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UNA NUOVA FASE NEI RAPPORTI TRA USA E SUDAN

(28 Aprile 2018)

Dal n. 64 di "Alternativa di Classe"

sudan collocazione più attuale

Nell'Ottobre '17 Donald Trump aveva approvato l’eliminazione delle sanzioni contro il Sudan, sanzioni imposte nel 1997 dall’ex presidente Bill Clinton. L’opinione pubblica sudanese si è rapidamente resa conto delle menzogne del Governo, di come la sottomissione del Sudan a delle “ingiuste e ingiustificate” sanzioni non fosse l’unica causa della crisi e dell’isolamento politico. Per vincere la battaglia per la revoca delle sanzioni sono stati chiesti ai ceti deboli sacrifici economici e morali, sono state varate dolorose leggi nazionali che hanno portato alla divisione del Paese e leggi internazionali per garantire impegno incondizionato nella guerra americana contro il terrorismo; alla fine si è scoperto che, nonostante tutti questi sforzi, la situazione economica del Paese ha continuato ad avere un deterioramento senza precedenti.
Nel 2014 a Washington, durante le riunioni annuali del Fondo Monetario Internazionale e della Banca mondiale, era stato invitato l’ambasciatore sudanese Muawiya Othman Khalid, il vero padre della nascita delle comunicazioni tra Sudan e USA. Nell’Ottobre 2014, sempre negli Usa, il “Consiglio Atlantico” organizzò poi una conferenza di ex inviati degli Stati Uniti in Sudan e Sud Sudan; durante l’incontro Donald Booth presentò una tabella di marcia per affrontare la situazione nei due Stati dal titolo: “Un ramo di olivo americano a Khartoum… ma”. Dopo questi due incontri si segnò una svolta importante nella politica di Washington verso Khartoum; infatti, a partire dal Gennaio 2015 iniziarono una serie di incontri ufficiali tra i due governi, ed, a metà 2016, Obama firmò un accordo di collaborazione in 5 punti e la revoca parziale delle sanzioni (divenuta definitiva solo nell’Ottobre 2017, ad opera del governo Trump).
Lo scorso gennaio il governo sudanese ha partecipato ad un incontro del Gruppo di lavoro (GdL) sul Sudan del “Consiglio Atlantico”, “allo scopo di promuovere il dialogo sulle relazioni Usa-Sudan, in modo da avvantaggiare entrambe le parti” [secondo una dichiarazione ufficiale del Governo sudanese]. Nel rapporto finale, pubblicato a Marzo '18, l'ordine del giorno era diviso in tre questioni centrali: governance e riforma politica, riforma economica ed investimenti, ampliamento delle connessioni culturali degli USA con il Sudan.
Dopo l’incontro sono stati organizzati una serie di colloqui, ai quali i funzionari sudanesi hanno invitato determinati membri della “società civile”: uomini d'affari, giovani, artisti ed intellettuali. A conclusione di questo “ampio dialogo” sono uscite distinte relazioni del “Consiglio Atlantico” su tutte e tre le questioni trattate. La prima è di carattere politico, ed il titolo è "Il Sudan: Politica, comunicazione e riforma”, la seconda è un rapporto economico, ed è intitolata "Sudan: prospettive per la ricostruzione economica", mentre il terzo rapporto è intitolato "Sudan: soft power, comunicazione culturale e sicurezza nazionale". Le tre relazioni includono proposte ed azioni specifiche per l'amministrazione degli Stati Uniti ed il Governo sudanese per continuare a promuovere le relazioni reciproche e chiarire alcune questioni in sospeso di interesse comune.
Quanto segue è una disamina delle caratteristiche della Relazione politica, che è stata scritta dall’ambasciatore Johnnie Carson, ex sottosegretario di Stato per gli affari africani, e Zack Firtn, ex assistente inviato degli Stati Uniti in Sudan per gli affari politici. Il rapporto politico analizza i motivi della revoca delle sanzioni nel momento in cui si sono dimostrate inefficaci come “manovra di salvataggio economico” del Paese, ed analizza come la classe dirigente sia riuscita a sfruttare la situazione per i propri interessi, a discapito dei cittadini comuni.
Nel report si ritiene che, anche se non sembrano compromessi i futuri rapporti bilaterali, le cose non procedano come dovrebbero, principalmente a causa della lentezza nelle interazioni; si riconosce che il reale impatto della revoca delle sanzioni sulla crescita economia sarà molto lenta, come anche la ripresa dei rapporti internazionali. Si ammette anche che la “frustrazione, derivata da aspettative irrealistiche”, ha esasperato la rabbia, a sua volta derivata dall’aggravarsi della crisi economica; l’ottimismo popolare si è dissolto e diverse classi sociali stanno incolpando il Governo dei problemi.
Il Gruppo di lavoro continua, scrivendo che la prima fase del dialogo si è conclusa con la revoca delle sanzioni, e che è il momento di passare alla seconda fase per affrontare le questioni di governance e di riforma, per proseguire con un cambiamento democratico a medio e lungo termine.
La relazione poi conclude che i problemi politici, economici e sociali del Sudan derivano principalmente da un basso livello di governo, dalla corruzione e dalla mancanza di partecipazione politica da parte del popolo. Anche se la trasformazione democratica in Sudan richiederà tempo perché il Congresso Nazionale ha il potere da trent'anni, la stabilità politica, la crescita economica e la normalizzazione dei rapporti con la “comunità internazionale” dipenderanno dalla capacità del Sudan di rafforzare le istituzioni in una direzione democratica.
Il Gruppo di lavoro ha presentato sette raccomandazioni al governo sudanese, in base alle quali saranno presi nuovi impegni per spostare il dialogo alla sua seconda fase. Queste raccomandazioni sono le seguenti:
1. Negoziare un cessate il fuoco e lavorare con l'SPLM nord sotto la mediazione africana, sia per arrivare ad un accordo bilaterale permanente, sia per trovare una soluzione transitoria nelle zone del Sud Kordofan e del Blue Nile;
2. Cercare di fornire ai cittadini ciò che è necessario per tornare alla vita normale. Il governo sudanese dovrebbe cooperare con SPLM nord, l'Unione africana, le Nazioni Unite e gli Stati Uniti per monitorare in modo permanente le due regioni;
3. Consentire a tutti la partecipazione politica; in tal senso, il governo sudanese dovrebbe:
- adottare misure che aumentino la fiducia dei partecipanti verso il processo politico in avvio, come procedere al rilascio dei detenuti politici, far cadere le condanne penali contro gli oppositori politici e permettere all’opposizione di partecipare alla scrittura della costituzione;
- adottare misure per migliorare il processo elettorale; ciò include una revisione della attuale legge elettorale, la formazione di una Commissione ed una revisione delle liste elettorali per dare credibilità e fiducia alle procedure di registrazione e pre-polling. Il governo dovrebbe poi invitare esperti internazionali per fornire assistenza tecnica prima e durante le elezioni;
- modificare la legge del 2006 sul lavoro volontario e umanitario, in particolare la parte relativa alle operazioni, al finanziamento ed alla registrazione delle ONG;
4. Adottare misure specifiche per proteggere i diritti delle minoranze, per garantirne i diritti umani e le libertà religiose;
5. Garantire di non dare alcun tipo di sostegno alle organizzazioni classificate come terroristiche ed, in tal senso, deve fornire una garanzia scritta, in cui si impegna a non stabilire alcun rapporto con queste;
6. Aderire alle sanzioni imposte dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite alla Corea del Nord e non stabilire con essa legami finanziari o militari, compresa la vendita e l'acquisto di armi;
7. Mantenere inalterati i progressi compiuti durante la prima fase del dialogo (Gennaio 2015 - Ottobre 2017).

In cambio dei progressi compiuti nei sette suddetti campi, gli Stati Uniti dovrebbero:
1. Avviare l’eliminazione del Sudan dalla lista dei paesi sponsor del terrorismo;
2. Facilitare ed avviare il processo di esenzione dal debito, necessario per le riforme economiche;
3. Se il Sudan si impegnerà a rispettare gli obblighi diplomatici concordati, gli Stati Uniti dovrebbero nominare un ambasciatore. L'ambasciatore nominato dal Senato sarà autorizzato ad incontrare il presidente Al Bashir se questo contribuirà al rafforzamento della politica estera, ma gli Stati Uniti dovrebbe ribadire chiaramente che qualunque eventuale incontro non indicherà un sostegno degli Stati Uniti verso l’attuale governo del Sudan e le sue politiche e non inciderà sugli obblighi di Al Bashir con la Corte penale internazionale;
4. Curare gli investimenti privati e la promozione di attività di business: sulla base della conferenza che si tenne a New York nel Settembre 2016, gli Stati Uniti devono organizzare seminari e investimenti in Sudan, lavorando attraverso i ministeri degli esteri, i ministeri del commercio e le fondazioni per gli investimenti privati degli altri Stati e chiedendo la partecipazione al Consiglio delle fondazioni sull'Africa, alla Camera di commercio americana e al Consiglio aziendale per l'intesa internazionale;
5. Sostenere il cessate il fuoco e garantirne la sua sostenibilità nel tempo, lavorare come garanti e osservatori, per fermare eventuali riprese delle ostilità nelle due regioni;
6. Aumentare gli aiuti verso la società civile: gli sforzi degli Stati Uniti per promuovere la democrazia e lo sviluppo delle organizzazioni e dei partiti politici devono iniziare discutendo su come e dove sviluppare le capacità della società civile sudanese.

E' facile capire come sia le “raccomandazioni al governo sudanese”, sia gli impegni conseguenti degli Stati Uniti, vadano, in ultima analisi, entrambi a vantaggio dell'imperialismo americano, e non certo dei ceti deboli sudanesi. Premuto da una difficile situazione interna, il Governo sudanese, attraverso questa relativa distensione con gli USA, sta cercando di rafforzare la sua posizione strategica di equilibrio internazionale, tale da non inimicarsi del tutto alcuno dei diversi imperialismi concorrenti, in modo da garantirsi più vie d'uscita come regime, vista l'instabilità dell'Area. Dal canto loro, gli USA provano a recuperare terreno in un Paese in cui anche la Russia, ma, soprattutto, la Cina sono riuscite a garantirsi una grossa influenza a livello economico, e quindi anche politico.
Ai proletari ed alle masse povere sudanesi non resta che, senza alcuna illusione verso i contendenti imperialisti e la elite al potere, puntare sulla propria unità ed organizzazione come classe, in rapporto con i proletari degli altri Paesi dell'Area e del resto del mondo.

Alternativa di Classe

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