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(9 Aprile 2013) Enzo Apicella

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La pedagagia del tappabuchi

Pisa: genitori, lavoratrici delle cooperative e cobas interrompono la cerimonia di inaugurazione del settembre pedagogico

(23 Settembre 2006)

14 settembre. Come noto da mesi, aprono le scuole. La mensa, invece, aprirà il 3 ottobre. Un ritardo che crea enormi problemi alle famiglie e che viola il diritto dei bambini all'istruzione, tanto nelle materne quanto nelle elementari. Il tempo scuola è brutalmente tagliato (dalle 16 alle 6 ore settimanali secondo la tipologia di scuola) mentre il momento del pasto è degradato da momento educativo e formativo a servizio opzionalmente fornibile secondo decisioni e volontà dell'amministrazione comunale.

Eppure il ritardo nell'avvio del servizio mensa è solo la punta di un iceberg di tagli e risparmi sulla scuola da parte di un'amministrazione che pretende di trasformare i diritti - ad una scuola di qualità pubblica garantita per tutti i bambini e le bambine così come ad un lavoro stabile, dignitoso, equamente retribuito per le lavoratici e i lavoratori - in fonti di profitto.

Infatti:

1. i due nuovi nidi cosiddetti "comunali", quello di Riglione e quello di S. Rossore, sono intermente gestiti da privati, ovvero da 5 cooperative che si sono temporaneamente associate e che, per inciso, erano le uniche a partecipare al bando di gara; due nidi insomma interamente strutturati sul precariato; chissà che fine ha fatto la valenza educativa del servizio pubblico e il diritto alla continuità didattica.;

2. nei nidi propriamente comunali la carenza cronica di educatrici è "coperta" non con assunzioni stabili e neanche con incarichi annuali ma con contratti a termine che scadranno il 21 dicembre 2006 - tanto per risparmiare anche sulle vacanze natalizie; dal 7 gennaio si vedrà.

3. le 5 cooperative che hanno vinto gli appalti per i nidi privatizzati devono anche gestire, senza aver concorso ad alcuna gara specifica ma con una "estensione" della "vittoria", anche il sostegno per i bambini diversamente abili tanto nei nidi (tutti) che nelle materne comunali; la prerogativa richiesta dal comune a queste cooperative è stata l'assunzione di personale laureato: nei fatti il personale impiegato è alla prima esperienza e senza abilitazione all'insegnamento; in ogni caso, l'affidamento annuale dell'incarico lede il diritto alla continuità didattica; va inoltre sottolineato l'arretramento dell'idea stessa di sostegno che cessa di essere "sostegno alla classe" per diventare accudimento al singolo bambino; nelle scuole statali gli insegnanti di sostegno sono abilitati all'insegnamento, specializzati e parte del corpo docente;

4. le mense degli asili nido sono partite, è vero, ma con il personale dimezzato o peggio: come è possibile garantire la qualità della mensa se il lavoro che prima veniva svolto da due addetti comunali a 7 ore giornaliere deve essere prodotto da 1 addetto, esternalizzato, assunto per 4 ore?

5. la gara per la gestione delle mense, affidata con appalto annuale e gara al massimo ribasso, ha visto, quest'anno, cambiare la ditta aggiudicatrice; questo da un lato ha comportato i ritardi nella fornitura del servizio, dall'altro costringe i lavoratori precari ad un umiliante vagare da un datore di lavoro all'altro, costretti ad accettare condizioni di lavoro sempre peggiori, in un vortice di ricatti che è impensabile non abbia ricadute complessive.

6. la ditta DA che ha vinto l'appalto (al massimo ribasso) per le mense è anche il fornitore delle derrate alimentari: è difficile pensare a materie prime di qualità quando si deve trarre il massimo profitto dall'abbattimento vertiginoso dei costi a meno che non sia sufficiente lo sfruttamento selvaggio della manodopera. E pensare che nei nidi dovrebbe essere garantito il biologico.

L'amministrazione comunale sostiene che sono economiche le ragioni dei disservizi, che le ditte esterne chiedono sempre più soldi,che non si può fare, insomma, le nozze con i fichi secchi. In realtà quanto stanziato in bilancio per le scuole è una cifra ridicola che rende impensabile garantire una scuola di qualità ne' fino al 3 ottobre, ne' dopo.

In realtà l'errore di fondo sta nel pensare alle scuole, di tutti gli ordini, come aziende da mettere a profitto: la scuola deve essere diritto universale, uguale per tutti i bambini e le bambini, senza discriminazioni legati allo stato di salute, al reddito familiare, alla circoscrizione di appartenenza. Non è sulle educatrici, sugli insegnanti di sostegno, sulla qualità della mensa che il Comune può risparmiare, ne' avvallando il degrado delle scuole e lo sfruttamento di lavoratori sempre più precari. Magari si potrebbero ridurre le consulenze esterne e non regalare decine di migliaia di euro ai dirigenti "rottamati" dal Comune.

E' solo chiudendo con la filosofia aziendalista, rinunciando alle esternalizzazioni, assumendo stabilmente i lavoratori necessari che si può tornare a gestire la scuola come bene pubblico e diritto dei bambini.

Lavoratrici e lavoratori dei servizi educativi, Comitato genitori per la difesa della scuola pubblica, Confederazione Cobas

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