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L'Italia tripudia la guerra

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(5 Novembre 2010) Enzo Apicella

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Somalia: gli ascari alle porte

E la scandalosa scelta di campo italiana

(7 Novembre 2006)

Sono islamiche, sono antiamericane, quindi le Corti somale sono tacciate di qaedismo.

Sono mesi, sin da quando il variegato movimento guerrigliero unitosi nel fronte che va sotto il nome di Unione delle Corti Islamiche ha cacciato dalla capitale gli ultimi signori della guerra foraggiati dagli occidentali, che la stampa occidentale insiste con questa ignobile campagna di disinformazione e criminalizzazione.

La stessa stampa tenta disperatamente di accreditare il Governo di Baidoa (TFG) come legittimo.
Per loro e’ legittimo infatti solo chi si vende agli interessi dell’imperialismo euroamericano.

Un imperialismo che gia’ invase la Somalia e se ne dovette andare con la coda tra le gambe—non senza aver compiuto ogni sorta di sopruso e crimini (nessuno dimentichi quelli di cui si macchiarono i soldati italiani, le raccapriccianti immagini di giovani somali seviziati e torturati dai nostri gloriosi Para’ ).
Con soldati impegnati a prendere legnate su troppi fronti, impossibilitati quindi a orchestrare una nuova invasione, gli occidentali, memori della tecnica fascista di arruolare al proprio servizio tribu’ locali contro il movimento indipendentista etiope, per una crudele nemesi storica, adoprano oggi l’Etiopia per stroncare sul nascere la rinascita della Somalia.

Truppe etiopiche sono infatti penetrate da mesi in Somalia e si sono installate nella cittadina di Baidoa, dove il governo mafioso e fantoccio TFG, privo di ogni legittimita’ popolare, ha il suo quartier generale.
E’ la prima fase della probabile (dopo la stagione delle piogge) invasione della Somalia da parte delle truppe etiopiche.

L’Italia Dalemiana, erede del colonialismo fascista, ha in effetti una voce in capitolo.
L’Italia Dalemiana e’ anche stavolta scandalosamente “equivicina”.

In che senso e’ presto detto: sta dalla parte del governo fantoccio di Baidoa.
Ce lo fa sapere Mario Raffaelli, che lavora in stretto contatto con la pacifista rifondarola Patrizia Sentinelli.
Dice Raffaelli che l’Italia scongiura la guerra ma pone alle Corti Islamiche due condizioni: “Riconoscere l’autorita’ del presidente Abdullah Yusuf e accettare la Costituzione” (Corriere della Sera del 4/11).

Ma chi e’ questo Yusuf? Un piccolo criminale della guerra che spadroneggia nel Nord della Somalia (Puntland), salito in auge come uomo di Bush nella caccia ai “qaedisti” oggi al diretto servizio di Addis Abeba.
Egli fu eletto Presidente nell’agosto 2004 da un “parlamento” di mafiosi notabili tribali in quanto garante degli interessi euroamericani e con l’appoggio aperto del governo Berlusconi-Fini .
Per quanto riguarda la cosiddetta Costituzione e’ meglio stendere un pietoso velo.

Che il governo di sinistra chieda ai movimenti che hanno liberato Mogadiscio da questi satrapi di riconoscere Yusuf come presidente legittimo e’ un gesto gravissimo quanto scandaloso.
Scandaloso perche’ mostra fino a che punto la politica estera italiana nel Corno d’Africa non sia cambiata di una virgola dopo lo sfratto di Berlusconi e Fini.
Gravissimo perche’ questa richiesta lungi dall’essere equivicina o neutrale e’ un appoggio sfacciato ai signori della guerra, al governo fantoccio di Baidoa e dunque un implicito semaforo verde all’aggressione per conto terzi da parte dell’Etiopia.

Notiziario del Campo Antimperialista ... 6 novembre 2006

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Commenti (1)

rischio di incendio nel Corno d'Africa

troppo spesso i toni esasperati usati da chi dice cose giuste (Voi, in questo caso) aiutano la grande disinformazione organizzata.
Detto questo voglio puntualizzare alcune cose che possono forse essere utili alla riflessione comune.
a- l'unione delle corti islamiche non è un glorioso fronte patriottico, bensì un agglomerato di movimenti di vaga ispirazione religiosa ben ancorati nella profonda cultura tribale somala. Attualmente i vertici delle corti sono riconducibili ad una sub-tribù. Tali vertici sono fortemente ispirati ed aiutati da forze straniere che, apparentemente, sostengono una linea politico-religiosa fondamentalista. Sicuramente tra i miliziani somali vi sono numerosi stranieri riconducibili ai gruppi del fondamentalismo islamico.
b- le Corti non sono apparse dal nulla. Esse hanno trovato terreno fertile nella povertà e nel degrado in cui è stata abbandonata la popolazione somala (da parte dei Paesi cosiddetti amici) negli ultimi 15 anni di anarchia.
c- la cultura e l’islam somali sono (per capirci uso un termine con cui abbiamo dimestichezza) molto laici. Ad esempio, le donne hanno sempre avuto e continuano ad avere un ruolo molto attivo nella vita sociale. Da ciò deriva che l’iniziale sostegno alla tempesta sollevata dalle Corti contro gli odiati war-lords, si stempera mano a mano che le frange più oscurantiste (ed assolutamente minoritarie, per ora) delle corti cercano di imporre modelli comportamentali che limitano la libertà individuale.
d-la natura profondamente tribale della cultura somala porta ad anteporre l’appartenenza alla fede o all’ideologia. Quindi in molti ritengono che, cessata la spinta iniziale, di fronte alle responsabilità di governo, una implosione dell’Unione delle Corti sia possibile.
e-la presenza etiopica in Somalia è giustificata (in termini speculativi) dal loro forse fondato timore che la spinta della conquista possa oltrepassare i confini Somalo-Etiopici, risvegliare i malesseri mai sopiti nelle aree che non amano il potere centrale di Addis Abeba e portare quindi grandi problemi. Allo stesso tempo Addis Abeba si trova davanti ad un bivio drammatico, infatti un’Etiopia impegnata in operazioni militari contro la Somalia farebbe comodo alla strategia dell’Eritrea, che è interessata all’apertura di un secondo fronte nella parte meridionale del territorio del suo rivale. Con buona probabilità un confronto militare aperto tra Etiopia e Corti Somale accenderebbe un fuoco a lenta combustione che potrebbe bruciare tutto il Corno d’Africa, per cominciare.
f-la Somalia, volente o nolente, è diventata la linea di confronto e scontro tra l’idea e la pratica di un Islam aggressivo ed oscurantista e la cultura tradizionalmente aperta al pluralismo ed al sincretismo dell’Africa sub-sahariana.

(9 Novembre 2006)

A.Madale

abdmadale@gmail.com

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