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Verona: sull'occupazione della chiesa di San Tommaso

Smascherati i pregiudizi e le ipocrisie della giunta comunale

(3 Settembre 2005)

Dunque non era vero che i rom di San Tomaso erano tutti clandestini ed incompatibili con la legislazione italiana.

In questi giorni una montagna di menzogne e falsità sono state scaricate su persone deboli ed indifese tanto che per far riconoscere i loro diritti sono dovute ricorrere all’occupazione di una chiesa.

Sembrava fossimo attorniati dai peggiori delinquenti esistenti al mondo quando, la semplice verifica dei fatti, ha dimostrato che più dell’80% di loro avevano invece diritti da far valere e da far riconoscere.

Ancora una volta i pregiudizi e le ipocrisie sono state ampiamente smascherate.
Ora però, visto che l’emergenza umanitaria è rientrata, occorre ringraziare quanti si sono adoperati per raggiungere tale risultato, ma è giunto anche il momento delle valutazioni, delle riflessioni e delle risposte agli interrogativi che la vicenda ha sollevato.

Come è possibile, infatti, che chi fino ad ieri non poteva ottenere il permesso di soggiorno ora lo possa correttamente esibire?

Come si poteva non vedere che quelle mamme-bambine erano di nuovo incinte?

Dopo anni di intervento dell’amministrazione è credibile che la situazione reale di ogni persona coinvolta nel progetto non fosse ancora perfettamente conosciuta?

Resta un dato incontestabile: l’azione del centro sociale La Chimica e l’intervento del Coordinamento Migranti ha ottenuto risultati più apprezzabili delle estenuanti e perfino inutili e lunghe discussioni tra comune e questura di tutto il mese di agosto.

Allora: ha lavorato male il comune oppure ha cambiato idea la questura?
Noi registriamo il fatto che il sindaco, dopo la prima risposta della questura, ha detto che la cosa non era più affar suo, mentre la questura ha accettato la discussione ed il confronto proposto dagli occupanti e davanti all’esibizione dei documenti ha riconosciuto, senza problemi, la nuova situazione.

Come può il sindaco fare affermazioni del genere davanti a 50 persone, quasi tutte minorenni, chiuse in una chiesa della città senza i minimi sostentamenti?
Toccava alla Caritas e a Rifondazione Comunista farsi carico del pranzo e della cena di tutte queste persone?

E se costoro non avessero provveduto, poteva il primo cittadino non occuparsene affatto?

Ed inoltre: come può l’assessore Sartori continuare nel suo incarico quando la sua azione è stata così palesemente sconfessata e delegittimata dai fatti?
Sono convinto non ci sia nemmeno bisogno di chiedere le sue dimissioni.

Credo che, per serietà personale, sarà lei stessa a rassegnare il suo mandato.

Verona, 01/09/2005

Fiorenzo Fasoli

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