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Addio, porcellum

Addio, porcellum

(1 Ottobre 2011) Enzo Apicella
Oltre 1.200.000 firme per il referendum abrogativo della legge elettorale Calderoli del 2005, il cosidetto "porcellum"

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Contro il bipolarismo plebiscitario, per la democrazia reale

(14 Ottobre 2005)

La proposta di legge elettorale del Governo Berlusconi è falsamente proporzionale: abbandona i collegi uninominali ma introduce il premio di maggioranza, oltre agli sbarramenti contro le liste minori. Si tratta quindi di un sistema elettorale antipluralista e autoritario che come quello attualmente vigente ha il solo scopo di assicurare la “governabilità”, ossia il potere delle classi dominanti. Questa proposta di legge ha provocato una indignata reazione da parte del centrosinistra, che scende in piazza, si organizza per l’ostruzionismo parlamentare, denuncia l’anticostituzionalità del provvedimento, ma finge di dimenticare che l’impianto della proposta della CdL ricalca la legge elettorale della Regione Toscana (premio di maggioranza, liste bloccate senza preferenze, sbarramento).

Questa “legge-truffa” si presenta come l’estremo tentativo delle destre di rimanere a galla, o quantomeno di limitare i danni in una eventuale, probabile e fin troppo annunciata sconfitta (che proprio perché troppo annunciata potrebbe in realtà riservare qualche amara sorpresa all’Unione); il centrosinistra, d’altro canto, si scaglia contro Berlusconi e il cambiamento della legge elettorale dimenticando come nella scorsa legislatura proprio il governo D’Alema intervenne, a colpi di maggioranza, sulla Costituzione modificandone il Titolo V in materia di poteri alle Regioni (introducendo il cosiddetto “federalismo” che rafforza i centri di potere dislocati sul territorio) con pochissimi voti di scarto e senza alcun confronto con le forze sociali e sindacali del Paese.

La proposta di legge del Governo delle destre, comunque, rappresenta lo stato di decomposizione del sistema bipolare che attraverso il maggioritario - fortemente voluto a suo tempo dal PDS e tuttora difeso acriticamente e strenuamente da esponenti principali del centrosinistra (Prodi e D’Alema per primi) - ha rafforzato il fenomeno plebiscitario e demagogico-populista del “berlusconismo”. Il bipolarismo che ha dominato le ultime due legislature sta ormai mostrando tutte le sue crepe, e la proposta pseudo-proporzionale rappresenta un ulteriore tentativo di impedire espressione e rappresentanza al pluralismo sociale e politico presente nella società.

Il centrosinistra, peraltro, intende conservare un sistema elettorale maggioritario che ritiene conveniente per sé, allo scopo di mantenere un bipolarismo funzionale alla governabilità nella fase attuale del sistema capitalistico. Questa posizione guadagna il sostegno dei Giovani di Confindustria, ma nello stesso tempo maschera una grave realtà: con il maggioritario il numero dei votanti cala, la stessa partecipazione ai processi decisionali è ai minimi storici, il presidenzialismo in politica si accompagna ad una economia sempre più liberista dove non c’è traccia del controllo e della direzione a fini sociali della economia, dove le libertà individuali e collettive si restringono e gli stessi partiti diventano espressione di lobby ristrette (i soldi spesi per le campagne elettorali maggioritarie sono praticamente il doppio di quelle dei tempi del proporzionale e lo stesso discorso vale per lo stipendio dei politici).

Nel centrosinistra il maggioritario è ormai diventato il modello di riferimento, mentre invece è il proporzionale puro l’unico sistema elettorale coerente con i principi democratici contenuti nella Costituzione nata dalla lotta partigiana della Resistenza contro il nazi-fascismo. Il sistema proporzionale è la base stessa della democrazia sostanziale contro ogni autoritarismo delle classi dominanti, e certamente non la si può confondere con la Governabilità circoscritta alla elezione dei presidente di regione, dei Sindaci o del capo del governo.

A questa deriva si aggiunge la retorica plebiscitaria che alimenta le primarie, incentrate sulla scelta del candidato dell’Unione anziché dei contenuti programmatici che i vari esponenti esprimono; l’argomento che sostenere Bertinotti anziché Prodi fornirebbe già un’indicazione programmatica non solo è poco credibile, ma è anche fuorviante per gli elettori in quanto i lineamenti generali del programma dell’Unione sono già stati tracciati e costringono i partiti della cosiddetta sinistra radicale (PRC, Verdi, PdCI) in una camicia di forza liberista e filoatlantica.

Per queste ragioni oggi rilanciare il proporzionale vuol dire contrapporre alla governabilità la rappresentanza sociale e politica di interessi di classe, il diritto a non comprimere in insostenibili alleanze moderate le istanze sociali e politiche più avanzate; al maggioritario, come sistema di predominio degli interessi forti economici e sociali in cui prevalgono comitati di affari e lobbies (di centro, di destra e anche di sinistra), va contrapposto, in funzione della costruzione della democrazia diretta, un sistema realmente rappresentativo fondato su partiti di massa e sulla sovranità del Parlamento, contro la dittatura degli esecutivi.

È necessario lavorare per ricostruire la partecipazione politica, non solo attraverso il voto, delle classi subalterne e dei settori sociali popolari (lavoratori, pensionati, precari, disoccupati) a cui i sistemi bipolari e maggioritari negano ogni rappresentanza e in cui i due poli non si differenziano sostanzialmente sui principi, sui programmi, sugli interessi da difendere (che sono sempre quelli della classe dominante, come nei sistemi autoritari anglosassoni), ma si scontrano esclusivamente per definire chi dovrà entrare nella “stanza dei bottoni”.

Associazione comunista IL PIANETA FUTURO

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