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Golf Club Lampedusa

Golf Club Lampedusa

(31 Marzo 2011) Enzo Apicella
Berlusconi a Lampedusa promette di cacciare i migranti e di costruire sull’isola un campo da golf e un casinò

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(La tolleranza zero)

Veltronia

(16 Luglio 2007)

Oggi, in tema di sicurezza, sentiamo spesso affermare, che occorre tener conto delle richieste dei cittadini, esigenze più volte manifestate anche tramite “accorate” lettere a quotidiani o estemporanee manifestazioni di quartiere. Tra questi cittadini troviamo elettori del centrosinistra, che si dichiarano delusi dalle timide politiche contro coloro i quali sono ritenuti responsabili dell’insicurezza sociale: immigrati e rom. Purtroppo, spesso dimenticando le mattanze di mafia nostrana, le violenze pedofile di persone “votate” a dio, gli abusi sessuali di italianissimi “machi”, i pilotati crack finanziari ( veri crimini sociali concepiti da stimati personaggi in doppiopetto ), coperti dalla politica e dalle amministrazioni locali.

Da buoni governanti, sensibili alle esigenze degli elettori, ascoltano volentieri questi cittadini, trascurando però, le popolazioni della Val Susa e di Vicenza, chi chiede più diritti civili e meno lavoro precario, coloro che vorrebbero pensioni adeguate, senza dover rovistare nei cassonetti dei rifiuti e quelli che lottano per una casa. Ipocritamente, fanno finta di non sapere che la mancanza di certezze future, rafforza l’insicurezza, la quale, inevitabilmente, porta ad attribuire responsabilità altrui allo straniero, al diverso da noi. Fa parte della spicciola sociologia: chi ha poco, se la prende con chi ha meno di lui, non potendo farlo con chi è più potente, con chi detiene il potere reale. Quest’ultimo poi, spinge affinché sussista il perenne status emergenziale: a livello mondiale, contro il terrorismo con l’implementazione di nuove guerre; localmente, mantenendo alta la fibrillazione contro il “diverso”, comodo bersaglio ad ogni “esigenza” securitaria. Si preferisce, quindi, non risolvere, prevenendolo, il “problema”, ma ad estirparlo ( così si vuol far credere ), attraverso il controllo poliziesco del territorio, la lotta al commercio ambulante e le deportazioni di umani lontano dalle città-immagine. E nulla conta se ciò implichi la riduzione delle libertà civili.

L’attuale Governo, dobbiamo ammetterlo, non sta tenendo fede al suo programma. Le amministrazioni locali, in tema di “sicurezza”, di fatto, stanno dimostrandosi all'altezza delle peggiori ( non attuate ), proposte dal centro-destra, strappando loro l’esclusiva.

Le abilità medianiche di certe Giunte ed il tam-tam di giornali compiacenti, sono tanto coinvolgenti, da far condividere ai cittadini scelte provenienti da altri luoghi. Tutte le intenzioni in materia securitaria, scaturite dal precedente Governo, sono state sdegnosamente respinte come illiberali, antidemocratiche e contrarie alla convivenza civile, mentre oggi, si redigono “carte dei valori”, tendenziose e banalmente riaffermanti principi costituzionali: voto non olet, il voto non puzza.

Dicevamo prima del programma dell’Unione. In un suo capitoletto, inerente l’immigrazione, si afferma di voler sostituire le parole chiudere, emarginare, civilizzare ( “valori” basilari del precedente governo ) con governare, accogliere, costruire convivenza. Ecco, crediamo che il “patto” firmato da Marrazzo, Gasbarra e Veltroni, vada nella direzione opposta.

Governare. Si è stati per anni incapaci di governare le esigenze dei cittadini stranieri e dei cosiddetti nomadi, resi reietti da politiche miopi e discriminatorie, delegando al volontariato ed all’associazionismo, carenze ed inettitudini gestionali. Si è invece dato risalto a false politiche d’inclusione, assistenziali ed occupazionali, dimenticando le morti sul lavoro, del lavoro nero e precario e le morti per il gelo invernale ( vedi senza-tetto assiderati, camper carbonizzati ).

Accogliere. L’accoglienza diviene fardello per una città protesa ad essere organismo autoreferenziale ed esempio di governance nazionale. L’accoglienza deve, quindi, inevitabilmente trasmutare in espulsione e rifiuto se si vuole mantenere intatto il set hollywoodiano, dove il cast deve obbedire al regista, cui spetta, a sua volta, rendere conto al produttore.

Costruire convivenza. Bandendo, si creano ghetti, lager, gulag. I cosiddetti zingari, come gli ebrei, hanno provato cosa significhi persecuzione. Così come gli omosessuali e i “diversi” di ogni genere. Espellere significa escludere, l’opposto di includere. Allontana dalle culture e dalla cultura migliaia di bambini e giovani, relegandoli in ruoli che debbono perpetuarsi, affinché continui ad esistere il nemico da additare. Allontana ed emargina lo straniero, affinché rimanga forza lavoro a basso prezzo, ricattabile e senza diritti, elemento occultato del prodotto interno lordo della città-vetrina.

Il “patto per Roma sicura” è una vergogna, che ci coinvolge tutti e non solo i destinatari incolpevoli.

Con il patto, si vogliono dare nuove prerogative alla Polizia municipale, investendola di compiti che prevedono “operazioni di controllo complesse”, procedendo a ridisegnarne le funzioni e il lavoro in rapporto alla visione politica o personalistica della sicurezza e, di fatto, accelerando le richieste di militarizzazione del corpo, con il conseguente uso delle armi. Ma il sindacato cosa dice?

La lotta per la sicurezza costa, ma i futuri interventi per “riqualificare” le aree sgomberate, porteranno ulteriori fondi provenienti dalla speculazione edilizia. Intanto, non è dato sapere da dove saranno ricavate le risorse per attuare le politiche repressive e la costruzione dei campi di concentramento, che i Presidenti ed il Sindaco hanno ritenuto di non concordare con i rispettivi Consigli ( a proposito: il Comune a chi demanderà la loro gestione? Chi vorrà farsene carico? ). La guerra per la sicurezza, si pretende venga estirpata con la lotta allo sfruttamento della prostituzione, ai rom ed agli ambulanti immigrati, novelli capri espiatori per cattive coscienze.

Gli stereotipi sui rom “nomadi”, derivano dalle incapacità di amministratori, che hanno da sempre preferito relegare gli stessi, in campi dove avrebbero fatto a meno di vivere.

L’ipocrisia inerente la lotta allo sfruttamento della prostituzione, meriterebbe una trattazione più approfondita, tenuto conto dei fruitori di tale mercimonio, presenti in tutte le classi sociali, e la varietà di luoghi dove esso ha luogo.

Rispetto la lotta alla contraffazione, sappiamo che essa non si sconfigge attraverso la repressione del commercio ambulante, ma colpendo la filiera che la produce divisa tra imprese marginali e destrutturate, nascoste negli scantinati, che sfruttano il lavoro e organizzano la produzione in modo illegale e quelle ben radicate, che combinano una attività regolare con una produzione di beni contraffatti.

Noi cittadini, organizzazioni ed associazioni democratiche, ci ribelliamo ad un patto profondamente razzista e discriminatorio. Ci opponiamo all’uso strumentale delle persone per le esigenze di “amministratori”, che necessitano di esposizioni medianiche, finalizzate al proprio carrierismo politico.

Ma le nostre perplessità, non riguardano solo l’ignominia di un accordo iniquo. Vorremmo sottolineare, come esso non sia altro che l’epifenomeno di intenzioni più recondite, tese a facilitare operazioni di “pulizia” ambientale ed urbana ( vorremmo dire etnica ) di una città set per spot pubblicitari, dove tutto deve essere irreprensibile ed impeccabile: l’Idea reificata. I nostri dubbi scaturiscono anche dalla mancanza di altri “target” e dalla carenza di soluzioni proficue, meno devastanti per le conseguenze che avranno sul tessuto sociale.

Avremmo voluto delle parole sul lavoro nero ed i “caporali”che lo sostengono e sulle aziende che lo finanziano; avremmo voluto la certezza della lotta alla speculazione edilizia e fondiaria; avremmo voluto l’impegno contro l’evasione fiscale su tuguri affittati a nuclei di ambulanti immigrati o studenti fuori sede; avremmo voluto anche il « presidio » di certi circoli esclusivi, dove prostituzione e droga non sono meno presenti che altrove. Forse era pretendere troppo. L’immagine da cartolina patinata è salva.

Concludiamo, ribadendo la nostra contrarietà al patto, che senz’altro provocherà lacerazioni sociali ed invitiamo tutti coloro i quali fino ad oggi hanno taciuto ( nei partiti, nelle istituzioni, negli organi di governo ), di assumersi le proprie responsabilità e denunciare le conseguenze e la deriva securitaria, che l’accordo potrebbe provocare.

Da parte nostra, riteniamo necessaria la partecipazione e l’implementazione di ogni iniziativa utile a far fallire un progetto iniquo: riprendersi le piazze, non equivale solo ad esserci, ma significa ribadire la volontà ed il diritto al dissenso ( in qualsiasi luogo esso abbia ad esprimersi ) per riaffermare le priorità politiche e sociali provenienti dalla maggioranza di tutti i cittadini.

RdB-CUB Immigrati Roma

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