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Sciopero 25 Giugno: il testo del discorso di un delegato RSU FIOM-CGIL della FIAT di Pomigliano

(25 Giugno 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.assemblealavoratori.it

Lunedì 05 Luglio 2010 13:23
Ci è pervenuto il testo del discorso tenuto in occasione del comizio conclusivo dello sciopero del 25 giugno scorso da un delegato RSU Fiom di Pomigliano. E' un documento interessante, sia perché chi lo ha fatto rappresenta la punta più avanzata all'interno della Fiom nella lotta all'accordo, sia perché questo documento ci dà uno spaccato veritiero di parte del dibattito in corso in fabbrica fra le/gli operaie/i che si oppongono al piano Marchionne

Care compagne e cari compagni, questa giornata di lotta coincide con il periodo in cui i padroni e l'attuale governo tentano in ogni modo di cancellare 50 anni di storia sindacale e di annullare con la complicità di Cisl e Uil i diritti conquistati in tanti anni di lotta. In questi anni i lavoratori di Pomigliano insieme alla Fiom e alla Cgil hanno rivendicato una più equa ripartizione delle risorse economiche a partire dai redditi più bassi e più colpiti da questa crisi economica, riportando l'indennità della cassa integrazione dal 60 all'80%. Al contrario questo Governo ha pensato a fare leggi e leggine per difendere gli interessi del Primo Ministro e dei suoi scagnozzi plurinquisiti.
Invece di legiferare per una seria riforma del sistema contrattuale che dia finalmente la possibilità ai lavoratori di recuperare il potere di acquisto questo Governo, insieme a Cisl e Uil, ha sottoscritto l'ennesimo accordo separato facendo venir meno quindi la possibilità, da qui al prossimo futuro, di recuperare il reale potere di acquisto dei lavoratori.

Dentro questa crisi è noto ormai a tutti il caso Fiat auto di Pomigliano e i lavoratori dopo due anni di durissime iniziative di lotta sono riusciti finalmente ad aprire una trattativa costringendo l'azienda a parlare del futuro automobilistico del più grande stabilimento meridionale. Dalle prime battute sulla trattativa si é avuta la sensazione che quella rappresentasse una tappa non solo per la vita dei lavoratori di Pomigliano ma una vertenza che aveva una valenza più generale che avrebbe sconvolto e sancito i futuri rapporti sindacali nel paese. Per riassumere le parti fondamentali di quel testo infame presentato da Fiat si deve partire da una nuova impostazione dei turni di lavoro che passano con questo accordo da i 10 attuali, ai 18, turnistica infame, cancellata a Melfi dopo 20 giorni di lotta. Diminuire le pause collettive dagli attuali 40 min. a 30, norma che se applicata influirebbe negativamente sulla salute dei lavoratori. Imporci un metodo di lavoro chiamato Ergo-Uas, sistema creato su misura per Fiat Auto che mortificherà le già penose condizioni di lavoro, e per perseverare ancora di più, cancellare tutte le voci retribuite per chi svolge attività sulle catene di montaggio, chiedendoci infine di derogare al CCNL e ai diritti sanciti dalla costituzione e dallo statuto dei lavoratori: parliamo del diritto ad integrazione salariale per malattia, l'azienda strumentalizzando vecchie abitudini, da noi sempre condannate, chiede di poter colpire tutti non pagando la malattia ai lavoratori, e ancora la clausola più vergognosa di questo accordo in cui viene messo in discussione il diritto individuale di aderire ad uno sciopero, sancito dall'art. 40 della costituzione, diviene oggi oggetto di provvedimento disciplinare fino al licenziamento.

Questo é lo scambio che il padrone ha proposto per tre mesi di trattativa senza mai voler rinunciare ad alcun punto della proposta, ribadendo in maniera arrogante e fascista : o si firma questo accordo o si chiude fabbrica. Ecco il ricatto ai danni dei lavoratori, cancellarsi come soggetti in cambio di lavoro. Marchionne pensa che i suoi soldi oltre a comprare nuovi macchinari, possano comprare i nostri diritti e la nostra dignità, noi gli rispondiamo : che i nostri diritti non sono in vendita.

Le altre organizzazioni (Fim, Uilm, Fismic e Ugl), purtroppo nonostante richieste unitarie sino alla fine, hanno sottoscritto quell'accordo rendendosi responsabili di una gravissima rottura sindacale, poichè le posizioni espresse unitariamente sono state deliberate prima nell'attivo unitario della RSU e poi nell'assemblea dei lavoratori, venendo meno, quindi, al preciso mandato conferito. Ma queste organizzazioni hanno voluto mortificare ancor di più le coscienze e la dignità dei lavoratori poichè insieme ai padroni hanno messo in atto una farsa referendaria per estorcere ai lavoratori il consenso per cancellare i propri diritti senza nessuna alternativa. Mi chiedo come sia possibile che ci possano essere tali mortificazioni all'intelligenza dei lavoratori e diciamo a coloro i quali hanno permesso questo scempio : Vergogna.

La Fiom, nel ritenere illegittimo tale referendum, invitava comunque i lavoratori e recarsi al voto poichè i mezzi messi in campo da Fiat facevano prevedere vere e proprie rappresaglie e schedature nei confronti di quei lavoratori che in libertà avrebbero potuto scegliere e di difendere la propria dignità non votando. Ma nonostante il clima di ricatto e di sofferenza di chi sapeva di
dover scegliere tra annullarsi come persona o lavorare.

I lavoratori e le lavoratrici hanno dato un segnale inequivocabile, votando per quasi il 40% NO, dato che se prendesse a riferimento solo il voto operaio salirebbe al di sopra del 50%. Questo dato deve far riflettere chi fino adesso aveva espresso considerazioni del tutto personali e non considerando che gli organi esecutivi della Fiom con voto unanime avevano bocciato questo accordo. La Fiat ha voluto un referendum, adesso lo rispetti e riapra immediatamente un tavolo di confronto in cui ci sia un vero negoziato e non un ricatto. Si torni a discutere di questioni sindacali e non si tenti di far pensare che a causa di questa crisi i lavoratori debbano rinunciare ai propri diritti chiedendo loro addirittura di accettare ciò con il voto. Non lo dice solamente Pomigliano ma anche quelle fabbriche che consapevoli di un attacco senza precedenti hanno iniziato a scioperare a sostegno della nostra vertenza. Lo hanno fatto Mirafiori, Termini
Imerese, la Sevel e la Piaggio, hanno mandato anche loro un chiaro messaggio che spero arrivi assordante alla presidente di Confindustria e all'amministratore delegato di Fiat : i diritti non sono in vendita.

La Cgil torni ad alzare la voce contro i prepotenti per difendere così i diritti delle presenti e future generazioni.

Concludo con una frase del nostro segretario generale che all'ultimo congresso della Cgil ha ribadito che questa crisi non deve rappresentare una straordinaria opportunità per il governo e le imprese per chiudere definitivamente il conto con il sindacato e con i diritti. Noi diciamo che alle parole devono corrispondere i fatti a partire dalla vertenza di Pomigliano.

Cari compagni, care compagne viva la Fiom, viva la Cgil, viva i lavoratori.

Mario Di Costanzo

www.assemblealavoratori.it

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