">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Stato e istituzioni    (Visualizza la Mappa del sito )

Sasà Bentivegna, Partigiano

Sasà Bentivegna, Partigiano

(3 Aprile 2012) Enzo Apicella
E' morto ieri a Roma Rosario Bentivegna, che nel 1944 prese parte all’azione di via Rasella contro il Battaglione delle SS Bozen.

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Ora e sempre Resistenza)

Che bell’Italia quella di oggi!

(22 Aprile 2009)

Prima: se si lavorava, si lavorava male (spesso “in nero”); paga misera; vita poco allegra.
Ora c’è la crisi: si lavora peggio (sempre più spesso “in nero”); molti di noi non lavorano più (perché licenziati o in cassa integrazione) e non sanno dove “sbattere la testa”; le indennità di cassa integrazione, di mobilità e di disoccupazione (quando ci sono) si aggirano sul 50-60% della paga “normale”; il costo della vita continua a crescere; si vive peggio, soprattutto se si ha da pagare l’affitto o il mutuo-casa.

E alla massima sicurezza “zero” del posto di lavoro si unisce la massima insicurezza “zero” sul posto di lavoro, dove gli operai continuano a subire infortuni devastanti, con la conseguenza di gravi invalidità (spesso permanenti e totali) e di morte.

Giornali, televisioni, politicanti ci raccontano che se stiamo male, se molti di noi si trovano in frangenti disperati, la colpa è solo nostra perché non ci accontentiamo mai (addirittura!); o perché facciamo troppi scioperi (non se n’è mai fatti così pochi da decenni!); o perché andiamo troppo in mutua (ci vorrebbero a lavoro anche con la febbre a 40!); o perché sul lavoro siamo fannulloni (come dice il ministro Brunetta, uno che s’è sempre fatto stipendi da nababbo, senza muovere un dito!).

Oppure, ci raccontano che la colpa è degli extra-comunitari, che vengono ad attentare alla nostra sicurezza e a quella delle donne italiane (prima, in Italia mafiosi, camorristi, trafficanti e spacciatori di stupefacenti, stupratori non sapevamo neppure cosa fossero!!!).

Insomma, ci raccontano che i nostri nemici siamo noi stessi e sono gli extra-comunitari.

Ma questa crisi drammatica riguarda tutto il mondo, anche i Paesi dove non si sciopera, perché non se ne ha il diritto; o dove i lavoratori in malattia non prendono il becco di un quattrino e le paghe sono molto basse; o dove la giornata lavorativa arriva a 12 ore e più; o dove non ci sono gli immigrati.

A proposito di immigrati, c’è da dire che anche le altre accuse che gli vengono fatte, di rubarci il lavoro e le case popolari, sono completamente false, non solo perché di questi tempi loro, come noi, vengono licenziati a decine di migliaia, ma pure perché occupano posti di lavoro che noi cerchiamo di non occupare per non farci distruggere la salute; e perché le case popolari non ci sono quasi per nessuno e loro vivono ammassati in alloggi di fortuna.

Allora, bisogna dire che responsabile di questo caos economico e sociale è la forma di organizzazione del lavoro più diffusa e generalizzata nel mondo, quella gestita dai capitalisti (parola che si dovrebbe riprendere a usare!), signori e signore che sfruttano il lavoro di miliardi di operai e non guardano tanto per il sottile, fino al punto che, se gli affari gli vanno male, per salvare se stessi ti buttano come un ferrovecchio.
Quindi i nostri veri nemici sono quelli che fanno i padroni del nostro lavoro e della nostra vita, e contro questi sarà il caso che lavoratori italiani e lavoratori extra-comunitari si uniscano tra loro, anziché farsi la guerra, come tenta di spingerli a fare il mucchio di menzogne che ci viene rifilato come informazione.

E, responsabile di prima grandezza, è il Governo. Perché ha regalato miliardi di euro a Colaninno&Compari per accaparrarsi Alitalia per 4 soldi e licenziare 10mila lavoratori; ai banchieri per continuare a prosperare sugli strozzinaggi praticati su chi ha bisogno di mutui; alla Fiat per ristrutturare e gettare sul lastrico 10mila lavoratori in provincia di Napoli; ai padroni di piccole e medie aziende per gratificarli con prestiti a fondo perduto e garantirsene il voto; ai grandi dirigenti pubblici per continuare a godere di stipendi e premi da “mille e una notte” e a portare allo sfascio le loro aziende.

E perché, dopo aver fatto finta di offrire un aiuto economico ai cittadini più poveri con una specie di elemosiny card (spesso trovata priva di credito!) del valore di un cappuccino al giorno, non scuce un quattrino in più della solita miseria delle indennità di cassa integrazione e di disoccupazione per chi viene sospeso dal lavoro o licenziato.
E non scuce un quattrino in più di un’elemosina per garantire reddito a lavoratori sospesi, dipendenti da aziende non coperte dalle leggi sulla cassa integrazione, o a lavoratori licenziati senza avere maturato il diritto all’indennità di disoccupazione.

La prospettiva è che arriveranno presto a 1 milione i lavoratori cassa-integrati e a 1milione i licenziati, ai quali entro il 2010 si prevede che se ne aggiungerà un altro milione; e che circa 150mila famiglie resteranno senza casa per non riuscire a pagare l’affitto nei prossimi 12 mesi, dopo che circa 100mila l’hanno persa per lo stesso motivo nell’ultimo anno.
In compenso, mentre i salari restano miseri e le pensioni ancora di più, il Governo sta progettando di portare da 60 a 65 anni l’età pensionabile per le donne lavoratrici e di bloccare la liquidazione per i dipendenti pubblici fino al 2013!!!

In questo quadro di estrema gravità economica e sociale, il Governo si prepara a fronteggiare possibili movimenti di lotta e di protesta, con leggi di persecuzione degli immigrati e contro il diritto di sciopero e la libertà di manifestazione. E, intanto, ricorre a provvedimenti prefettizi che vietano cortei in determinate zone di città come Bologna e Roma; scatena sempre più spesso poliziotti e carabinieri in tenuta anti-sommossa contro manifestanti operai e studenti; sguinzaglia l’esercito a dare man forte alle “forze dell’ordine”, come se le nostre città fossero sotto tiro di qualche nemico.
Una situazione, in cui si stanno facendo le prove per l’instaurazione di un “governo forte”, basato su leggi e pratiche da “stato di polizia”, funzionante cioè come un regime di tipo dittatoriale.

In questa stessa prospettiva il Governo e le Associazioni dei padroni, prima fra tutte Confindustria, si muovono per disciplinare l’attività sindacale, cercando di rendere impraticabile l’esercizio del diritto di sciopero, di ridurre al minimo le rivendicazioni salariali e di cancellare quel poco che resiste di democrazia nei posti di lavoro. E trovano la piena disponibilità di Cisl, Uil e Ugl, totalmente asservite a questo progetto antipopolare, che la Cgil e i sindacati di base sono, invece, impegnati a contrastare.

E non potevano mancare i fascisti, quelli delle squadracce (adesso chiamate “ronde”, che il Governo intende elevare ad organismi che collaborano al mantenimento dell’ “ordine”!), composte da individui appartenenti a partiti della destra di governo (in particolare, AN e Lega) e di quella extraparlamentare (Forza Nuova, La Destra, Casa Pound, Fiamma Tricolore, Fronte Nazionale, ecc.) e più o meno infarcite di “manovalanza” appartenente alla criminalità organizzata.
Hanno la funzione di mazzieri, di picchiatori, che ”eroicamente” aggrediscono con bastoni, coltelli e spranghe persone inermi che fanno parte di circoli culturali e politici di sinistra, studenti dei movimenti di lotta, omosessuali, mendicanti, migranti: tutti, visti e trattati come nemici del modello di società prediletto dalla classe dominante e dal suo Governo, e quindi da far vivere nel terrore.

Ma questa marmaglia è addestrata per “fare politica” anche in altro modo, infiltrandosi nelle tifoserie o nei quartieri popolari, per istigare all’odio contro le stesse persone bersaglio delle loro spedizioni punitive e per agitare demagogicamente temi economici e sociali: il costo della vita, gli affitti e le abitazioni, le bollette dell’acqua, della corrente e del gas, la disoccupazione. Tutto per inscenare proteste finalizzate non a raggiungere risultati utili a risolvere quei problemi, ma a determinare situazioni tali di tensione da legittimare provvedimenti governativi d’emergenza autoritari e liberticidi.

Fascistizzazione del tessuto statale e fascistizzazione del tessuto sociale: due facce della stessa medaglia, due percorsi che procedono, talora separati, talora intrecciati, a sopprimere la democrazia e, insieme, ogni diritto e ogni libertà. Non è un caso che, al tempo stesso, mai come in questo periodo, è tutto un cancellare e nascondere le vicende tanto simili a quelle che oggi in parte già sono realtà e in parte vengono preparate: le vicende orribili durate un quarto di secolo nell’Italia fascista del Novecento.
Cancellare la memoria e la conoscenza di questo passato, come ulteriore strategia per spianare la strada a progetti propri del fascismo.

A tutto questo attacco contro le nostre condizioni di vita e di lavoro e contro i nostri diritti e la nostra libertà, c’è bisogno di costruire una opposizione forte. Non come quella ufficiale recitata in Parlamento, che è inetta e inesistente, quando non subalterna. Un’opposizione sociale, di massa, nei quartieri popolari, nelle scuole e nell’Università, nei posti di lavoro. Un’opposizione che conquisti ciò di cui abbiamo bisogno.

Osservatorio sul fascismo - Pisa

3265