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La guerra nei cieli

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(16 Agosto 2013) Enzo Apicella
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Arriva il DPEF: ennesimo attacco ai lavoratori pubblici!

(15 Luglio 2006)

La presentazione del Documento di Programmazione Economico e Finanziaria di questi giorni mostra le reali intenzioni del governo di centro sinistra.
Le allarmistiche dichiarazioni dei giorni precedenti del Ministro Padoa Schioppa sui conti pubblici approdano ad una manovra da oltre 35 miliardi di euro, con paventati tagli al pubblico impiego, agli enti locali, alla sanità ed al sistema previdenziale per ben 22 miliardi di euro, e l’ennesimo regalo alle imprese attraverso il cuneo fiscale.
Si fa un gran parlare in questi giorni dell’alto costo del lavoro sopportato dalle imprese, ma cosa sono stati i rinnovi contrattuali al ribasso, la precarizzazione e le esternalizzazioni se non un gigantesco cuneo fiscale regalato alle imprese?
L’accanimento contro la spesa pubblica continua, si vuol far ricadere ancora una volta il risanamento del paese sul lavoro dipendente, in continuità con le finanziarie del governo Berlusconi.
Nessuna inversione di tendenza nel DPEF rispetto alle politiche berlusconiane, nessun accenno alla stabilizzazione degli oltre 300.000 precari pubblici, né alla tanto sbandierata tassazione delle rendite, e neanche alla reintroduzione della tassa di successione. La previsione dell’inflazione programmata al 2%, poi, non permetterà neanche minimamente di recuperare il potere di acquisto dei salari falcidiato in questi anni.
Una finanziaria diversa non può che partire dalla redistribuzione del reddito, dal rilancio del servizio pubblico e dall’immediata stabilizzazione dei precari pubblici.
E’ necessario da subito organizzare una risposta allo smantellamento del servizio pubblico, a partire dal rifiuto della precarietà e della politica dei tagli, analizzando le ragioni per le quali negli ultimi dieci anni il pubblico impiego ha subito contrazioni occupazionali e crescenti carichi di lavoro (sanità e enti locali in primis), con migliaia di lavoratori socialmente utili e atipici che hanno coperto vuoti di organico ricevendo sussidi, senza alcuna copertura previdenziale.
La CGIL che oggi improvvisamente si vorrebbe ergere a paladina della lotta alla precarietà è corresponsabile dell’applicazione sistematica di tipologie contrattuali precarie nei vari contratti nazionali ed anche nel pubblico impiego.
Nessuna iniziativa da parte dei sindacati confederali per una proposta di legge-sanatoria per assumere nell’arco dei prossimi 3/4 anni tutti i precari della pubblica amministrazione, non una parola sui processi di esternalizzazione e sugli appalti che troviamo sempre più presenti nei programmi di mandato dei sindaci di centro sinistra.

E’ possibile cambiare rotta, a partire dal rifiuto del DPEF, ma sono necessarie alcune scelte quali:
la fine della politica dei tagli al personale e del blocco delle assunzioni nel pubblico. Se si vuole discutere di risparmi di spesa si cominci, per esempio, dalla piaga delle consulenze che hanno comportato un costo di 1,2 miliardi di euro solamente nel 2004;
un percorso che permetta la re-internalizzazione dei servizi ceduti ai privati e dei lavoratori esternalizzati, assorbendo nei ruoli delle amministrazioni pubbliche tutto il personale esternalizzato;
un bilancio dei processi di privatizzazione e di aziendalizzazione visto che i costi di questi processi sono stati in molti casi maggiori abbattendo i presunti risparmi solo sulla contrazione del costo del lavoro;
un contratto unico per tutta la PA visto che, tra un ministeriale e un lavoratore di un ente locale con lo stesso profilo professionale, passano anche 200 euro di differenza;
l’assorbimento in ruolo di tutti i precari della PA,
poichè l'utilizzo di tipologie contrattuali precarie contrasta con
l'articolo 97 della Costituzione, (principio del buon andamento della
pubblica amministrazione) ed è particolarmente odioso se ad applicarlo sono amministrazioni pubbliche che dovrebbero farsi garante dei diritti e delle tutele dei lavoratori e dei cittadini e che istituzionalmente forniscono servizi che hanno il carattere della stabilità e della continuatività;
il rilancio del servizio pubblico e il ritorno ad una legislazione del lavoro che ribadisca la centralità del contratto a tempo indeterminato;
la stabilizzazione di tutto il personale Lsu/Lpu e il riconoscimento dei periodi lavorati anche ai fini previdenziali.

Queste sono le basi di partenza di una battaglia complessiva contro i tagli di DPEF e finanziaria e contro la precarietà nella PA che deve incidere sulle scelte di fondo che regolano assunzioni, dotazioni organiche, gestione dei servizi, processi di riorganizzazione.

COBAS Pubblico Impiego
aderente alla Confederazione COBAS

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