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L'ultima vittima

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(26 Dicembre 2010) Enzo Apicella

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Nuove menzogne della stampa atlantista contro l'Iran

(26 Agosto 2007)

Sostituendo la parola Israele alla parola sionismo, le agenzie occidentali attribuiscono al presidente dell'Iran l'auspicio, se non la volontà, di distruggere lo Stato d'Israele. Un falso storico che, subito ripreso da giornali e televisioni complici o incapaci di valutare le notizie, contribuisce a istigare l'opinione pubblica occidentale alla guerra santa contro la repubblica iraniana. Ecco le prove.

Il fatto

Sabato 18 agosto, a Teheran, Mahmoud Ahmadinejad, presidente dell'Iran, interviene all'inaugurazione della quarta Assemblea Generale di Ahl-ul-Bait. Si tratta di un'associazione culturale che periodicamente organizza convegni internazionali su temi politici e religiosi. A quello di sabato erano presenti docenti, studiosi, ricercatori e teologi provenienti da 110 Paesi di tutto il mondo, Italia compresa.

Il discorso di Ahmadinejad, in farsi (la lingua nazionale), viene tradotto in simultanea in inglese. Una sintesi viene distribuita ai giornalisti e diffusa dall'Irna, agenzia stampa di Stato. Riproduciamo in allegato il testo inglese diffuso dall'Irna [ http://www.ilcronista.org/irna210807.htm ], lo stesso dal quale hanno attinto le agenzie occidentali per redigere i loro lanci, come in gergo vengono chiamati gli articoli che sono una delle fonti dei giornalisti per scrivere gli articoli destinati alla stampa o alla lettura in tivù.

Nel suo breve discorso Ahmadinejad ribadisce che le verità dell'islam sono in parte le stesse sostenute dal cristianesimo e dall'ebraismo.

Se queste grandi religioni sono divise, la colpa è di coloro che seminano falsità e zizzania tra i credenti, con l'obiettivo di mascherare i crimini dell'Occidente (tipo l'invasione dell'Iraq e il massacro di palestinesi e libanesi da parte di Usa e alleati), come esigenze difensive. Tra gli zelanti esecutori di questo disegno mediatico e militare insieme, spicca, secondo Ahmadinejad, il sionismo (da sempre definito come un misto di imperialismo e di apartheid). E a un certo punto Ahmadinejad dice testualmente: «Il regime sionista è la bandiera di Satana» (The Zionist regime is the flag of Satan)».

Fine. Nel discorso di Ahmadinejad non c'è alcun riferimento né allo Stato d'Israele né agli israeliani né agli ebrei (salvo che all'ebraismo, citato sopra in senso positivo).

Come ne hanno riferito le agenzie occidentali

Il giorno stesso, 18 agosto, l'agenzia di stampa Afp stravolge il discorso di Ahmadinejad, inserendovi subito questa falsità: «Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad si è lanciato sabato in una nuova diatriba contro Israele, sostenendo che lo Stato ebreo è «il portabandiera di Satana"…» Ulteriore menzogna: l'Afp cita come fonte l'agenzia Irna.
Trovate l'originale francese [ http://www.ilcronista.org/AFP210807.htm ] del lancio dell'Afp in allegato.

Analoga manipolazione viene operata da un'altra agenzia occidentale, l'Ap: «Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad sabato se l'è presa di nuovo con Israele, dichiarando che è il "portabandiera di Satana" e predicendo che lo Stato ebreo è destinato a scomparire…» Al pari dell'Afp, anche l'Ap cita come fonte l'agenzia Irna.
Trovate l'originale francese [ http://www.ilcronista.org/AFP210807.htm ] del lancio dell'Ap in allegato.

Veniamo alle agenzie italiane Agi-Reuters-Afp: «Ennesimo affondo contro Israele da parte di Mahmoud Ahmadinejad: l'oltranzista presidente iraniano questa volta non ha esitato a bollare come "bandiera di Satana" lo Stato ebraico… aggiungendo che esso è "sulla via del declino, della disintegrazione e della scomparsa"…»

Agi-Reuters-Efe: «"Il regime sionista è il portabandiera del liberalismo e della democrazia occidentali, è il portabandiera della profanazione, dell'aggressione e dell'occupazione", è sbottato il leader iraniano, intervenendo all'inaugurazione di un convegno religioso a Teheran, cui partecipano un centinaio di dotti islamici, denominato Ahl el-Beit, termine con cui i fedeli musulmani designano la famiglia e i discendenti del profeta Maometto. "Quel regime è la bandiera di Satana", ha incalzato Ahmadinejad, forse alludendo al Grande Satana, epiteto che le autorità del suo Paese utilizzano per indicare gli Stati Uniti. "Visto che né è valida la filosofia all'origine della sua nascita e della sua sopravvivenza, né è giusta la persistenza di un simile regime", ha aggiunto, "non è inverosimile che esso sia sulla via del declino, del deterioramento e della dissoluzione"…»

L'Irna e il governo di Teheran hanno subito smentito queste menzogne.

Invano. I media di regime occidentali hanno ignorato le smentite e le precisazioni iraniane, peraltro supportate dal testo integrale del discorso di Ahmadinejad. E a questo punto diventa difficile sostenere che le agenzie e i giornali occidentali (che pure hanno accesso ai lanci dell'Irna) abbiano falsato le notizie per leggerezza.

Anche perché quello di sabato è il terzo episodio di plateale, reiterata e impunita (nel senso che i giornalisti non hanno fatto ammenda di smentita) falsificazione di notizie provenienti dall'Iran.

Nei mesi scorsi avevano manipolato un altro discorso di Ahmadinejad con la medesima tecnica: anche allora gli avevano attribuito la volontà di distruggere gli ebrei e Israele, mentre lui se la prendeva con l'imperialismo sionista.

Nel dicembre scorso le medesime agenzie occidentali avevano manipolato un convegno svoltosti a Teheran sul nazismo. Invece di riferire, correttamente, che scopo del convegno internazionale (partecipato anche da studiosi italiani), era far luce sugli aspetti nascosti e manipolati della guerra, con particolare riguardo alle vittime del nazismo, avevano scritto che il governo iraniano sponsorizzava un convegno finalizzato a negare le vittime ebree del nazismo.

Non ci consta che nessuno, in Italia, tantomeno l'Ordine dei giornalisti (supposta vestale della deontologia professionale degli operatori dell'informazione), abbia condannato quest'ennesimo episodio di disinformazione, aggravato dal servilismo a regimi occidentali il cui fine palese è di preparare l'opinione pubblica ad accettare una nuova guerra di aggressione.

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