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No alla finanziaria di Prodi-Padoa Schioppa

Non abbiamo cacciato Berlusconi per fare nuovi sacrifici sotto Prodi

(15 Ottobre 2006)

Il ministro Padoa Schioppa, da sempre garante dei banchieri, l'ha detto con una chiarezza candida: "Il mondo dell'impresa è il vero beneficiario di questa legge finanziaria. Sommando riduzione del cuneo fiscale, crediti di imposta, fondi per la ricerca, la finanziaria dirotta sulle aziende un terzo delle risorse destinate allo sviluppo. Non era mai accaduto in passato." (La Repubblica, 12 ottobre).

Tutto vero. Salvo una piccola omissione: a pagare questo nuovo gigantesco regalo alle grandi imprese, è chiamata la larga maggioranza della società italiana; un settore di ceto medio, ma soprattutto il grosso del lavoro dipendente e delle masse popolari.

Altro che "pianto dei ricchi", come affermano i nuovi imbroglioni di governo! Milioni di lavoratori sono penalizzati dalla stessa riforma delle aliquote; tutti i lavoratori sono colpiti dalla nuova ondata di tasse locali annunciate, dall'odiosa introduzione di tickets sanitari su pronto soccorso, visite, esami, ricette; dalla riproposizione del taglio di 600 milioni di euro alla scuola pubblica già realizzato dal governo Berlusconi (combinato con l'aggiunta di maggiori risorse per le scuole private); dall'incremento delle spese militari per armamenti e missioni (art.113). Per non parlare di quel "memorandum" di intesa sulle pensioni che già rivendica, entro il 31 marzo, l'elevamento dell'età pensionabile e la revisione dei coefficienti: cioè un nuovo colpo a lavoratori e disoccupati attuali, e un ulteriore abbattimento delle pensioni pubbliche dei pensionati futuri, ossia dei giovani d'oggi.

BERTINOTTI ED EPIFANI CAPITOLANO AI BANCHIERI

Vergogna! Se un simile programma l'avesse annunciato quel governo Berlusconi che giustamente abbiamo insieme cacciato, oggi saremmo alla preparazione dello sciopero generale. Invece, siccome a vararlo è un governo di centrosinistra, tutte le nuove sinistre di governo (a partire dal PRC di Bertinotti) e tutte le burocrazie sindacali (a partire da Epifani) si ergono a sostegno della finanziaria o addirittura la presentano spudoratamente come "finanziaria di svolta", col fine evidente di bloccare ogni reazione di lotta e difendere Prodi che è poi difendere il proprio ministero, il proprio sottosegretariato, la propria poltrona. Si conferma così ancora una volta quanto diceva Agnelli: "I governi di centrosinistra possono fare meglio autentiche politiche di destra". Col risultato paradossale, oltretutto, di regalare proprio alle destre uno spazio pericoloso di recupero e di rimonta, come è già accaduto negli anni '90.

VOLTARE PAGINA: BASTA COL NEGOZIARE SACRIFICI

E' ora di dire basta a questa politica! Milioni di lavoratori e di giovani non hanno lottato contro Berlusconi per fare sacrifici sotto Prodi. Non hanno lottato contro Confindustria per fare da sgabello a qualche nuovo ministro "di sinistra" (o a qualche nuovo presidente della Camera) all'interno di un governo del grande capitale.

E' necessaria una svolta. Questa finanziaria va respinta con una risposta generale di lotta che affermi una volta per tutte un punto di fondo: i lavoratori non sono più disposti a fare sacrifici per gli industriali, i banchieri, i loro governi; né a negoziare i programmi padronali, magari alla ricerca del "meno peggio", lungo il piano inclinato dell'ulteriore arretramento e della resa. Perché la storia degli ultimi vent'anni dimostra che proprio questa politica è "il peggio" per il movimento operaio.

Va ribaltato allora questo scenario. Lo sciopero generale contro la finanziaria indetto unitariamente per il 17 novembre da tutte le forze coerenti del sindacalismo di classe, può essere un primo passo importante in questa direzione. Per questo lo sosteniamo pienamente.

PER UN PROGRAMMA INDIPENDENTE DEL MONDO DEL LAVORO

Più in generale va finalmente posto al centro dello scontro non il programma dei padroni, ma una piattaforma rivendicativa dei lavoratori. Una piattaforma che punti a unificare il mondo del lavoro, i precari, i disoccupati, le grandi masse popolari, attorno ad un programma di rivendicazioni comuni:

- Un forte aumento salariale per l'insieme del lavoro dipendente.

- Il ripristino della previdenza pubblica a ripartizione e il pieno controllo dei lavoratori sul proprio TFR.

- L'abolizione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro, con l'assunzione a tempo indeterminato di tutti gli attuali lavoratori precari.

- Un vero salario sociale ai disoccupati in cerca di lavoro, che li sottragga al degrado del supersfruttamento e al ricatto della criminalità.

- Un piano di nuovi investimenti pubblici, sotto controllo popolare, nella scuola pubblica, nella sanità pubblica, nell'edilizia sociale, pagati da una tassazione progressiva dei grandi patrimoni, delle grandi rendite, dei grandi profitti; dall'abolizione dei trasferimenti pubblici alle grandi imprese private; dall'abbattimento delle spese militari.

- La nazionalizzazione, senza indennizzo, e sotto controllo dei lavoratori, delle industrie in crisi o che licenziano, a difesa dei posto di lavoro e quale condizione di una loro eventuale riconversione.

- La nazionalizzazione delle banche, largamente coinvolte in tutti i grandi scandali nazionali (bond argentini, Cirio, Parmalat, calcio…) e strumento di rovina verso ampi settori di lavoratori e piccoli risparmiatori.


VINCERE SI PUO'

Un programma "impossibile"? Lo è solo per l'economia capitalista, i suoi profitti, le sue regole del gioco, i partiti che la difendono. Proprio per questo, una seria lotta di massa su un programma unificante dei lavoratori per i lavoratori, può attaccare a fondo questa organizzazione della società, può ribaltare i rapporti di forza, può aprire la prospettiva dell'unica vera alternativa: un'alternativa anticapitalista e socialista in cui a governare siano finalmente i lavoratori e le lavoratrici e non un'esigua minoranza di industriali e di banchieri. In cui l'intera società possa essere riorganizzata da cima a fondo in base alle esigenze collettive e non al profitto di pochi. Peraltro solo una seria e radicale lotta di massa per un programma unificante del mondo del lavoro può strappare, cammin facendo, risultati concreti e conquiste parziali. Come ha dimostrato la splendida rivolta di milioni di lavoratori e giovani francesi che pochi mesi fa ha costretto il governo di centrodestra a ritirare le sue leggi di precarizzazione. Perché questo sarebbe "impossibile" in Italia?

PER IL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

La verità è che si può tornare a vincere, si può ribaltare la lunga china delle sconfitte. Ma è necessaria una sinistra nuova: una sinistra che rompa con gli interessi capitalistici, che stia fino in fondo dalla parte dei lavoratori, che si opponga ai governi delle classi dirigenti, che lotti per l'unità dei lavoratori e delle loro organizzazioni in piena autonomia dai loro avversari. Una sinistra, insomma, che assuma l' alternativa anticapitalistica come proprio programma generale.

Il Movimento per il Partito Comunista dei lavoratori vuole costruire questa sinistra nuova e vera.

PER UNO SCIOPERO GENERALE CONTRO LA LEGGE FINANZIARIA.

PER L'UNITA' DI LOTTA DEI LAVORATORI E DELLE LORO ORGANIZZAZIONI ATTORNO A UN PROPRIO PROGRAMMA INDIPENDENTE.

PER RILANCIARE UN'OPPOSIZIONE ANTICAPITALISTICA, PER UNA VERA ALTERNATIVA.

PER COSTRUIRE IL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI, UNA SINISTRA CHE NON SI VENDA.

Movimento per il Partito Comunista dei Lavoratori

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