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il pane e le rose

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Silenzi e complicita’. Chi ferma il terrorismo di israele?

(14 Luglio 2006)

Non è un kamikaze palestinese che si è fatto esplodere in un autobus israeliano. Non è un’auto-bomba saltata in aria in un mercato di Bagdad. Non è un’esplosione avvenuta nella metropolitana di Londra o su un treno spagnolo. Non è un aereo pilotato contro una torre di New York.

Pioggia d’estate? Siamo in Palestina. E' quello che sta succedendo in questi giorni. I carriarmati israeliani avanzano in tutto il nord della striscia di Gaza. Dal 25 giugno ad oggi sono circa cento i morti palestinesi tra cui molti bambini, anziani, donne. Ma sono gli stessi massacri che succedevano ieri, un mese fa, un anno fa, cinque anni fa…

E’ il terrorismo di uno stato, Israele, che, oggi con il pretesto della sicurezza, continua l’operazione iniziata nel ’48: prendersi più territorio possibile di quella che era la Palestina storica. E per farlo, deve annichilire il popolo che in quelle terre vive da sempre e che nonostante una guerra che dura decenni, nonostante la complicità e i silenzi dell’occidente, nonostante l’abbandono totale dei regimi arabi, ha continuato e continua a resistere. Soprattutto ora che la democratica Israele dovrebbe riconoscere al governo palestinese il nemico Hamas democraticamente eletto.

Ancora una volta un pretesto: il rapimento di un soldato israeliano è solo l’occasione per portare a termine il progetto di cancellare ogni forma di autodeterminazione del popolo palestinese riducendo Gaza e la West Bank in enormi progioni a cielo aperto circondate da muri di carriarmati o di cemento armato alto otto metri. La striscia di Gaza è una prigione/porzione di terra lunga 40 km e larga 8, completamente isolata e con un milione di abitanti/prigionieri.

Incursioni nelle città e nei villaggi palestinesi, “omicidi mirati” e massacri indiscriminati, distruzione di case, sradicamento di ulivi, insediamenti di coloni in West Bank, check point, controllo dell’acqua, costruzione del muro attorno a territori spezzettati che vergognosamente ormai tutti accettano di chiamare stato di Palestina, arresti di resistenti (ma in Palestina resistono tutti/e, ), torture… Per liberare un soldato la punizione doveva essere collettiva: distruzione della centrale elettrica, lasciando senza energia 700000 persone, bombardamento di strade, scuole, ospedali.

Anche oggi, come sempre, in occidente o si tace o si minimizza! Quando non si diventa direttamente complici del terrore israeliano. La Palestina è isolata e abbandonata al suo destino.

Noi, a fianco dei nostri fratelli e sorelle palestinesi, a fianco dei refusnik (soldati israeliani che si rifiutano di prestare servizio nei territori), a fianco dei pacifisti israeliani, continuiamo invece a non rassegnarci e a fare ciò che possiamo contro le atrocità e le menzogne di chi è responsabile dei massacri e del silenzio sui massacri che da troppo tempo insanguinano i territori palestinesi.

Controinformazione, campagne di pressione sui governi e sulla comunità europea per fermare il massacro, boicottaggio dei prodotti israeliani, presenza internazionale nei territori occupati di appoggio ai progetti delle comunità locali e di interposizione nelle zone di guerra.

Informare/disobbedire/sabotare è il nostro modo di affiancare la loro/nostra resistenza!

csoa la chimica, circolo pink, giovani comunisti, rifondazione comunista, gruppo consigliare verdi-sole-che-ride, caosmosi...

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