">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale, ambiente e salute    (Visualizza la Mappa del sito )

NO TAV

NO TAV

(28 Febbraio 2012) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(La Val di Susa contro l'alta voracità)

Ora e sempre no Tav

(21 Dicembre 2005)

Sabato 17 dicembre a Torino un enorme corteo, valutabile attorno alle 70 mila unità, ha portato in piazza le ragioni del popolo NO TAV con una compattezza e determinazione senza precedenti.

I/le cittadini/e della Val Susa hanno risposto alla grande all’appello a partecipare al corteo, ma ha risposto alla grande anche la città di Torino, ha risposto alla grande l’intero Paese.

Se ancora ce n’era bisogno, il corteo e la manifestazione del 17 hanno dimostrato una volta di più e definitivamente che la questione TAV non è una questione locale o regionale, ma una questione nazionale.

Il segnale lanciato da questa eccezionale lotta ormai viene raccolto e fatto proprio da tutte quelle realtà che in tante parti d’Italia si battono per l’affermazione del diritto alla salute, ad un ambiente ecosostenibile.

Hanno partecipato al corteo delegazioni dalla Sicilia che si battono contro il ponte sullo stretto di Messina, da Acerra ove lottano contro l’inceneritore, dal Mugello contro l’alta velocità, dalla Val d’Aosta contro il passaggio distruttivo dei Tir, da Genova contro il terzo valico, da Brescia contro la centrale di Offlaga, da Civitavecchia contro la centrale a carbone, da Roma ed Empoli per il boicottaggio della Coca Cola, da Napoli e Firenze i comitati contro la privatizzazione dell’acqua, e tantissime altre.

E’ l’intero modello neoliberista, basato sulla produzione di profitto a mezzo di profitto, incurante della salute e del diritto alla vita e a una mobilità sostenibile dei/delle cittadini/e che comincia ad essere seriamente messo in discussione.

Ed in questa lotta della Val di Susa, che -partita in sordina tanti anni fa da parte di qualche decina di cittadini della Val di Susa e di militanti ambientalisti e antiliberisti a cui va reso atto per la loro splendida tenacia ed abnegazione- ha saputo rompere la cortina di silenzio e di isolamento costruendo mobilitazioni formidabili a partire dai blocchi a Mompantero del 31 ottobre, passando per il plebiscitario sciopero generale autorganizzato dell’intera valle del 16 novembre, al blocco degli espropri a Venaus il 30 novembre, alla liberazione di Venaus l’8 dicembre e all’ultimo bellissimo corteo di Torino, è cresciuta tra la popolazione una coscienza e una determinazione nuova per la difesa ed affermazione dei propri diritti e la pratica di massa della democrazia diretta.

La grande mobilitazione del 17 a Torino è stata realizzata alla faccia di Berlusconi e Lunardi, di Letta e Fassino, di Rutelli e Prodi, di Chiamparino, Bresso e Saitta, di LTF e CMC.

Il corteo di massa pacifico e determinato è stata la migliore risposta a chi, a cominciare da Chiamparino e Pisanu, ha fatto di tutto per costruirvi attorno un clima di paura e divieti, a chi ha tentato di dividere il movimento in buoni e cattivi, ma anche a chi ha introiettato la logica che ormai bisogna solo sedersi al tavolo di trattativa istituzionale e confidare in un ripensamento del governo o in qualche aiutino da parte di un’”opposizione” di centrosinistra che è impelagata fino al collo nel sostenere la bontà dell’alta velocità e nell’appoggio al trasversale partito degli affari che si spartirà la gigantesca torta degli appalti.

Dal clima di caccia alle streghe che ha preceduto la manifestazione non si sono fatti coinvolgere i tredici sindaci valsusini che insieme a cinque sindaci francesi hanno giustamente scelto di essere in corteo con la popolazione e il movimento No Tav.

Ed il movimento No Tav ha dato un’ulteriore dimostrazione della sua forza e maturità: dopo la liberazione di Venaus è arrivata la convocazione del governo, dopo il corteo di Torino è arrivata la chiamata di Prodi.

Chi si è seduto e continuerà a sedersi al tavolo di trattativa non potrà non tenere conto che indietro non si può tornare, inciuci non se ne possono fare, tregue olimpiche non se ne possono dichiarare (e poi a nome di chi?).

Sicuramente sono cominciate e continueranno frenetiche le grandi manovre per dividere il movimento, saranno possibili provocazioni repressive e colpi di mano polizieschi, tentativi gattopardeschi di cambiamenti di facciata per lasciare intatto il nocciolo duro del Tav.

Ma il movimento ha la capacità e l’intelligenza sufficiente per rintuzzare attacchi, blandizie e cedimenti, dopo il 17 dicembre è molto più forte di prima, aver mantenuto, accresciuto e moltiplicato la propria dimensione di massa, nonostante le minacce poliziesche e i defilamenti interni di quelle forze più sensibili alle sirene istituzionali, è una gigantesca vittoria.

Certo c’è ancora tanta strada da fare, ma il cammino è tracciato.

La talpa meccanica del cantiere di Venaus è ancora in Canada, invece la nostra talpa, quella della democrazia diretta, del conflitto sociale autorganizzato, della lotta per l’affermazione dei diritti, ha ben scavato.

In questo momento di legittima soddisfazione vogliamo esprimere tutto il nostro affetto e la nostra vicinanza alla compagna Nicoletta Dosio, militante infaticabile antiTav della prima ora, costretta ad operarsi al setto nasale rottole da una manganellata della polizia nel giorno della Liberazione di Venaus.

CONFEDERAZIONE COBAS

3547