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(13 Settembre 2012) Enzo Apicella

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Il dramma dei lavoratori Icar di Napoli

Interrogazione di Sodano e Malabarba sull'impresa di Marilu' Faraone Mennella la compagna dell'ex presidente della confindustria Antonio d'Amato

(15 Luglio 2005)

SODANO TOMMASO, MALABARBA - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che:

da 7 mesi i 57 lavoratori dell'impresa edile ICAR di Napoli non percepiscono i salari e da due anni non beneficiano dei contributi previdenziali pensionistici;

l'azienda non ha provveduto ad accantonare le relative quote salariali per le quattordicesime mensilità alla Cassa edile. L'amministratore della ICAR è scomparso nel nulla;

22 tra operai ed impiegati stanno subendo umiliazioni e vessazioni di ogni tipo. Altri 35 operai ed impiegati da 10 mesi non percepiscono più la cassa integrazione straordinaria. L'azienda non avrebbe rispettato le normative di legge e non ha attuato il piano di riorganizzazione aziendale e la rotazione della cassa integrazione guadagni straordinaria tra i lavoratori. Si ventila l'ipotesi di appropriazione indebita del trattamento di cassa integrazione straordinaria; è quanto si evince da una dettagliata denuncia del sindacato di categoria Fillea CGIL di Napoli;

la ICAR spa, con sede a Napoli, in Via San Filippo, fino a 5 anni fa era di proprietà di due noti e storici imprenditori edili napoletani. Da qualche anno è stata acquistata dalla società DM, con sede a Roma, in Via Salaria, una vera e propria holding finanziaria interessata al grande business della privatizzazione dell'acqua sul territorio sarnese-vesuviano;

la ICAR stava realizzando sia la costruzione di un manufatto fognario, sulla via Toscanella, sia la sistemazione del tratto di foce «Alveo Spinelli» con un contratto di appalto stipulato con il Comune di Napoli. Il 10 dicembre 2004 Palazzo S. Giacomo raggiungeva con la società un accordo di rescissione contrattuale bonaria. Il Comune rinunciava ad ogni provvedimento nei confronti dell'impresa anche se le opere non erano mai state realizzate, riconoscendo un credito di 141.685,67 euro;

è emerso che alla ICAR sono stati rescissi per colpa i contratti d'appalto per altre opere pubbliche, i lavori di ampliamento ed adeguamento del Palazzo di giustizia di Torre Annunziata (Napoli) ed i lavori per la riconversione irrigua e la sistemazione idraulica delle zone di San Tammaro, Santa Maria la Fossa e Grazzanise. Inoltre è emerso da una indagine dell'ispettorato del lavoro che la ICAR è debitrice per contributi previdenziali non pagati nei confronti dell'INPS di 700.000 euro di cui 38.000 per quote a carico dei dipendenti. Nei confronti dell'Istituto nazionale assicurazione contro gli infortuni sul lavoro è stato accertato un debito per premi non versati di 285.000 euro, mentre nei confronti della Cassa edile di Napoli un debito di 33.000 per accantonamenti non effettuati in favore dei lavoratori,

si chiede di sapere:

quali provvedimenti si intenda intraprendere per assicurare l'erogazione della cassa integrazione ai lavoratori della ICAR di Napoli;

se non si ritenga di intervenire per tutelare i diritti pensionistici - previsti dalla legge - dei lavoratori sopra menzionati;

quali siano state le valutazioni e i criteri che hanno permesso in un primo momento l'erogazione della cassa integrazione guadagni straordinaria, poi sospesa.

(4-09024)

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