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(18 Dicembre 2011) Enzo Apicella

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La questione Verona , la violenza, il nuovo fascismo.

(8 Maggio 2008)

L’assassinio di Verona apre ancora una volta la riflessione interna alla sinistra sulla violenza, sulla logica che la determina e la guida, sui presupposti politici, culturali che la “giustificano”.
C’è una cosa che colpisce nell’identità dei picchiatori che hanno , sembra senza motivo ,aggredito e ucciso un giovane nella notte del 1° maggio a Verona.
Tutti giovanissimi, senza storia politica apparente , senza parole che motivassero la loro violenza.
Di questi solo lo studente liceale sembra rivendicare una continuità ideologica e una “cultura” di destra, ( aveva rifiutato di entrare in una sinagoga, non aveva partecipato a un’iniziativa sulla resistenza), per gli altri difficile parlare di militanza di destra, salvo la partecipazione , da sempre qualificata a destra, al tifo della brigate giallo-blù.
Di certo le modalità dell’”esecuzione”, il rifiuto dell’infamia della chiamata di correo, le denunce precedenti, confermano una continuità e un esercizio della violenza rivelatrici .
Violenza che rompe con i canoni classici del fascismo , cioè l’aggressione agli avversari politici , alle sedi , alle iniziative della sinistra. L’aggressione e l’uccisione di Nicola, la cui unica colpa era quella di portare un nostalgico e fuori moda codino di capelli, si collega piuttosto a quelle che nei mesi scorsi hanno colpito nella nostra città cittadini il cui tratto unificante era la differenza , una distinzione da un’identità omologa di puro veronese.
Così l’aggressione a due finanzieri meridionali ( in borghese) , la punizione metodica ai giovani che vestivano da sinistra, la violenza su immigrati incautamente sorpresi in centro storico. Una specie di ronda identitaria tesa a stabilire una tutela differenzialista del territorio, a escludere dalla presenza, dalla fruizione, del centro cittadino non solo le diversità etniche ma ogni espressione fisica o culturale non omologa.
Se un richiamo storico va fatto non è quello alla tradizione della destra veronese, alla “ rosa dei venti” o a “ordine nuovo” , ai camerati fieramente fascisti e golpisti che hanno caratterizzato la destra veronese negli anni 60 e 70. La memoria va alla vicenda Ludwig, a quella efferata serie di crimini che negli anni 70 ha visto protagonisti due giovani della Verona bene esecutori feroci di omicidi i nei confronti di barboni , omosessuali, prostitute , tossicodipendenti, in quanto espressione di abomini etici e il richiamo al nazista “ dio lo vuole “ ne sancisce l’identità storica.
Come allora anche oggi il terreno culturale da cui nasce l’intolleranza criminale è tutto politico, non è più la purezza della razza ma l’identità etnica . Al Sindaco Tosi, votato da un plebiscito , non più tardi di un anno fa, va attribuita la responsabilità non tanto e non solo di essersi accompagnato con esponenti non pentiti del fascismo veronese, dal capolista della sua lista a esponenti naziskin della regione, ma di aver teorizzato e promosso nelle sue iniziative politiche e nel suo programma di giunta l’esclusione sistematica dei diversi dal consesso civile.
Così la chiusura dei campi dei rom, l’espulsione del centro sociale “la chimica”, l’esclusione dai servizi comunali dei “non veronesi”, l’allungamento sine die e l’inserimento di elementi di pesante discrezionalità nell’assegnazione della residenza, fino ad arrivare alla penalizzazione delle “ragazze madri” e delle “coppie di fatto” nell’attribuzione del punteggio per le graduatorie degli asili comunali, operazione in cui ai valori identitari del territorio e del sangue, viene affiancato un preoccupante giudizio etico.
Questo con una forte campagna di contrapposizione, “prima i veronesi” , con gli “invasori”e con la palese intenzione di sancire anche culturalmente una doppia società , da una parte i legittimi, i riconosciuti ,la società dei pieni diritti dall’altra gli esclusi, i senza diritti, diversi e pericolosi.
E a difendere la fortezza veronese dall’attacco degli immigrati irregolari, dai diversi di tutti i tipi non sono bastati, i 70 poliziotti richiesti da Tosi o le ronde istituite recentemente; servivano i “cavalieri della notte” , stupidi e pericolosi eroi della violenza, costruiti nell’urlare slogan razzisti contro i calciatori di colore delle squadre avversarie, pronti a punire anche con la morte l’odiato diverso.
Questo è il fascismo che permea la nostra città, la nuova frontiera della destra europea , il differenzialismo come politica dell’esclusione, del conflitto etnico, religioso, culturale.
Di questa politica è pienamente responsabile il sindaco Tosi e con questa politica, con i suoi frutti di intolleranza e violenza, dovremo misurarci.

Verona 6 mag. 08

mauro tosi

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