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Giordano è a casa, Peter no

(4 Settembre 2004)

Al momento si trova a Roma, in attesa dell'aereo che lo porta a Verona, quindi a casa..finalmente

Finalmente perchè l'arrivo era stato previsto nella giornata di ieri, ma prima dell'imbarco la deportazione (come viene chiamata dallo stesso Israele) era stata fermata, Giordano trattenuto nuovamente

Le motivazioni che provenivano dall'ambasciata italiana in Israele sono state vaghe e con versioni contrastanti.

Si parlava di una denuncia da parte di Giordano per le percosse ricevute.

Questo avrebbe annullato il verdetto precedente e riaperto il caso.

Solo che Giordano non ha denunciato nessuno,ancora.

Il padre ha dovuto insistere molto con l'ambasciata, solo dopo molte telefonete, con toni sempe più forti ha ottenuto che dall'ambasciata qualcuno si muovesse per la chiarificazione della situazione.

Si è concordato il rimpatrio (deportazione) per oggi (venerdì 3 settembre) con la promessa che al momento dell'imbarco un rappresentante dell'ambasciata avrebbe presieduto per verificare.

Non ci è dato di sapere se la promessa sia stata mantenuta, comunque Giordano è atterrato da poco a Roma. Chi ha potuto sentirlo dice che sta piuttosto bene.

Nel frattempo ieri al parlamento italiano c'è stata un'interrogazione sul caso di Giordano, seguita da una conferenza stampa.

Anche se non nel migliore dei modi (molti i diritti che sono stati calpestati durante tutta la vicenda, e anche l'espulsione pur con la sentenza di proscioglimento è al di fuori di ogni legislazione internazionale), per Giordano la faccenda si sta concludendo.

Non così per Peter (cittadino americano dell'Alaska), arrestato perchè portava una bandiera palestinese, tutt'ora in carcere.

L'avvocato che segue il caso, dopo cinque giorni in cui era stato negato ogni tipo di contatto, è finalmente riuscito a parlare con Peter.

E a contattare la madre.

Per Peter la situazione e la possibile risoluzione è molto più complicata. In passato era già stato arrestato altre volte.

Dal momento dell'arresto ad ora è stato picchiato regolarmente (già alla prima udienza ricoperto di ematomi e sangue secco).

Peter fin dall'inizio è stato deciso nel proseguire sulla strada degli appelli, di far valere i propri diritti, ed uscire da uomo libero.

Ma allo stato attuale delle cose l'avvocato consiglia di chiedere il rimpatrio. Non vede altre soluzioni possibili, questo anche per tutelare la sua salute mentale (le condizioni carcerarie sono davvero pesanti: violenze fisiche e psicologiche sono all'ordine del giorno).

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