">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Comunisti e organizzazione    (Visualizza la Mappa del sito )

Psicocomunista

Psicocomunista

(14 Novembre 2010) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Memoria e progetto)

EUROPA: POPULISMI, SINISTRA DI GOVERNO, SINISTRA DI OPPOSIZIONE

(9 Febbraio 2014)

“La Lettura” del Corriere della Sera del 9 Febbraio dedica due pagine riassuntive al tema dell’Europa descrivendo in tre articoli le posizioni prevalenti che attraversano le forze politico-culturali impegnate nel preparare la tornata elettorale del prossimo 25 Maggio.
In tre articoli si descrivono le argomentazioni degli europeisti sotto il titolo “Più Europa per salvare l’Europa”, delle forze che considerano la necessità di “rimpicciolire” l’Unione per salvarla e, infine, nel terzo articolo ci si sofferma sulle argomentazioni dei cosiddetti “euroscettici” all’insegna del : “Populisti , destre &C.: la carica di chi vuole la fine dell’Unione”.
Tre articoli che costituiscono un valido vademecum per orientarci nel labirinto europeo anche in relazione alla discussione aperta, nella sinistra italiana, attorno alla prospettiva di formazione di una lista o di più liste in appoggio alla candidatura alla Presidenza della Commissione avanzata dal partito della sinistra europea nella figura del greco Alexis Tsipras, segretario di Syriza.
Tralasciamo, affrontando questo tema, il quadro delle polemiche nostrane, della voglia di rivincita che un ceto politico – intellettuale frustrato da molte sconfitte di seguito cerca in questa candidatura affidandosi per l’ennesima volta ad una sorta di caricatura della personalizzazione della politica, per cercare di entrare nel merito.
Sempre seguendo il filo d’Arianna lasciato dai tre articoli già citati basterà riassumere, dall’intervento di Luigi Ippolito, quelle che sono definite le ragioni del consenso che incontrano populisti e destre collocati nella posizione anti-europeista: questi soggetti raccolgono le inquietudini sorte dallo scardinamento di vecchie certezze negli strati più esposti della popolazione alle difficoltà di tenuta del sistema sociale, cui si sono aggiunti i disagi relativi alla difficoltà di integrare l’immigrazione.
A questi elementi si sono aggiunti: il crescente distacco dall’élite dal popolo, la lontananza delle istituzioni dalla gente, la sensazione che le forze caratteristiche siano quelle impersonali dei mercati finanziari globali.
Su questa base di analisi, formata sicuramente da elementi del tutto veritieri, concretamente riscontrabili nella realtà, si sta formando un fronte di destra che trova i suoi principali soggetti nel Front National francese (accreditato dai sondaggi al 25%) e il Partito della libertà olandese e stanno intrecciando un dialogo con il britannico Ukip, la Lega Nord italiana, il Movimento 5 Stelle, l’ungherese Jabbok dichiaratamente antisemita e filofascista e i bulgari di Attaka.
Il tratto comune di questi euro-scettici sarebbe quello di collocarsi a destra degli schieramenti politici tradizionali: è evidente che nelle sue uscite anti-euro anche Forza Italia e Silvio Berlusconi strizzano l’occhio a posizioni di questo tipo, anche se per scopi meramente utilitaristico – elettorali.
E’ possibile per la sinistra d’alternativa allinearsi a questo tipo di posizioni e quali prospettive ci ritroviamo di fronte?
Esaminiamo allora il quadro che offre la candidatura Tsipras, partendo da un punto che deve essere ritenuto inalienabile: lo spazio politico da considerare non può che essere quello “europeo”, anche se il processo di cessione di sovranità del cosiddetto “Stato –Nazione” si sta rivelando più lento e complesso di quanto non fosse nelle previsioni di molti, da qualche anno a questa parte.
Ciò considerato esaminiamo nel concreto i tratti portanti della candidatura Tsipras e delle scelte che sembrano compiere i principali partiti appartenenti alla Sinistra Europea e del gruppo di intellettuali, in particolare italiani, che sembrano volerli fiancheggiare: questi tratti portanti appaiono essere quelli del ridiscussione delle politiche d’austerity imposte dalla BCE, degli stessi trattati Europei, di una maggiore democratizzazione dell’Unione anche attraverso una modificazione di ruolo del Parlamento, di una opposizione e alternativa alla logica delle “larghe intese” che dalla Germania, all’Italia, alla Grecia stessa appaiono lo schema politico dominante.
Considerando, inoltre, il dilemma “euro/no euro” un falso dilemma, anche perché la scelta della moneta unica appare irreversibile e quella di un doppio binario, euro “continentale” e euro ”mediterraneo” una assoluta fantasia.
Quindi meno austerity, più democrazia e più Europa.
Può bastare questo schema, oppur, serve qualcosa di diverso sul piano politico?
La linea che, in questo momento, sembrano portare avanti i sostenitori della candidatura Tsipras appare essere quella ben descritta da una recente intervista di Barbara Spinelli degli “europeisti disobbedienti”.
Al di là delle etichettature una posizione, sostanzialmente, da “sinistra di governo” simile a quella, fatte le debite proporzioni, fallimentarmente portata avanti da Sel in Italia nei mesi scorsi.
Una posizione che, anche alla luce delle considerazioni di merito fin qui sviluppate anche nel corso di questo intervento, sostanzialmente si colloca in una dimensione antiliberista ma di appoggio a formule di centrosinistra, nell’ottica (concetto ridotto all’osso per cercare di rendere le questioni in ballo il più facilmente intellegibili) di una “sinistra di governo”.
Posizione del tutto legittima, com’è anche legittimo considerarla inefficace e, alla fine, coinvolgente nella logica delle “larghe intese”: sostanzialmente subalterna alle politiche di austerità.
Un giudizio quello che si cerca di esprimere attraverso questo intervento che deriva dall’analisi delle contraddizioni di fondo che sul piano economico, politico e sociale attraversano lo spazio politico europeo: contraddizioni che possono essere affrontate soltanto se valutate nel profondo delle loro determinazioni complessive, prima di tutto al riguardo del ristabilimento delle condizioni di sfruttamento di classe che la ferocia della gestione capitalistica della crisi hanno imposto assieme a meccanismi, ben evidenti tra l’altro nello specifico del “caso italiano” di limitazione nell’esercizio dell’agibilità democratica.
E’ necessaria quindi una “sinistra d’opposizione” fondata seriamente su di una idea di un anticapitalismo senza sconti e sulla prospettiva di una alternativa di trasformazione del sistema.
Si tratta di non lasciare aperto lo spazio politico generato dal disorientamento generale e fin qui appannaggio dei populismi e dell’astensione, cercando di colmarlo – anche parzialmente com’è ovvio- dei contenuti della lotta al capitale, allo sfruttamento, per la liberazione dei ceti subalterni attraverso meccanismi di certezza nell’integrazione sociale.
Questo tipo di posizioni possono avere possibilità di presenza politica ed anche istituzionale soltanto attraverso una precisa collocazione nel quadro politico europeo: quella dell’opposizione di sinistra legata alla grande tradizione del movimento operaio.
Non c’è spazio per posizioni intermedie come quella che si sta raccogliendo attorno alla candidatura Tsipras: o, meglio, potrà forse presentarsi l’illusione di una spazio di tipo elettoralistico.
Senza la materialità della lotta di classe e dell’opposizione politica di sistema si tratterà – appunto – di un’illusione.

Franco Astengo

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Dopo il fallimento della sinistra governista. Quali prospettive per i comunisti?»

Ultime notizie dell'autore «Franco Astengo»

7594