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Putin-Erdogan, rapporti stretti nonostante la Siria

(8 Dicembre 2012)

Con la visita di Putin a Istanbul, Russia e Turchia hanno voluto consolidare la loro partnership mettendo in secondo piano le divergenze sulla Siria.

puterdog

di Alessio Calabrò

Istanbul, 08 dicembre 2012, Nena News - Vladimir Putin è arrivato a Istanbul il 3 novembre per partecipare al terzo "Consiglio di Cooperazione di Alto Livello Turchia-Russia", tenutosi a Palazzo Dolmabahçe, ex dimora di sultani, nonché residenza istanbulina di Atatürk. Con questa visita, Russia e Turchia hanno voluto consolidare la loro partnership mettendo in secondo piano le divergenze sulla Siria.

Durante l'incontro tra le due delegazioni, Putin ed Erdoğan hanno sottoscritto 11 accordi di cooperazione in svariati settori, dalla promozione culturale al finanziamento della futura centrale nucleare turca di Akkuyu. I fondi per la costruzione della centrale includono, già attraverso accordi del 2010, una partecipazione di Mosca per circa 700 milioni di dollari. Cosa ancor più importante, quello che emerge da questo summit è l'intenzione comune di incrementare il già fiorente import/export tra i due paesi. La Russia, primo paese per esportazioni verso la Turchia, è il secondo partner commerciale di Ankara dopo la Germania. A rendere così alto il livello degli scambi è la grande importazione di gas russo, da cui la Turchia dipende. Questa dipendenza si rafforza soprattutto adesso che importare gas dall'Iran, date le sanzioni, sta diventando un'operazione più complessa.

Il volume degli scambi, che entro la fine dell'anno dovrebbe superare i 30 miliardi di dollari, è cresciuto vertiginosamente negli ultimi anni. Da Istanbul Putin ed Erdoğan annunciano un incremento inarrestabile che in pochi anni porterà a raggiungere, e addirittura a superare, i 100 miliardi. Trionfalismi a parte, le relazioni tra i due paesi sono destinate a proseguire su questa strada, man mano che la Turchia vede aumentare il suo fabbisogno di risorse energetiche. Di fronte a questa montagna di gas naturale, a cui si aggiungono i ricchi affari dei costruttori turchi in Russia, la questione della Siria è apparsa del tutto secondaria. Le divergenze rimangono, e sono esplicite, ma è palese la totale ininfluenza della questione sulla sostanza dei rapporti tra turchi e russi. I due governi si guardano bene dal mettere a rischio la propria politica energetica in nome delle loro diverse posizioni nei confronti del regime siriano.

"Le nostre divergenze principali", ha detto Putin, "stanno nei diversi metodi con cui intendiamo costruire il futuro della Siria." Per lui Turchia e Russia hanno "gli stessi obiettivi", ma strategie opposte per raggiungerli. Il presidente russo ha dichiarato che Mosca non è "l'avvocato del regime siriano", ma ha ribadito le posizioni del suo governo riguardo al dislocamento in Turchia dei missili Patriot. Per i russi si tratta di una pericolosa provocazione. E così, sulla questione dei missili, ha citato il compatriota Čechov: "Se all'inizio della pièce c'è un fucile appeso al muro, vuol dire che prima della fine quel fucile sparerà".

Il presidente russo ha ricordato la morte dell'ambasciatore Stevens in Libia, che, a suo dire, sarebbe un risultato del supporto straniero ai gruppi di militanti locali. Interrogato sull'eventualità dell'utilizzo di armi chimiche da parte di Damasco, Putin si è mostrato scettico sulle reali possibilità del regime di disporre di tali armi. Dichiarazioni significative sulla Siria sono arrivate dal portavoce Dmitry Peskov, secondo cui la Turchia dovrebbe usare la sua influenza presso i ribelli per convincerli a trattare con Assad. "La Turchia sostiene che Assad dovrebbe andarsene," ha dichiarato Peskov, "noi diciamo che se il regime di Assad viene meno, allora il numero di profughi diretti in Turchia raggiungerà livelli altissimi. La Siria sarà un lago di sangue. Verrà trascinata nell'instabilità e nel vuoto di potere".

Da parte sua, Erdoğan ha espresso "soddisfazione" nel vedere che "i nostri principi di politica estera coincidono, in buona sostanza, all'atteggiamento della nostra amica Russia. Desideriamo che in Siria cessino al più presto gli scontri e lo spargimento di sangue". Il premier turco ha così evitato di creare tensioni più profonde col suo fondamentale partner commerciale, che non ha mancato di ringraziare per il suo voto pro-palestinese presso l'Assemblea Generale dell'ONU.

Sebbene i due paesi non siano affatto in sintonia sulla Siria, e continuino a dirlo apertamente, il summit di lunedì non si può definire un insuccesso. Gli undici accordi firmati dimostrano che i veri obiettivi sono stati raggiunti. Questo terzo Consiglio di Cooperazione, sulla scia dei due incontri che lo hanno preceduto, ha mantenuto le aspettative di collaborazione in materia di commercio e politica energetica. La crisi siriana, nonostante l'importanza che riveste agli occhi di entrambi i governi, non arriva a compromettere la natura del Consiglio e delle relazioni turco-russe.

Durante la presenza di Putin a Istanbul si sono svolte alcune piccole manifestazioni di protesta, come quella culminata davanti al consolato russo. I manifestanti turchi hanno mostrato foto di Anna Politkovskaja e scandito slogan come "Putin protettore di Assad".

Nena News

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