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(22 Luglio 2007)
L'accordo raggiunto questa mattina tra Governo e Cgil-Cisl-Uil ha dato un risultato molto peggiore di quanto si potesse prevedere.
A fronte di qualche migliaio di lavoratori che potranno andare in pensione a 58 anni nel 2008, dal 2013 si andrà a 61 anni, come e più di quanto previsto dalla riforma Maroni.
Pur non conoscendo ancora i particolari dell'accordo siglato, ciò che emerge è più che sufficiente per motivare un giudizio estremamente negativo.
Chi - come molti lavoratori e lavoratrici che hanno scioperato - in questi mesi ha sostenuto la necessità di abolire lo “scalone” e non accettare “la farsa degli scalini e delle quote”, è stato dipinto come “nemico dei giovani”, “estremista e conservatore”.
Il tanto decantato patto tra le generazioni teorizzato da Confindustria, Banca d’Italia, governo e sindacati della concertazione si traduce con questo accordo in una pesantissima penalizzazione proprio per i lavoratori più giovani, le donne e comunque per la stragrande maggioranza dei lavoratori italiani.
Un accordo che si conclude, a detta del Ministro dell'Economia Padoa Schioppa a “costo zero”, significa chiaramente che i lavoratori si sono pagati da soli una trasformazione di un meccanismo che era e rimane del tutto negativa.
Tutto ciò suona come una beffa alla luce del programma dell'Unione che prevedeva il superamento dello “scalone” e non la sua trasformazione in scalini che comunque portano alla stessa conclusione. Cioè all'aumento secco e consistente dell'età pensionabile, come richiesto da Comunità Europea e Fondo Monetario Internazionale e non dai lavoratori e dalle lavoratrici che hanno sentito parlare per mesi di “risarcimento sociale” e si vedono ora liquidato il senso stesso di previdenza pubblica.
Non serve certo a mitigare questa sconfitta l'ipotesi di esclusione del lavoro usurante (già previsto da Maroni e di cui comunque non si conoscono ancora compiutamente le specifiche).
Prodi e sindacati soddisfatti … lavoratori nuovamente penalizzati…
Devono essere i lavoratori a decidere: ci aspettiamo quindi una sospensione del giudizio da parte dei firmatari sino alla consultazione che necessariamente dovrà esserci e che per essere formalmente e sostanzialmente valida dovrà adottare un metodo trasparente e democratico e prevedere assemblee preventive su tutti i posti di lavoro.
A questo punto ci aspettiamo una presa di posizione delle forze politiche e di quei settori sindacali da sempre dichiaratisi contrari a questa ipotesi per contrastare l’accordo anche con la mobilitazione.
Roma, 20 luglio 2007
dichiarazione di Fabrizio Tomaselli
coordinatore nazionale SdL Intercategoriale
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