">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Picninc

Picninc

(20 Agosto 2013) Enzo Apciella

Tutte le vignette di Enzo Apciella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(L'unico straniero è il capitalismo)

Ma Draghi non è compagno di strada

(4 Giugno 2006)

Nell'antica Siracusa sfilava un tiranno tra due ali di folla plaudente. Una vecchia signora gridava: «Lunga vita, lunga vita!». A chi le chiedeva il perché di tanto trasporto per l'esistenza del tiranno, ella rispondeva: «Perché questo è peggio di quello che c'era prima, che a sua volta era peggiore del suo predecessore, se viene meno lui, il prossimo come sarà?».

Solo in questo senso paradossale ho esclamato, dopo la relazione del neogovernatore della Banca d'Italia: «Ma non sarà che rimpiangeremo Fazio?». Galapagos me lo rimprovera, va bene, non faccio paragoni, ma non sono assolutamente d'accordo sul giudizio aperto che viene dato sulla relazione del nuovo Governatore. Essa mi è parsa di una brutalità liberista senza precedenti. Sentire affermare, da un'alta autorità, che il mercato è l'unica vera via per la giustizia sociale, mi ha fatto venire i brividi.

Può darsi che ci sia anche una versione progressista di questo pensiero, però in giro non si vede. Il governatore Draghi ha esordito parlando di allungamento dell'età pensionabile, di estensione della previdenza privata anche in competizione con quella integrativa concordata dai sindacati. Ha esaltato la flessibilità del lavoro, le privatizzazioni e le liberalizzazioni. Sarò il solo a non essermene accorto, ma non ho colto tendenze alla Zapatero nel suo pensiero. D'altra parte molti commentatori hanno sottolineato la perfetta corrispondenza tra l'impianto di questa relazione e quello del discorso di pochi giorni fa del presidente della Confindustria, che, tra l'altro, rivendica la continuità della Legge 30.

Né mi è sembrato di cogliere analisi critiche sulle tendenze reali del sistema delle imprese, sulle strategie degli investimenti, sul rapporto tra la finanza, il sistema industriale, lo sviluppo economico. La critica più brutale è stata quella rivolta verso gli studenti che non sanno la matematica. Certo, anche questo è un problema, ma richiederebbe probabilmente, per essere affrontato, ben altri approfondimenti sulle tendenze sociali e culturali del nostro paese. Invece la relazione ha semplicemente riproposto il potere taumaturgico di una parola: mercato, mercato e ancora mercato.

In qualsiasi altro paese, un intervento come questo sarebbe considerato un manifesto del pensiero tecnocratico e liberista. Da noi, e questo è uno dei danni principali prodotti da 5 anni di Berlusconi, c'è un consenso bipartisan e quasi totalitario della stampa. Certo i governatori della Banca d'Italia, nelle loro relazioni, hanno sempre guardato prioritariamente al mercato, al rigore, all'efficienza economica. Alla luce della mia esperienza sindacale, solo Paolo Baffi negli anni Settanta, mi è parso davvero impegnato a salvare contemporaneamente sviluppo economico e conquiste sociali dei lavoratori. Tuttavia io trovo nella relazione Draghi un salto verso un impianto nel quale non c'è davvero nulla di socialdemocratico.

Come giustamente sottolinea con entusiasmo il vicedirettore del Corriere delle Sera, la relazione sceglie il modello anglosassone e abbandona quello politico sociale di stampo renano. Ma in Europa la socialdemocrazia è prima di tutto quel modello sociale (che, tra l'altro, a me neppure dispiace tanto). La scelta anglosassone vuol dire, nel linguaggio della politica e dell'economia di oggi, la signora Thatcher rivista dalla filosofia di Blair. Che queste posizioni possano essere «compagne di strada» del movimento operaio, come sostiene Galapagos, io non lo credo proprio.

Tra l'altro mi sembra che il nuovo governatore non si ponga questo problema. Parlando di precarietà in un'assemblea di delegate e delegati metalmeccanici, ho detto di passaggio che la relazione di Draghi mi sembrava pessima. C'è stato un applauso spontaneo e improvviso. I metalmeccanici non sono economisti, ma fanno l'economia e hanno sviluppato una forte capacità di capire al volo quando contro di loro tira brutta aria.

Giorgio Cremaschi(IL Manifesto 3 Giugno 2006)

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «L'unico straniero è il capitalismo»

Ultime notizie dell'autore «Rete del 28 aprile per l'indipendenza e la democrazia sindacale»

3354