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L'Egitto accusa Hamas di addestrare islamisti

(13 Settembre 2013)

La tv di Stato: Il movimento palestinese insegna ai gruppi estremisti a preparare bombe. Sempre più tesi i rapporti con il nuovo Cairo, Hamas è isolata.

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Miliziani di Hamas (Foto: Mohammed Salem/Reuters)

dalla redazione

Roma, 13 settembre 2013, Nena News - Il nuovo Egitto post-Morsi prosegue nel contrasto politico ai Fratelli Musulmani. E non solo in casa: ieri la tv di Stato egiziana ha apertamente accusato Hamas di addestrare miliziani islamisti egiziani a preparare attacchi terroristici contro le istituzioni statali e il nuovo governo ad interim.

"Le autorità di sicurezza sono venute a conoscenza di addestramenti da parte dell'ala militare di Hamas su come perpetrare attacchi con autobombe e altri esplosivi. Il braccio armato di Hamas ha rifornito vari gruppi salafiti e di altre correnti religiose con 400 mine", ha detto l'emittente tv, nel giorno in cui Il Cairo estendeva di altri due mesi lo stato di emergenza nel Paese. Secondo il quotidiano egiziano Al-Ahram, Hamas sarebbe coinvolta anche nel tentato omicidio del ministro dell'Interno, la settimana scorsa.

Hamas ha subito negato le accuse, seppur da mesi si sovrappongono notizie di miliziani del movimento palestinesi entrati in Egitto attraverso i tunnel di Rafah per unirsi ai gruppi armati locali in Sinai: "La notizia è completamente falsa - ha commentato Fawzi Barhoum, portavoce di Hamas - Un tentativo di demonizzare il nostro movimento".

Certo è che i rapporti tra il governo de facto di Gaza e il governo egiziano nato dopo il golpe militare del 3 luglio sono diventati sempre più tesi. Hamas, che sotto il governo islamista di Morsi, era cresciuta politicamente nella regione, forte del sostegno della Fratellanza Musulmana, ora si ritrova sempre più isolata. Solo un anno fa, Hamas firmava il cessate il fuoco al Cairo con Israele, una tregua sponsorizzata e mediata dal presidente Morsi e che aveva regalato al movimento palestinese una nuova ed effettiva legittimazione, sia in casa che all'estero.

A meno di dodici mesi di distanza, Hamas è però costretta a subire le rappresaglie del nuovo governo egiziano: arresti al confine nell'ambito della campagna militare contro i miliziani islamisti in Sinai, la chiusura sempre più frequente del confine di Rafah, gli attacchi contro le barche di pescatori palestinesi e la distruzione di decine di tunnel sotterranei, spesso unica fonte di reperimento di beni di prima necessità per la popolazione gazawi.

E se anche sotto il regime di Morsi tali politiche non erano affatto scomparse (i Fratelli Musulmani si erano affrettati a confermare gli accordi di pace con Israele e a distruggere i tunnel con la scusa del contrabbando), oggi Hamas pare stretta in un isolamento che la indebolisce anche sul piano interno.

Nena News

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