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(10 Aprile 2024)
Nella collana dei libri della Tendenza internazionalista rivoluzionaria è stato appena pubblicato un nuovo volume di Graziano Giusti, Antifascismo e lotta di classe nella Resistenza, che verrà presentato il prossimo 17 aprile, a Milano, nella sede di via Cadibona 9, alle ore 20.30, dall’Autore e da Pietro Basso.
Ne riportiamo qui un breve estratto dall’Introduzione e l’indice. Per l’acquisto del libro e ulteriori informazioni, scrivere a abbonamenti@paginemarxiste.it
La Resistenza antifascista è argomento che periodicamente viene messo sul terreno della polemica politica spicciola, o richiamato “solennemente” in occasione delle ricorrenze ufficiali, senza che alcuno si degni (fatta eccezione per qualche “addetto ai lavori”) di collegare minimamente la corrispondenza tra ciò che afferma e gli avvenimenti cui si richiama.
Del resto, venuta ad estinguersi la generazione che è stata protagonista o comunque partecipe della Resistenza, invecchiando quella che ha “rivitalizzato” la lotta antifascista coi movimenti degli anni ’60-’70 del secolo scorso, l’antifascismo genuino a cui ci richiamiamo, cioè l’antifascismo di classe, si è gradualmente ridotto a piccole realtà “antagoniste”, sottoposte al fuoco incrociato dei poteri e delle ideologie borghesi. In cui il nazionalismo populista, in alternanza col mercantilismo liberista, si incarica di riproporre, adeguatamente “modernizzati”, tutta una serie di punti cardine caratteristici dei regimi e dei movimenti di estrema destra del ‘900 (ad esempio il trinomio “Dio, Patria, Famiglia”, l’odio per gli immigrati, le più svariate pulsioni nazionaliste, militariste, securitarie, “machiste”).
L’imperialismo occidentale del XXI secolo, per implementare le sue guerre, sta dimostrando di non avere certo bisogno del fascismo “classico”. Detto che quest’ultimo praticamente non è mai stato espunto dal diario di bordo del capitale, è evidente a tutti come la democrazia borghese, qui da noi, abbia per conto suo elaborato il subdolo concetto di “guerra democratica” (o “umanitaria”) per sollecitare la nuova spartizione del mondo e delle aree d’influenza tra Stati e grandi agglomerati economico-finanziari. Dentro un siffatto scenario assume perciò una sua logica politica precisa la riproposizione “aggiornata” dei suddetti presupposti fascisti o fascistizzanti, conditi con quel pervicace “darwinismo sociale” assunto trasversalmente da tutti i rappresentati delle classi dominanti.
In poche parole, i revival del fascismo e del nazismo (vedi la fobia della “contaminazione etnica” tornata di moda) concorrono a tenere a galla quel clima di “permanente guerra di civiltà” aperto esplicitamente dal capitale internazionale nell’ultimo trentennio. Clima che i disastri del liberismo imperialista, da soli, non sono più in grado di giustificare e alimentare. La lotta contro il fascismo intesa come lotta contro il capitalismo va dunque posta in agenda proprio perché la messa nell’angolo dell’antifascismo di classe è il frutto di un più generale arretramento politico del proletariato e della sua indipendenza politica. Un arretramento che viene da lontano; e che per essere rimontato richiede la precisa individuazione storica, politica, ideale dei motivi attraverso cui la lotta di Resistenza, nella sua componente più genuinamente proletaria, fu deragliata sui binari del patriottismo “democratico”. Preparando così i presupposti di quella nuova oppressione che ancor oggi attanaglia l’esistenza di milioni di lavoratori, di disoccupati, di giovani.
Da circa ottant’anni l’oppressione “democratica” da parte di quella stessa classe borghese che favorì e sostenne il fascismo è condotta in nome… dell’“antifascismo”! In nome della “Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza”! In nome di quei “valori di libertà”, di “tolleranza” e di “inviolabilità della persona” che “evaporano” sistematicamente quando in ballo sono gli interessi, inconciliabili, tra sfruttati e sfruttatori, tra detentori di capitale e detentori della sola forza-lavoro. Si tratta allora di rimettere sul tappeto come e perché tutto questo si sia potuto riprodurre nonostante la lotta armata antifascista del 1943-’45; e nonostante il fatto inoppugnabile -storicamente e politicamente rilevante- che la stragrande maggioranza dei combattenti antifascisti provenisse dalle file del proletariato.
(dalla Introduzione)
INDICE
SIGLE USATE NEL TESTO 4
INTRODUZIONE 5
I – LA CRISI DEL ’43 E LA CLASSE OPERAIA 17
II – LOGICA DI GUERRA CONTRO LOGICA DI CLASSE 33
III – LOTTA PARTIGIANA, PCI E PARTITI DEL CLN 51
IV – LA RESISTENZA INQUADRATA NEL PATRIOTTISMO 75
V – LE OPPOSIZIONI RIVOLUZIONARIE NELLA RESISTENZA 97
COSA RIMANE DELLA RESISTENZA 125
APPENDICI
LA CLASSE OPERAIA NEL 1943 155
GIOVANI LEVE DELL’ANTIFASCISMO 165
PACIFISTA ASSOLUTO, MA … 169
LE RIBELLIONI PARTIGIANE DEL 1946
LA PRIMA ONDATA 173
LA SECONDA ONDATA 180
Il pungolo rosso
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