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(10 Gennaio 2010) Enzo Apicella
Dopo la rivolta degli schiavi di Rosarno

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La schiavitù è passata

(21 Ottobre 2006)

Mani Sporche nasce all'indomani della pubblicazione del reportage di Fabrizio Gatti. E' un comitato spontaneo e permanente che intende documentare lo sfruttamento dei lavoratori migranti ed italiani nelle campagne della Capitanata, far pressione sulle istituzioni e gli operatori economici, smascherare l'ipocrisia degli ipocriti, raccogliere l' indignazione degli indignati e non dar pace agli indifferenti.
In occasione della manifestazione nazionale di domani contro lo sfruttamento del lavoro in agricoltura, per la legalità e i diritti, Mani Sporche diffonderà il seguente volantino.

la schiavitù è passata

Nella campagne del Tavoliere la gente lavora, viene sfruttata, umiliata, spesso muore, per meno di 20 euro al giorno. Senza garanzie, senza poter guardare il faccia il proprio aguzzino. Senza poter protestare. Nell'assoluto silenzio delle istituzioni. Nell'assoluta impotenza dei sindacati.

Accade da anni: immigrati ridotti in schiavitù, un mercato di esseri umani gestito da caporali, sevizie, percosse, stupri. Di questo ha scritto a settembre Fabrizio Gatti per L'Espresso. E giornalisti, politici, poliziotti, magistrati hanno replicato: "lo sapevamo". Anche gli ispettorati del lavoro e le commissioni parlamentari hanno annuito. Per tutti è sembrato più importante, nella terra dei furbi, non passare per ingenui.

I nuovi schiavi sono vittime della Bossi-Fini (degna erede della Turco-Napolitano) che marchia come illegali gli immigrati, esponendoli al ricatto. Vittime di un sistema, quello agricolo, che da tempo è diventato extra-territoriale rispetto alle regole, dove prevalgono violenza e sopraffazione. Prebende pubbliche, truffe all'Unione europea, all'Inps, produzioni contraffatte. I braccianti, di qualunque provenienza e colore della pelle, sono gli anelli deboli di un sistema che per competere si regge sull'abbattimento dei costi del lavoro (già contrattualmente miserabili) e su un sistema malavitoso di controllo del mercato. Quello del pomodoro, ad esempio, è dominio incontrastato della camorra.

Il pomodoro è rosso del sangue dei suoi raccoglitori. L'ha candidamente ammesso anche la stessa Coop, che garantisce e si vanta di commercializzare prodotti non ottenuti con lo sfruttamento del lavoro (salvo poi sperimentare le più vessatorie forme di flessibilità e precariato al proprio interno). Chi avesse a cuore l'eticità dei prodotti che consuma, può tranquillamente dire addio a pomodori e pizza. Ma anche all'uva e all'olio. Insomma: le schiene piegate dei braccianti subiscono scientificamente il peso del lavoro nero o grigio, dello sfruttamento, nelle sue differenti sfumature.

E l'indignazione è falsa, anche agli alti livelli: mentre il governo –in controtendenza, dicono, con l'esecutivo Berlusconi- annuncia misure dure contro lo sfruttamento, le aziende agricole che per decenni hanno evaso i contributi previdenziali per le giornata lavorative dichiarate (la metà di quelle realmente fatte svolgere nel nero più totale) si sono viste regalare dal ministro De Castro un condono: sconto del 70 per cento e possibilità di rientrare del debito in 20 anni. Tra aguzzini ci si scambia regali. Anche questo lo sapevamo.

Presso il Laboratorio politico "Jacob" (via Mario Pagano, 38) è disponibile il dossier.

Comitato permanente "Mani sporche" – Foggia
manisporche.info@gmail.com
Sito: http://manisporche.wordpress.com

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