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Siria: campi profughi tra elezioni e proteste

(9 Gennaio 2013)

A Kilis (Turchia) si vota per il consiglio d'amministrazione del campo. Ankara: "Insegniamo ai siriani la democrazia". A Zaatari (Giordania) esplode la rabbia.

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Il campo profughi siriano di Zaatari in Giordania

di Emma Mancini

Roma, 9 gennaio 2013, Nena News - Il popolo siriano è in fuga dal massacro settario in corso nel Paese. Ha ormai superato il mezzo milione il numero di rifugiati nei Paesi confinanti con la Siria: secondo gli ultimi dati forniti dall'agenzia delle Nazioni Unite, UNCHR, sono almeno 510mila i profughi della guerra civile, divisi tra Libano, Giordania, Turchia, Iraq e Nord Africa.

Nei campi profughi le condizioni di vita si fanno sempre più difficili, soprattutto a causa del freddo inverno che sta imperversando nella regione e del continuo arrivo di nuovi rifugiati. E se in alcuni casi la rabbia e la frustrazione si trasformano in violente proteste, in altri campi profughi ci si organizza e si va a scuola di democrazia.

È il caso del campo di Kilis nel Sud della Turchia, casa a 13mila profughi: nel mese di gennaio si terranno delle elezioni per individuare i leader del campo e per eleggere un consiglio amministrativo. Il voto è stato organizzato e voluto dalle autorità turche, come strumento democratico verso un popolo voglioso di esprimere la propria opinione. A livello politico, la mossa di Ankara appare volta a indebolire ulteriormente la figura del presidente siriano Bashar al-Assad, dipinto dall'ex alleato turco come un dittatore a capo di un regime che pone sotto silenzio le voci d'opposizione.

Le elezioni si terranno il 17 gennaio: parteciperanno tutti i profughi maggiorenni, chiamati a scegliere i leader delle sei sezioni del campo e i diciotto membri del consiglio amministrativo. "Il voto è volto a introdurre i cittadini siriani alla democrazia e a fornire loro l'opportunità di fare esperienza in questo campo", si legge in una dichiarazione ufficiale del governo turco. I candidati saranno 42, di cui almeno sei donne, tutti sopra i trent'anni.

I candidati eletti si occuperanno di amministrare i servizi pubblici, dalla salute alla sicurezza, dall'educazione alla religione, in collaborazione con l'ufficio turco del governatorato locale. Eppure la situazione non appare così idilliaca come le autorità turche tentano di mostrare: un campo profughi con strutture abitative con aria condizionata e servizi efficienti. Ma le condizioni dei 13mila rifugiati a Kilis sono ancora molto simili a quelle dei 15 campi in altre aree della Turchia, dove sono esplose proteste e scontri soffocate dalla polizia turca con il lancio di gas lacrimogeni.

Situazione molto vicina a quella giordana, dove ieri il campo profughi di Zaatari (50mila rifugiati siriani) è stato teatro di una violenta protesta che ha visto coinvolti i membri delle organizzazioni umanitarie impegnate nel fornire aiuti ai rifugiati siriani. I profughi, furiosi per le condizioni di vita, il freddo delle tende e i torrenti d'acqua dovuti alle piogge di questi giorni, li hanno attaccati ieri con pietre e bastoni mentre distribuivano la colazione: sette di loro sono stati feriti.

"È un inferno: d'estate il caldo è insopportabile, d'inverno si congela - ha raccontato Ahmed Zabi, 45 anni, all'AP - La pioggia entra nella tenda e la struttura ci cade addosso". Molte le famiglie che hanno abbandonato le tende, ormai a pezzi, e che sono state costrette a trascorrere la notte sotto la pioggia, all'addiaccio.

Nulla di buono ci si attende dalle previsioni meteo: le temperature si abbasseranno e in Giordania potrebbe nevicare. Una notizia che giunge insieme al drammatico allarme lanciato ieri dall'agenzia delle Nazioni Unite, World Food Program: non ci sono più fondi per sostenere il popolo siriano. L'agenzia, che fornisce cibo e gasolio a oltre un milione e mezzo di siriani ancora all'interno del Paese, avrebbe bisogno di 1.5 miliardi di dollari subito per coprire l'emergenza.

"Il nostro principale partner, la Mezzaluna Rossa siriana, non è più in grado di lavorare - ha detto ieri a Ginevra Elizabeth Byrs, portavoce del WFP - Stiamo cercando di importare gasolio, necessario non solo alle famiglie per scaldare le case, ma anche alla distribuzione di cibo". Secondo l'agenzia Onu, sono oltre quattro milioni i siriani che hanno immediato bisogno di aiuti umanitari, di cui due milioni di senzatetto.

Nena News

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