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Le paure del 'cittadino' Grillo

(16 Maggio 2013)

Un giorno sì, un giorno no avvengono in questo paese atti efferati derubricati abitualmente alla voce "cronaca nera". Destano molta attenzione - si vendono bene - ma non destano particolare allarme sociale. Quasi ogni settimana si registrano violenze (perlopiù domestiche) di uomini contro donne: mogli, fidanzate, amiche, amanti, conoscenti o sconosciute che non assecondano voleri od opinioni maschili. Se questi sono i sintomi di una società patriarcale che reagisce regressivamente ai comportamenti liberi delle donne, quelli sono un fatto endemico di ogni società. Entrambi subiscono un'impennata nei momenti di crisi, insicurezza sociale e nella disperazione che ne consegue.

Il "cittadino" Grillo preferisce però concentrarsi solo sull'efferatezza di crimini commessi da immigrati (soprattutto se di colore) e arriva, in un pessimo editoriale pubblicato questa mattina sul suo sito, a suggerire una più ferma e restrittiva legislazione sui permessi di soggiorno e l'acoglienza per profughi/rifugiati. L'editoriale è condito dall'immagine del responsabile del triplice omicidio (Kabobo) secondo la più becera modalità mediale dello "sbatti il mostro in prima pagina". Al Grillo di oggi non interessa andare a fondo della questione e valutare quanto incidono (in numeri reali) i crimini di sangue compiuti da "clandestini" sulla totalità di questi crimini (molto poco), pensa semplicemente che l'argomento e l'occasione siano ghiotti per raggranellare un po' di voti a destra (pensando di fare a meno, in questo momento, delle preferenze che gli giungono da sinistra). Avevamo già ragionato in altri contributi sulle ambiguità e ambivalenze che percorrono la base di questo movimento-lista elettorale. Chi legge questo fenomeno in termini unilaterali trova oggi conferma della bontà delle proprie interpretazioni e si bea del "l'avevamo detto" di rito, tanto comodo ma che non aiuta a comprendere la natura di quella composizione mista e spuria che si agita in quel calderone che è il Movimento 5 Stelle.

A noi sembra che ci sia una precisa consequenzialità tra la scelta (detatta dalla paura politica) di non direzionare (*) la piazza mobilitatasi all'annuncio della restaurazione di Re Giorgio verso i responsabili del disatro (ogni giorno fustigati dal sito beppegrillo.it) e l'emergere di istanze e posizionamenti più destrorsi, regressivi e in fondo rassicuranti: pistole ai vigili urbani, sgomberi di spazi occupati e ora la buona vecchia retorica sulla colpa degli altri che "non sono come noi". La paura della piazza genera mostri. Il non aver dipiegato - "liberato" - una potenza che lì c'era in fieri, ha portato Grillo e il suo staff a ragionare sul fatto che quelle passioni possono realmente destabilizzare il quadro politico e non si sa bene dove potrebbero arrivare. Meglio allora - questo deve essere stato il loro pensiero - solleticare quelle altre istanze che promanano dalla pancia del nostro elettorato: più govenabili, limitate al consenso telematico, espressioni di passioni tristi. Anche queste possono però sfuggire di mano (e con ben altri effetti). Ma non è su questo che ci interessa fare il punto (Grillo e i "suoi" non sono fascisti perché non hanno un progetto definito né alcuna organizzazione para-militare a supportarli).

Il punto è la debolezza di progetto di una forza politica che rischia di far la fine di tutte le altre, navigando a vista sulle temperature emozionali del momento, dettate dall'agenda mediale e da "paure" alimentate da meccanismi totalmente automatizzati. Dove i partiti tradizionali fanno scelte a breve scadenza - e null'altra prospettiva che non sia quella di mantenersi in sella alle proprie poltrone - Grillo non va aldilà delle ansie del momento che attraversano la nostra società (amplificate dalla sfera mediale), accontentandosi di un genrico consenso che non produrrà cambiamento alcuno. Qui tocca i grillini della base farsi sentire e reclamare l'attivazione suli nodi che contano: redistribuzione della ricchezza, stop alle grandi opere, partecipazione dal basso,...ecc. Scovare l'ennesimo (solito e scontato) capro espiatorio non serve a nessuno!




(*) Sappiamo bene che il termine dispiacerà a molt*, ma lì, proprio di quello si trattava. Di principio di autorità e di possibilità di agire nella congiuntura. Di quel soggetto, in quel momento. Quella domenica Grillo aveva l'opportunità di muovere una massa arrabbiata verso obiettivi giusti, comprensibili ai più e la cui contestazione avrebbe avuto ricadute positive. La rinuncia a quel gesto e la paura delle sue conseguenze la paghiamo oggi con le merdate che stiamo commentando. E forse domani con altre, fino a quando non saremo in grado di mettere in campo un discorso e una pratica alternative e più forti di quelle destabilzzazioni/riaggiustamenti che oggi - con tutti i loro limiti - sanno produrre Grillo e i suoi accoliti.

Red. Infoaut

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