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Su Flavio Tosi e la crociata contro i "parti islamici"

(22 Luglio 2005)

In una sua circolare, riportata dalla stampa locale, l'assessore regionale alla sanità Flavio Tosi attacca alcune donne staniere che avevano richiesto di essere assistite durante il parto da personale di sesso femminile.

Secondo l'assessore Flavio Tosi si tratta di un pericoloso tentativo di stravolgere gli usi e costumi della nostra terra, di una richiesta inaccettabile e da combattere senza esistazione.


Il neo Assessore alla Sanità del Veneto, Flavio Tosi, ha voluto caratterizzare da subito la propria politica con un atto di esasperazione contro le donne, prendendosela in particolare con le donne straniere che vivono nella nostra regione. La sua circolare contro i cosiddetti "parti islamici" è pessima, pericolosa e non lascia presagire nulla di buono nè per la Sanità nè per le donne venete. Quando la politica entra nelle corsie degli ospedali e pretende di organizzare l'assistenza al posto dei medici e del personale sanitario, quando la politica invade la vita intima delle persone fin nel campo particolarissimo della nascita e delle relazioni affettive tra le persone siamo di fronte a una politica che non fa ben sperare per il futuro e che vuole dirigere e imbrigliare in un unico modello possibile le vite dei cittadini.

Forse l'Assessore non sa, e dovrebbe invece saperlo visto che si dovrà occupare della cura e della salute dei cittadini del Veneto, che in sanità la mediazione tra pazienti e organizzazione sanitaria è una prassi ovunque adottata negli ospedali, che molto spesso affrontano il tema del diritto del paziente ad essere rispettato nelle proprie scelte etiche e filosofiche quando usufruisce delle prestazioni del Servizio Sanitario. Chi si intende di sanità sa che le cure vanno sempre il più possibile personalizzate, sa che il parto è un evento particolare, nel quale lo stato psicologico incide grandemente sul risultato e che -come da decenni propone il movimento delle donne- mettere la donna a proprio agio, andare incontro alle sue esigenze (lasciarla libera di scegliere la posizione, avere accanto a sè un familiare o anche essere assistita da personale solo femminile, che sicuramente fa sentire meglio ogni donna in un momento in cui la libertà del corpo è tutto) non vuol dire certo solo rispondere ad una richiesta di tipo religioso o culturale, ma vuol dire fare buona sanità. Le strutture sanitarie del Veneto, così come nelle altre regioni, con buon senso e accortezza, hanno già previsto nella loro organizzazione modalità diversificate per offrire risposte adeguate a pazienti diversi, in special modo per il parto, evento particolare della vita di ogni donna, della copia e del nuovo nato, e tutto questo senza mettere in discussione l'assetto organizzativo, senza grandi stravolgimenti e senza spese aggiuntive.

La politica sanitaria viene programmata a livello regionale ma l'organizzazione di un reparto ospedaliero è compito del primario che lo dirige.L'intervento dell'Assessore è, quindi, inaccettabile, oltre che dal punto di vista umano, anche da quello sanitario e si spiega solo con la volontà di non perdere occasione per portare avanti la campagna della Lega di intolleranza contro gli extracomunitari. L'Assessore non usi la sanità per le sue campagne politiche e se proprio non intende mettere in grado le strutture sanitarie regionali di rispondere alle esigenza delle donne, così come avviene ormai in molte altre regioni, pensi a prevedere anche nel Veneto il parto a domicilio: ogni donna potrà così scegliere il tipo di assistenza che preferisce senza sconvolgere le certezze 'machiste' dell'assessore che, certo, di che cosa si senta e si viva durante un parto non ha la più pallida idea....

Venezia 19 luglio 2005

Gemma Lunian - Resp. Sanità PRC Veneto
Tiziana Valpiana - Capogruppo PRC Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati

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