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(29 Agosto 2007)
Nei giorni scorsi si è verificata la defezione di Gavino Angius dal fronte dei contrari alla cosiddetta legge Biagi. Ancora a giugno l'esponente dei DS - che aveva rilanciato la sua immagine in seguito al rifiuto di aderire al Partito Democratico - si era pronunciato per un "superamento" di questa legge.
Sin dall'inizio la cosiddetta legge Biagi ha avuto una copertura mediatica con ben pochi precedenti. Anche la scelta di attribuire alla legge il nome di un consulente ministeriale ucciso dalle presunte BR, è servita a conferire alla legge stessa un alone di santità e di martirio, ed anche di sospetto di connivenza con il terrorismo nei confronti di chiunque si dichiarasse contrario alla precarizzazione del lavoro.
In queste ultime settimane la stampa borghese ha dato un ulteriore impulso alla campagna ideologica e propagandistica a sostegno della legge. La campagna ha assunto un tono intimidatorio, da vera e propria guerra psicologica. A metà agosto vi è stata anche la provocazione nei confronti di Beppe Grillo da parte del "Corriere della sera", una provocazione che ha avuto il senso di ribadire l'equazione tra terrorismo e contrarietà alla legge Biagi.
Nessun uomo politico può reggere una lunga aggressione mediatica, perciò Angius ha preso atto e si è adeguato, meritandosi così il plauso della stampa borghese. La vicenda è stata comunque utile per comprendere l'importanza fondamentale che la borghesia attribuisce alla legge sulla precarizzazione. Il fatto che sia stato ancora una volta Pietro Ichino ad assumersi il ruolo di difensore della precarizzazione, indica che la legge Biagi costituiva solo un anello della catena di scelte politiche che devono condurre alla meta finale: la appaltizzazione e privatizzazione delle funzioni della Pubblica Amministrazione.
Qui si tratta dell'affare più colossale che la borghesia italiana abbia mai concepito, poiché l'obiettivo è di metter le mani su quote enormi di spesa pubblica. l'affare ha il sostegno del colonialismo statunitense, che vede favorevolmente una dissoluzione dell'apparato dello Stato italiano, poiché ciò comporterebbe anche la cessazione di ogni residua possibilità di controllo sui traffici illegali che i militari americani e la CIA compiono sul territorio italiano.
Il Partito Radicale è notoriamente un'agenzia di provocazione del governo statunitense, ed in questi giorni è venuto in soccorso della legge Biagi in modo abbastanza contorto, ma efficace. Una esponente del Partito Radicale romano - che è come dire il Partito Radicale tout-court, dato che altrove ha solo manovalanza - ha fatto delle dichiarazioni sui "troppi napoletani" che lavorano nella ristorazione a Roma, che sarebbero indizio di una invasione camorristica nella capitale.
Il senso di questa sortita non è risultato chiaro finché, sull'onda dei commenti, si è arrivati al dunque: il governo lasci perdere la legge Biagi e si occupi della criminalità organizzata che è la vera causa dell'arretratezza economica del Meridione. A conferma che il senso della provocazione era questo, è giunta anche la minaccia di Emma Bonino di far cadere il governo se si ostinasse a voler toccare la legge Biagi.
La campagna propagandistica a sostegno della precarizzazione cerca quindi di andare oltre il tono puramente intimidatorio e va a compiacere l'opinione pubblica nei temi che le sono più congeniali. Il razzismo antimeridionale è una di quelle suggestioni che incontrano un consenso diffuso e trasversale agli schieramenti politici, persino fra i Meridionali, che sono ormai convinti di essere i soli colpevoli dei loro guai. Usare un pregiudizio razziale diffuso come pretesto per veicolare altri messaggi - in questo caso precarizzazione e privatizzazione -, costituisce un espediente frequente nella propaganda del Potere.
Il libro di Roberto Saviano sul sistema economico camorristico, edito dalla Mondadori (altra centrale di provocazione del governo statunitense), è stato in questo senso molto più che un'operazione editoriale, si è configurato come un vero e proprio esperimento sociale, che ha saggiato il senso critico dell'opinione di sinistra, dimostrando che ce n'è davvero poco. In generale l'opinione pubblica di sinistra si è rivelata ancora una volta troppo vulnerabile alla retorica socio-economicistica messa in campo da Saviano, una retorica che viene recepita acriticamente come una sorta di garanzia di concretezza e solidità di argomentazione.
Anche l'attuale propaganda della stampa borghese sta puntando su questa carta dei sofismi economicistici, facendo credere che la precarizzazione non sia dovuta a scelte politiche, ma che costituisca la conseguenza oggettiva dell'attuale fase dell'evoluzione tecnologica e produttiva. Insomma, la formula propagandistica è che chi si oppone alla legge Biagi si starebbe attardando nell'illusione di conservare un rapporto di produzione che ormai non esisterebbe più.
È chiaro che non è vero nulla, dato che la precarizzazione riguarda ogni tipo di lavoro, compresi i più tradizionali, ma comunque il potere suggestivo di questa retorica tecno-socio-economicistica su certi settori della sinistra non va sottovalutato.
Marx ed Engels, nel Manifesto dei Comunisti del 1848, recepirono acriticamente la propaganda borghese sul Luddismo e affermarono che con le loro lotte gli operai: "cercano di riconquistarsi la tramontata posizione del lavoratore medievale".
La ricerca storica sulla composizione del movimento dei luddisti - non difficile dato che ci sono i verbali dei tanti processi da loro subiti - ha smentito questa mistificazione, perciò oggi si sa che si trattava di operai di nuova generazione e non di ex artigiani. Ciononostante questa accusa di conservatorismo, lanciata ad ogni forma di opposizione operaia, mantiene la sua efficacia di suggestione su molti settori della sinistra, perciò non sarà il caso di sorprendersi se vi saranno altre defezioni.
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