estraneo alla democrazia».

I limiti della democrazia in Fiat Musacchio li conosce molto bene. E' diventato il più votato nonostante una palese azione di contrasto da parte dell'azienda. Ben sessanta, infatti, i provvedimenti disciplinari subiti. Alcuni dei quali del tutto assurdi. Non si contano, poi, i tentativi di sbatterlo nei famigerati reparti confino. «Una volta sono stato messo a lavorare in un locale angusto e con la faccia al muro. Ogni tanto passava pure il sorvegliante».

La risposta dei compagni di lavoro e dello stesso Prc non si è fatta attendere. «Il licenziamento di Stefano è politico - dice Italo di Sabato, consigliere regionale del Prc - perché è una provocazione verso milioni di cittadini che si stanno mobilitando contro la guerra. E poi non bisogna dimenticare che siamo a due mesi dal rinnovo delle rappresentanze sindacali. Si vuole escludere qualsiasi possibilità di conflitto e nello stesso tempo tacitare le voci critiche contro la ristrutturazione».

Per giovedì è allo studio una nuova iniziativa: un presidio davanti ai cancelli della Fiat.

Questa si va a sommare alle sei ore di sciopero che i compagni di lavoro di Musacchio hanno messo in atto in segno di solidarietà. Sulla vicenda del sindacalista dello Slai-Cobas, oltre a una interrogazione di Di Sabato, c'è una interrogazione del senatore del Prc Tommaso Sodano.

Fabio Sebastiani

Fonte

  • fonte: Liberazione 22.03.03

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