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(27 Luglio 2010) Enzo Apicella
Il sito internet Wikileaks pubblica novantaduemila documenti segreti sulla guerra in Afghanistan

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(Imperialismo e guerra)

Afghanistan, un paese distrutto

(25 Febbraio 2007)

La guerra
Nel 2006 il conflitto in Afghanistan ha ucciso piu' di seimila persone. Dall'inizio del 2007, invece, si sono gia' contati piu' di 500 morti. Considerando che nei mesi invernali le attivita' militari sono ridotte a causa della neve che blocca gran parte del paese, e che nei primi due mesi del 2006 si erano contate poco piu' di 200 vittime, quest'anno sembra annunciarsi particolarmente sanguinoso. Negli ultimi mesi l'epicentro della guerra e' a sud, in particolare nelle province di Kandahar e Uruzgan, e in quella di Helmand, dove i talebani hanno conquistato due distretti in quindici giorni. Ma il conflitto e' ormai esteso anche alle province orientali, a ridosso del confine pachistano, e si sta allargando a ovest, nella zona sotto il comando militare italiano. Continuano gli attentati suicidi contro le truppe della coalizione, che coinvolgono anche la popolazione civile, e i talebani hanno annunciato di essere pronti a sferrare l'offensiva di primavera con almeno diecimila combattenti. Continuano anche i bombardamenti dell'aviazione Nato nel sud. Ogni raid aereo provoca decine di morti: tutti talebani, secondo il comando della Nato, quasi sempre civili secondo gli abitanti delle zone colpite. I civili muoiono anche colpiti dalle pallottole delle truppe straniere e dell'esercito afgano, che aprono il fuoco contro chiunque si avvicini troppo ai loro convogli. A ogni episodio, le scuse ufficiali della Nato non bastano a placare la rabbia della popolazione, sempre piu' insofferente rispetto alla presenza straniera.

Democrazia e governo centrale
L'Afghanistan sulla carta e' una democrazia parlamentare, ma di fatto continua ad essere amministrato a livello locale da forme di governo tribali. Fuori dalla capitale il potere del governo centrale cede il passo a quello dei leader religiosi (mullah e maulawi) e alle assemblee degli anziani (shura) che nei singoli villaggi dirimono controversie, amministrano la giustizia, gestiscono le risorse. Il presidente Hamid Karzai, ironicamente ribattezzato dagli afgani "il sindaco di Kabul", e' considerato dalla maggior parte della popolazione una marionetta nelle mani delle potenze straniere. Nel parlamento afgano siedono perlopiu' signori della guerra, che grazie alle elezioni del 2005 hanno potuto confermare a livello istituzionale il potere che gia' detenevano grazie al loro peso militare. I pochi deputati non compromessi si lamentano di avere le mani legate dalla maggioranza, che impedisce vere riforme in senso democratico per mantenere intatto il proprio potere. Il 20 febbraio 2007, tra le proteste di questa minoranza, la camera alta del Parlamento ha approvato una legge, gia' passata alla camera bassa, che "in nome della riconciliazione nazionale" garantisce l'amnistia a tutti coloro che hanno preso parte al conflitto che ha insanguinato il paese negli ultimi 25 anni: i criminali di guerra possono tirare un sospiro di sollievo, certi che non potranno piu' essere perseguiti.

Economia
Con un Pil procapite di 800 dollari (poco piu' di 600 euro) l'anno, l'Afghanistan continua a essere uno dei paesi piu' poveri al mondo. L'80% degli afgani e' occupato nell'agricoltura, di questi il 12% ha come unica fonte di sussistenza la coltivazione di papavero da oppio. La meta' della popolazione vive sotto la soglia di poverta'. La precaria situazione economica e' uno dei fattori decisivi nel reclutamento di combattenti da parte della guerriglia contro le truppe straniere: una recente ricerca nelle province meridionali di Helmand e Kandahar ha rivelato che, mentre lo stipendio di un afgano impiegato nell'esercito o nella polizia arriva a circa 30 euro al mese, chi combatte per i talebani viene pagato con somme che vanno dai 150 ai 450 euro al mese.

I diritti umani
Per la maggior parte degli afgani, i diritti umani esistono solo sulla carta. La condizione delle donne non ha subito quei drastici miglioramenti che la comunita' internazionale si aspettava, e nella gran parte del paese la situazione e' cambiata ben poco rispetto all'epoca talebana. Fawzia Koofi, vicepresidente della camera bassa del parlamento afgano, ha recentemente sottolineato che "secondo i dati Unifem, il 65% delle cinquantamila vedove di Kabul pensa al suicidio come unica via di uscita. La maggioranza delle donne afgane e' vittima di violenza e vive in media circa vent'anni in meno rispetto alle donne negli altri paesi del mondo". I matrimoni forzati sono all'ordine del giorno, cosi' come la violenza domestica. Al di fuori delle grandi citta', alle donne e' raramente concesso lavorare fuori casa. Il diritto all'istruzione continua ad essere ampiamente negato alle bambine, specialmente nel sud del paese. Il diritto alla salute soffre della mancanza di infrastrutture sanitarie qualificate nella maggior parte del paese e, ad eccezione di qualche ospedale gestito dalle organizzazioni non governative, le strutture sanitarie esistenti sono a pagamento.

La lotta alla droga
Il programma anti-narcotraffico si e' finora dimostrato un fallimento, costato diverse decine di milioni di dollari. Nel 2006, secondo un rapporto delle Nazioni Unite, la produzione di oppio e' aumentata del 59% rispetto all'anno precedente, e l'Afghanistan ormai detiene il monopolio pressoche' totale della produzione di eroina nel mondo. Le campagne di eradicazione delle colture, intraprese del governo afgano nelle province meridionali, stanno scatenando gli scontri fra l'esercito afgano e i contadini che cercano di difendere i loro campi.

Cecilia Strada, (figlia di Gino Strada, impegnata in Emergency, giornalista e documentarista)

Fonte

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