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Mezzogiorno di fuoco

Mezzogiorno di fuoco

(2 Marzo 2011) Enzo Apicella
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Per la difesa del Tfr

Inizia la campagna nazionale dei Cobas

(30 Gennaio 2005)

Welfare : Chi l’ha visto?

La erosione del welfare è un processo europeo e investe le pensioni, la sanità e la scuola.

Sbaglieremmo a considerare i recenti provvedimenti legislativi in materia previdenziale estranei ad un disegno complessivo sul quale i sindacati confederali italiani e quelli europei ad essi legati esprimono posizioni contraddittorie e di subalternità all’Ue e ai governi nazionali.

Per i prossimi anni vogliono rendere obbligatoria l’adesione ai fondi di previdenza integrativa e costringerci a lavorare fino a 70 anni visto che la speranza di vita per un uomo oggi è di 76 anni , di 84 per le donne.

I Luoghi comuni determinano il nostro sfruttamento

Ma quando si parla di speranza di vita media e di salari medi non si fotografa fedelmente una situazione sociale dove le disuguaglianze sono sempre maggiori; che dire poi della vita lavorativa di un operaio e di un contadino paragonata a quella di un impiegato ? siamo certi che si possa stabilire delle regole valide per tutti/e senza considerare la natura usurante di certe attività e in generale un crescente sfruttamento? Viviamo forse più a lungo per produrre di più ? Per Governo e Padronati , ma anche Sindacati, la risposta è affermativa.Ma la costruzione della previdenza integrativa parte con il governo di centrosinistra e se leggiamo i siti internet, la stampa dei Ds e di gran parte dell’Ulivo ritroviamo giudizi ed analisi di aperto sostegno ai fondi pensioni. La spiegazione non può essere solo quella di accusare Cgil Cisl Uil e Ulivo di avere un conflitto interesse visto che da una parte i sindacati siedono nei consigli di amministrazione dei fondi chiusi aziendali, dall’altra stanno nascendo fondi legati a assicurazioni “di area”.

Cosa sono i Fondi?

I Fondi nascono nel 1993 con la legge 124 successivamente modificata ed integrata e le finalità sono quelle di realizzare una previdenza complementare. I fondi aperti sono gestiti da Banche, assicurazioni, società, imprese di investimento autorizzate dalla Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione. I fondi chiusi sono quelli delle categorie, per esempio i Metalmeccanici hanno il Fondo Cometa, la scuola ha invece il Fondo Espero. Su Internet sono decine i siti dedicati alla propaganda dei Fondi pensione. Basta servirsi di un motore di ricerca e troverete tutte le informazioni.

Nei prossimi anni il reddito dipenderà dall’adesione ad un sistema a capitalizzazione di tipo privato perché le pensioni saranno pari alla metà dell’ultima retribuzione e per arrivare alla soglia dell’80% sarà necessaria la integrazione del fondo. Sono poi sempre più numerosi gli imprenditori, le grandi assicurazioni … gli industriali che invocano una minore copertura delle prestazioni della previdenza obbligatoria, magari una pensione pari al 40% dell’ultima retribuzione, il che renderebbe praticamente obbligatorio il ricorso alla previdenza integrativa e spazzerebbe via ogni dubbio e scetticismo sulla opportunità di rinunciare al TFR .

Nessuno ovviamente spiega che questa generosità del Fondo se la pagano direttamente i lavoratori e le lavoratrici visto che il trattamento di fine rapporto sarà interamente versato nel fondo e rispetto alla situazione attuale i futuri pensionati perderanno né più, né meno il tfr. Ovviamente cercheranno di ostacolare in tutti i modi possibili la conservazione del tfr che allo stato attuale è la soluzione più conveniente per le tasche dei lavoratori e delle lavoratrici.

La Costituzione modificata e gli appetiti del federalismo

La modifica dell’art 117 della Costituzione non è stata cosa di poco conto soprattutto perché attribuendo alle regioni competenze in materie di potestà legislativa esclusiva dello Stato si è costruita la base giuridica di processi che poi riguardano la stessa previdenza integrativa e soprattutto agevolano processi di privatizzazioni. Le Regioni potrebbero diventare i gestori di alcuni Fondi Pensione e dopo i bond comunali e regionali qualche Governatore potrebbe essere interessato ad avventurarsi su questa strada. Un capitolo a parte poi merita la direttiva Bolkestein che sembra ricalcare le posizioni di Confindustria sulle tematiche del lavoro e annulla diritti e conquiste decennali.

La campagna contro il Tfr

Nel 2003 il Governo ha applicato la nuova tassazione sul tfr escludendo arbitrariamente la no tax area e la clausola di salvaguardia, le quote del tfr sono tassate mentre quelle investite nei fondi pensioni sono detassate e deducibili. Nei settori privati Cgil Cisl Uil stanno già pensando a chiedere aumenti salariali maggiori per quanti aderiscono ai fondi integrativi. Sull’agenda ministeriale, con il silenzio assenso dei sindacati confederali, troviamo altri provvedimenti per incentivare la previdenza integrativa e magari aumentare le tassazioni del tfr .Lo scardinamento della previdenza pubblica è necessario per il decollo dei fondi pensione, è quindi irragionevole per i sindacati confederali presentarsi come difensori del welfare e poi cogestire i fondi aziendali. La riduzione dei contributi previdenziali per i nuovi assunti, che oggi corrispondono al 32,78%, di 4, 5 punti in percentuale avrà effetti immediati: tra 30 o 35 anni determineranno le pensioni da fame. C’è poi da dire che la riduzione potrà anche essere di sei punti con un punto in percentuale aggiuntivo stabilito dai contributi aziendali integrativi.

I fondi pensione sono di fondamentale importanza per rilanciare un capitalismo italiano dove l’elemento produttivo ed innovativo è schiacciato da speculazioni finanziarie e circolazione del capitale finanziario, il tfr di milioni di lavoratori e lavoratrici è un affare colossale che nessuno vuol farsi scappare (14 miliardi di euro annui).

La Riforma Previdenziale con il prossimo decreto attuativo sarà condotta in porto e avrà un quadro normativo di riferimento ben preciso dentro cui la previdenza integrativa può muoversi a proprio agio. Ma per raggiungere questo obiettivo c’è bisogno di rendere obbligatoria la strada verso la previdenza integrativa e convincere l’opinione pubblica che la conservazione del tfr è un errore da evitare., una scelta antieconomica. Nella memoria dei lavoratori e delle lavoratrici deve quindi scomparire la stessa parola TFR , quei soldi con i quali i padri aiutano i figli all’acquisto di una casa o di una macchina per recarsi al lavoro, i soldi che rendono qualitativamente migliore la vecchiaia di tante persone.

Oggi il tfr fornisce al lavoratore un rendimento minimo garantito per legge pari al 75% dell’indice Istat più un punto e mezzo e quando uscirà il decreto attuativo ogni lavoratore avrà sei mesi di tempo per comunicare, per scritto, alla propria azienda la decisione di conservare il tfr. In caso di silenzio darà un automatico assenso al trasferimento del tfr al fondo pensione. In queste settimane si intensificano le manovre per raggiungere gran parte dei lavoratori anche quelli appartenenti a categorie piccole, ai micro comparti , ai lavoratori precari. Un obiettivo sarà quello di mettere insieme categorie poco consistenti per abbassare gli alti costi di gestione e dimostrare che i loro rendimenti sono maggiori di quelli del tfr rivalutato anno per anno.

I sindacati confederali punteranno sui Fondi aziendali in nome della trasparenza, del controllo e della amministrazione degli stessi, la tendenza del centrosinistra appare quella di unificare con una unica normativa/disciplina la previdenza integrativa, nella convinzione che dettando alcune regole è possibile gestire l’intera operazione in termini redditizi e democratici (?)

Un problema di non poco conto riguarderà le piccole aziende alle prese con problemi derivanti dalle difficoltà di accesso al credito, piccole imprese per le quali stanno pensando ad una serie di aiuti ed incentivi che invece di servire per il rilancio della produzione e per la salvaguardia occupazionale sono finalizzati al rafforzamento del fondo previdenziale (le imprese fino ad oggi accantonavano la cifra del tfr che comunque potevano far fruttare , quindi al “danno” seguiranno minori costi per le imprese e facilitazioni bancarie/fiscali di vario genere)

Per dare concretezza alla battaglia contro il silenzio assenso e i fondi previdenziali dovremo considerare alcune questioni che poi sono strettamente intrecciate tra di loro

Partiamo dalla difesa della previdenza pubblica e diciamo un fermo No alla decontribuzione che getta sul lastrico l’Inps , non bisogna quindi accettare alcun abbassamento delle prestazioni specie per i neooccupati.

La tendenza del centrosinistra e di Cgil Cisl Uil (che su alcune tematiche legate al lavoro e alla previdenza mostrano posizioni sempre più vicine), sarà quella di differenziare la previdenza complementare collettiva (il secondo pilastro) dalle forme individuali previdenziali (terzo Pilastro) favorendo la prima (la cogestione dei Fondi aziendali) e giungere ad una legge unica che regoli la previdenza integrativa. A sei mesi dal varo della legge delega sulla previdenza è tempo di fare alcuni bilanci: innanzitutto fino a quando non sarà licenziato il decreto attuativo su Tfr e fondi pensioni la Legge non avrà una sua operatività, eccezion fatta per il già avvenuto bonus per coloro che nel settore privato hanno rinunciato alla pensione pur avendo raggiunto il massimo dei contributi.

Il Governo potrà decidere di estendere al pubblico questo Bonus ma la questione Tfr è la vera posta in gioco e il Governo anticiperà (presumibilmente a Marzo) il decreto attuativo.

Il sindacato confederale, la concertazione e l’utilizzo delle risorse per la competitività a sostegno della previdenza integrativa

Ma questa anticipazione, richiesta anche dal sindacato, parte da un compromesso concertativo perché in assenza di indicazioni da parte del lavoratore non sia il datore a decidere il fondo ma la scelta sia frutto della intesa tra imprese e sindacati. Già nei prossimi giorni, ci dicono agenzie di stampa informate, partiranno gli incontri tra Sindacato, Governo e Confindustria e tra le proposte pervenute al Governo c’è il risarcimento per le imprese che vedranno le casse private dai trattamenti di fine rapporto. Già si stanziano le prime cifre, ovviamente dietro alla manovra concertativa sulla competitività per il rilancio del paese, e a beneficiarne non saranno certamente i lavoratori alle prese con una costante erosione del loro potere di acquisto

Sullo sfondo si muovono le direttive europee (la Boolkstein per esempio) e il tentativo di molti paesi di giungere in Primavera alla Riforma del Patto di stabilità. Economisti come Tito Boeri organici a Romano Prodi ormai propongono di rafforzare gli incentivi fiscali e nello stesso tempo ammettono che poche sono le forme di protezione per quanti optano per i fondi; per esempio un lavoratore della piccola e media impresa che al momento del licenziamento ha devoluto al fondo il proprio tfr si troverebbe svantaggiato rispetto al collega che invece ha manifestato la propria contrarietà a questa opzione.

Il centrosinistra propone quindi meccanismi che salvaguardino soprattutto i lavoratori che hanno scelto la previdenza integrativa e contesta al Governo Berlusconi di non avere costruito ancora adeguati meccanismi di protezione. Quanto poi al bonus lo stesso Boeri (Ciò che resta della riforma della previdenza sul sito internet la voce) prende i dati del Ministero e arriva ad alcune conclusioni che dimostrano come il 70% dei beneficiari del superbonus per ritardare la pensione siano poi il 15% dei lavoratori più ricchi facendo un regalo a quanti non ne avrebbero avuto proprio bisogno.

Manovre Governative

Che il Governo sia in difficoltà lo dimostra l’intensificarsi di riunioni con le parti sociali. L’obiettivo del Governo è di far salire al 30% nel 2005 le adesioni alla previdenza complementare, lo slittamento del decreto attuativo è legato alla copertura finanziaria e alle promesse fatte alle imprese. La manovra poi dovrà riordinare le funzioni di controllo sui fondi e la Commissione di Vigilanza alla quale dovranno attribuire funzioni e poteri, prevedere la parità tra Fondi aperti e chiusi (un tema che divide Governo e sindacati propensi a favorire solo i fondi chiusi nei consigli di amministrazione dei quali siedono), ridurre drasticamente il carico fiscale sui fondi in un primo tempo alla quota del 6% poi sempre più fino alla estinzione (le plusvalenze senza tassazione). Il prossimo decreto attuativo quindi sarà ricco di indicazioni e da parte nostra dovremo attrezzarci per una informazione capillare che investa le pensioni, il potere di acquisto e una politica che rimetta al centro l’indirizzo a fini sociali dell’economia

Confederazione Cobas

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