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il pane e le rose

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Con il popolo palestinese, contro l'aggressione dell'esercito israeliano

presidio informativo sulla questione palestinese a Crema, 6 luglio, in piazza Duomo, dalle 17 alle 19

(5 Luglio 2006)

L’associazione L’altra Lombardia – SU LA TESTA, nell’ambito della campagna nazionale d’informazione e contro-informazione sulla questione palestinese che ha lanciato durante la serata sulla Palestina lo scorso 2 luglio al centro sociale Kavarna di Cremona, organizza un presidio di contro-informazione a Crema, in piazza Duomo, giovedì 6 luglio dalle ore 17 alle ore 19, su quanto sta accadendo in Palestina, sottoposta quotidianamente all’aggressione dell’esercito israeliano.

A Gaza, dove mancano acqua, gas e cibo, si stanno perpetrando crimini contro la popolazione civile inerme, nella quasi totale disattenzione dell’opinione pubblica internazionale.

La nostra associazione vuole offrire un contributo alla causa palestinese cercando di fare chiarezza sulla violenza che gli Israeliani perpetrano quotidianamente contro il popolo palestinese e sulle ingiustizie colpevolmente taciute o manipolate.

Durante il presidio sarà distribuito materiale informativo.

La cittadinanza è invitata a partecipare.

Crema, 4 luglio 2006

NOTE SULLA SITUAZIONE ECONOMICO-SOCIALE NELLA STRISCIA DI GAZA

La striscia di Gaza è una piccola zona lungo la costa del Mediterraneo tra l’Egitto ed Israele, lunga 40km e larga 10km, in cui vivono più di 1,4 milioni di Palestinesi. La striscia di Gaza ha una tra le maggiori percentuali di densità di popolazione al mondo.

I confini furono stabiliti nel 1948 dopo la creazione dello stato d’Israele; da allora fu occupata dall’Egitto fino al 1967 e poi passò sotto il controllo israeliano. Nel 2005 l’esercito israeliano formalmente si ritira dalla Striscia ma di fatto continua a detenere il controllo dei confini, dello spazio aereo e di mare.

Gaza City è il centro urbano più esteso, con 400 mila abitanti, punto di riferimento commerciale ed amministrativo per tutti i territori occupati, anche se i movimenti tra la Striscia ed il West Bank sono molto limitati.

Gli altri centri più importanti sono Khan Younis (200 mila abitanti) situata nella parte centrale della striscia, e Rafah (150 mila abitanti) situata a sud.

La situazione economica e sociale è gravissima soprattutto dopo i continui blocchi degli accessi da parte di Israele ed il congelamento degli aiuti internazionali.
Le conseguenze degli ultimi bombardamenti di fine giugno vanno quindi ad aggravare una situazione critica già da molto tempo, dove la maggior parte della popolazione si trova in situazione di grave indigenza e di completa dipendenza dagli aiuti assistenziali.

La maggior parte della popolazione è composta da rifugiati fuggiti o espulsi dalle loro terre nel 1948, che vivono ancora oggi, in gran parte, negli otto campi profughi gestiti dall’ONU che sono:
Jabaliya – 106 mila abitanti circa
Rafah – 95 mila abitanti circa
Shati – 78 mila abitanti circa
Nuseirat – 57 mila abitanti circa
Khan Younis – 63 mila abitanti circa
Bureij – 28 mila abitanti circa
Maghazi – 22 mila abitanti circa
Deir el-Balah – 19 mila abitanti circa

Di questi parte sono sorti in prossimità delle città, altri come Nuseirat e Bureij sono autosufficienti.

Una barriera di metallo costruita dagli Israeliani divide Israele dalla striscia di Gaza; inoltre vi è una zona tampone di altri 300 metri dalla parte della Striscia sempre controllata dall’esercito israeliano.
L’unica zona di confine non controllata completamente dagli Israeliani è il valico di Rafah al confine con l’Egitto. Dopo pressioni internazionali al momento la gestione del valico è affidata all’Egitto e il governo israeliano effettua i controlli tramite videosorveglianza ma non può effettuare fermi di persone. Il valico però è aperto solo per il transito di pedoni e le esportazioni, non sono concesse importazioni.
Ufficialmente le merci in ingresso dall’Egitto possono entrare solo dal valico di Kerem Shalom e da Israele solo dai valichi di Sufa e Karni, tutti controllati dall’esercito israeliano che frequentemente li chiude o limita il passaggio di merci per presunte ragioni di sicurezza.
A causa di queste chiusure e limitazioni sono stati frequenti i casi di carenza di scorte alimentari e altri aiuti umanitari e sono state seriamente compromesse le esportazioni perché le merci deperibili quali frutta e fiori andavano a male.
Il principale passaggio per recarsi in Israele, il valico di Erez, è stato inibito ai Palestinesi per lunghi periodi impedendo ai residenti a Gaza di andare a lavorare in Israele.

per L’altra Lombardia – SU LA TESTA
Mariella Megna

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