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(9 Febbraio 2012) Enzo Apicella

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(No basi, no guerre)

Vicenza: i giochi sporchi di CGIL & C.

L'unica forma coerente di solidarietà possibile: lo sciopero generale a Vicenza.

(2 Febbraio 2007)

Mentre stanno giungendo numerose adesioni alla manifestazione del 17 febbraio anche da parte di varie strutture ed esponenti sindacali, è necessario soffermarsi sull’atteggiamento, tutt’altro che cristallino, della Cgil vicentina nei confronti della mobilitazioni in atto contro il progetto Ederle-2.

Una premessa necessaria per comprendere la logica di certe manovre, volte a far rientrare dalla finestra quanto la lotta popolare aveva messo alla porta, è che localmente in primavera si terranno le elezioni provinciali.

Già in occasione della grande manifestazione del 2 dicembre 2006, la Cgil aveva voluto prendere le distanze dall’opposizione sociale rappresentata dall’Assemblea permanente; ma in queste ultime settimane certi giochi politici si sono fatti ancora più evidenti.

Il 21 gennaio su “Il Giornale di Vicenza” viene pubblicato un intervento, a firma del segretario della Cgil locale, Oscar Mancini, dal titolo emblematico: “Bisogna isolare i pochi facinorosi”.

Questa presa di posizione, è subito apparsa quanto meno ambigua.

Innanzitutto, poiché a tutt’oggi le mobilitazioni contro la Ederle 2 si sono dimostrate del tutto pacifiche (a meno che non si voglia considerare come “violenza” il blocco di alcuni treni o i presidi, inevitabilmente animati, sotto il municipio…), non si comprende proprio perché il sunnominato dirigente sindacale abbia sentito il bisogno d’agitare lo spettro dei “pochi facinorosi” che farebbero diventare un “boomerang” certe manifestazioni.

Neanche una parola spesa invece per denunciare il crescente clima da stato di polizia che sta stringendo Vicenza e la manifestazione del prossimo 17 febbraio, quale spettacolare intimidazione armata verso chi, inerme, rifiuta la guerra e le sue basi.

Mentre il sindaco Hullweck (Forza Italia) definisce come “delinquenti” quanti stanno lottando in prima persona, anche la Cgil giunge così a prestarsi ad una criminalizzazione preventiva, dando per scontato che ci sono dei buoni e dei cattivi.

Il problema per Cgil & C. è, evidentemente, un altro e riguarda lo sviluppo orizzontale, autogestito e senza deleghe dell’opposizione alla militarizzazione del territorio vicentino; infatti, nello stesso intervento si può leggere che l’obiettivo prevalente anche per la Cgil è quello, non tanto di bloccare la nuova base Usa, ma “di far funzionare la democrazia (non solo a livello formale) ricollegando la partecipazione popolare alle istituzioni politiche”.

Tale preoccupazione però non si è fermata qui, in quanto viene poi divulgata una piattaforma fasulla per la manifestazione del 17 febbraio, con gli stessi contenuti filoistituzionali e persino le stesse parole dell’intervento del segretario Cgil, firmato in modo del tutto arbitrario e scorretto come “Coordinamento dei Comitati NO al Dal Molin”. Tale documento viene ripreso e fatto circolare oltre che dalla Cgil anche da settori Ds, mentre appare sul sito nazionale di Rifondazione Comunista spacciato come il documento d’indizione del 17 febbraio. Scopo evidente dell’operazione è oscurare la vera piattaforma discussa e stilata dal Presidio Permanente contro il Dal Molin (il cui testo è da tempo leggibile nel sito www.altravicenza.it), in cui tra l’altro sta scritto: “Ai politici e agli uomini di partito che condividono la responsabilità di Governo locale e nazionale rivolgiamo l’invito a partecipare senza le proprie bandiere; vi chiediamo un segno di rispetto verso le tante donne e i tanti uomini che in questi giorni si sono sentiti traditi dai partiti e dalle istituzioni”.

Infatti la solidale esperienza collettiva che sta opponendosi alla Ederle-2 non “ha imboccato la strada dell’antipolitica”, come sostiene strumentalmente la Cgil, ma anzi sta esprimendo il più alto livello della partecipazione sociale, mentre le istituzioni politiche hanno perso ogni credibilità davanti alla maggioranza delle persone che hanno votato e riposto fiducia in quei partiti che poi si sono dimostrati collusi o passivi di fronte a questo progetto antipopolare e antidemocratico.

Per questo, ci sentiamo di chiedere a tutti i lavoratori e ai militanti della Cgil che, ancora in buona fede, stanno partecipando all’organizzazione e alle iniziative del Presidio permanente di fare la loro parte anche dentro il sindacato, esigendo dai loro dirigenti l’unica forma coerente di solidarietà possibile: lo sciopero generale a Vicenza.

Antimilitaristi anarchici

Fonte

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Ultime notizie del dossier «No basi, no guerre»

Commenti (4)

Giudicate voi

Titolo emblematico o "titolo smisuratamente forzato" come scrive il settimanale Carta. .Ecco il passaggio incriminato del mio articolo sul Giornale di Vicenza: "....Non può essere consentito ad alcuno di prestare il fianco a quanti vogliono screditare il movimento presentandolo come la protesta di “pochi facinorosi”. Ha ragione Lidia Menapace quando ci dice che certe manifestazioni possono essere un boomerang.In questi mesi abbiamo accumulato un grande credito a Vicenza e nel Paese. Utilizziamolo con intelligenza per continuare insieme la lotta in modo unitario e pacifico per allargare il campo delle forze impegnate in questa difficile ma non impossibile lotta".

(3 Febbraio 2007)

Oscar Mancini segretario generale CGIL Vicenza

segreteria@cgilvicenza.it

il 17 a Vicenza

Ciao, io sono una dei Comitati dei Cittadini di Vicenza ed il nostro appello esiste ed è ampiamente diffuso e vi sono molte adesioni. (comitativicenza@libero.it)
Il nostro slogan è "Contro la guerra e le basi di guerra per la pace e la giustizia".
In estrema sintesi noi sosteniamo che la comunità locale non può essere irrisa ma va ascoltata. Chiediamo ai responsabili della politica italiana di labvorare con coraggio e tenacia per evitare lo scollamento della società dalle istituzioni.
Chiediamo a tutti di partecipare con l'orgoglio della propria appartenenza e con l'esposizione dei propri simboli.
Molto probabilmente noi non partiremo dalla stazione.

(6 Febbraio 2007)

stefani stefania

comitativicenza@libero.it

CORTOCIRCUITO commento ad un goffo tentativo di salvare l'insalvabile

Accogliamo l’invito di Mancini che dice: «Giudicate voi».

Innanzitutto, chi voglia leggere l’intero testo dell’articolo di Mancini lo può fare qui: http://www.altravicenza.it/dossier/dalmolin/doc/20070121GdiVi01.asp

Primariamente, mettiamo un po’ d’ordine. Se in tale articolo il segretario della CGIL vicentina diceva che «un certo sentimento di antipolitica» è presente «in certe aree del movimento», nel contro-appello cigiellino per la manifestazione del 17 febbraio (leggibile su http://www.cgilvicenza.it) si sostiene semplicemente che «il malcontento» (sigh!) «ha imboccato la strada dell’antipolitica e dello scollamento della società dalle istituzioni». Insomma, il “movimento dei malcontenti” è antipolitico, e i firmatari del contro-appello puntano a riportarlo sulla via della politica chiedendo «ai responsabili della politica italiana di lavorare con coraggio e tenacia per scongiurare il malcontento» stesso. Problema: «i responsabili della politica italiana», quella “vera” con la P maiuscola, sono anche i responsabili del Sì alla costruzione della base (ops!), e proprio con quel Sì hanno determinato uno «scollamento» con la società del NO. Un bel problema davvero. Il contro-appello – operazione tutt’altro che raffinata contenente una contro-piattaforma politica – auspica che la Politica dei partiti e delle istutizioni riesca a riprendere le redini del movimento, «ricollegando – come dice Mancini nel suo articolo – la partecipazione popolare alle istituzioni politiche». Dove sta il punto? Quella che Mancini definisce «partecipazione popolare» è in effetti autorganizzazione popolare, che fa politica autonomamente, fuori dai partiti e dalle istituzioni i quali, a questo punto, non trovano nulla di meglio che definirla antipolitica. Che dire? Una poco raffinata e violenta operazione ad opera di facinorosi della Politica.

Nel comunicato (vedi sopra) che Mancini commenta si definisce «ambigua» la sua presa di posizione contenuta nell’articolo pubblicato su “Il Giornale di Vicenza” lo scorso 21 gennaio. Ora, le affermazioni del Mancini sono state sufficientemente ambigue da ispirare un titolo che recita: «Bisogna isolare i pochi facinorosi». Proprio un gran peccato. Che il Mancini, poco attento ai suoi stessi avvertimenti, apprestandosi a sottoscrivere un facinoroso contro-appelo, abbia prestato il fianco a facinorosi titolisti? Giudicate voi.

(8 Febbraio 2007)

FAI Padova

fai_veneziapadova@yahoo.it

Giudichiamo noi...

Credo che il Segretario regionale della Cgil dovrebbe qualche parola in più non ai soli anarchici, ma a tutte quelle donne e uomini che ieri sera tentavano di offrire una giusta soluzione all’ennesima difficoltà posta, non dal “governo amico”, ma da uno dei maggiori sindacati dei/lle lavoratori/trici italiane.
Ieri sera si è svolta una delle assemblee più mature, composte, eppure determinate e ferme nei contenuti, che posso ricordare in una situazione di stanchezza, pressione, tensione che alcune fasi della militanza di movimento comportano (chiunque abbia un po’ di esperienza a riguardo sa cosa sto dicendo..): e questo nonostante in questi ultimi giorni si sia assistito, sui giornali locali e nazionali, ad un richiamo illegittimo ed assurdo ai “violenti” in seno al movimento. Questo nonostante il movimento contro il Dal Molin abbia dimostrato unità nella radicalità dei propri propositi, e nessun ricorso ad alzare gratuitamente i toni e il livello dello scontro. In questo contesto, ciò che il Segretario della Cgil esprimeva qualche settimana fa in merito a violenti/non-violenti nel movimento ricorda, ahimè, il solito vecchio giochino del “divide et impera”, del tutto comprensibile, per altro, data la perdita di consenso a 360 gradi che stanno subendo i partiti di centro-sinitra in questo territorio (e non solo). Come dire, ognuno fa il proprio mestiere, e in questa situazione sarebbe bene chiarirci una volta per tutto da che parte si sta. Non esistono due movimenti, uno contro la Ederle2, ed uno per la “riduzione del danno” come sostiene, purtroppo, una donna intelligente come la Menapace. Esiste un solo movimento,un solo pensiero contro la costruzione di Ederle2 senza alcun dubbio o condizione. I dubbi e le condizioni li abbiamo sentiti nelle bocche dei ministri e dei sottosegretari, e per breve tempo, avendo lasciato spazio, ormai, alla sicura presa di posizione “pro Ederle2”. Su questo non c’è molto da ragionare. C’è invece da capire perché la Cgil decide, per la seconda volta, di scegliere un diverso concentramento da quello del movimento; perché la Cgil decide di sottoscrivere una diversa piattaforma (fin qui, niente di male) caratterizzata però da obiettivi paternalistici come il candidarsi a ricucire lo strappo tra cittadini e istituzioni, e ancora peggio ritenendo la legittima autonomia del movimento dal governo e dai partiti di Cs una espressione di “antipolitica”. Nessuno chiede alcuna ricucitura dello strappo istituzionale, qui chiediamo solo che la Ederle2 non venga costruita! Invece la Cgil decide di non essere presente all’assemblea di movimento di ieri, decide di scrivere una piattaforma diversa, volta a minare la legittimità di un luogo, di contenuti e di pratiche sostenute dal movimento contro il DalMolin, decide di fare un diverso concentramento per ribadire la sua non subalternità (come se qualcuno volesse togliere la specificità di qualsivoglia organizzazione), decide di garantire al maggior partito di governo di entrare in corteo, e di farlo subito dopo la testa, relegando in fondo i comitati locali, i centri sociali, le associazioni ecc.. che han costruito con sacrificio quotidiano tutto questo. Beh, francamente…..Se non fosse grave verrebbe da dare un buffetto sulla spalla al Segretario dicendo amichevolmente “stai scherzando, vero?”. Il movimento offre a tutti e tutte la partecipazione al corteo, perfino ai partiti che hanno scelto la strada del Si alla base, permette a tutti la giusta visibilità e garantisce a tutti lo stesso livello di protezione da eventuali provocazioni, facendosi carico del primo boy-scout fino all’ultimo squatter, discute piattaforme di cortei con chiarezza e trasparenza, cercando la massima unità e convergenza su contenuti chiari e radicali (appare evidente che la “possibilità” di una Ederle2 è contenuto non mediabile, essendo costitutivo e causa prima dell’esistenza stessa di un movimento, ma non c’è bisogno di dirlo). Pensare di imporre, con la forza e l’autoritarismo, l’entrata di un secondo corteo (visti i numeri) nel primo, mi pare davvero una provocazione.
Forse si potrebbe essere più coerenti: fare qualcosa di concreto per Vicenza indicendo lo sciopero generale, oppure essere del tutto coerenti con la “riduzione del danno” e fare un diverso corteo. Non ve lo sto chiedendo, anche perché io conto solo per me stessa, ma lo imporrebbero i fatti. Giudicate voi…

(8 Febbraio 2007)

Benedetta Cappa

benedettacappa@yahoo.it

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