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Il seme

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(18 Dicembre 2011) Enzo Apicella

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Solidarietà ai compagni del Collettivo Riscossa

(11 Novembre 2010)

Come è difficile, ancora una volta, riuscire a trovare le parole giuste per esprimere solidarietà alla luce delle gravissime aggressioni subite dai compagni del C.s.o.a. La Riscossa di Catanzaro.

È terribile ritrovarsi a scrivere di fatti violenti che lasciano privi di parole e solo tanta rabbia, soprattutto perché chi subisce tanta violenza è sempre e solo chi crede che nella lotta accanto ai precari, chi cerca di far rivivere zone lasciate al degrado totale con iniziative pubbliche (e tutti sappiamo cosa vuol dire in territori come i nostri), chi si impegna e chi fa politica dal basso.

Oggi, in Calabria, nel pieno di una crisi che somma la disoccupazione congiunturale a quella di sempre, che lascia sempre meno spazio al welfare ufficiale – già così carente da noi – e riduce le risorse agli ammortizzatori clientelari, chi combatte l’anestesia sociale che sostituisce il favore al diritto, la pace all’ombra dei potenti, in un momento in cui i potenti si mostrano sempre più arroganti e meno “protettivi”, perché lo Stato è meno disposto ad oliare i meccanismi del consenso che li tiene in sella… chi aggrega e unisce, chi vuole rendere la collettività consapevole della propria forza, del potere che una volta cosciente non ha bisogno degli assessori, dei favori dei soliti amici…chi fa questo è pericoloso e va colpito. E viene colpito.

Dire che EquoSud si sente vicino ai compagni aggrediti non è sufficiente, non è esatto… questo è giusto dire: che noi siamo colpiti dall’aggressione fascista ai compagni di Catanzaro, direttamente. Perché è un segnale che riguarda tutti quelli che oggi, in Calabria, credono che la guerra in corso non lascia più spazio ai quietismi, ai neutralismi, alle equidistanze… che siamo tutti coinvolti e non prendere parte vuol dire esser complici e quindi stare dal lato sbagliato. Questo è giusto dire: che colpire loro vuol dire colpire noi.

Proprio perché crediamo da sempre nella convivialità, nell’aggregazione sociale quale contesto naturale in cui sviluppare quel senso del bene comune, della collettività, ch’è premessa di ogni percorso d’emancipazione popolare, oggi, in Calabria, non esitiamo a dire che non c’è posto per i fascisti nella comunità che vogliamo costruire. Non c’è posto per chi è portatore di una cultura del dominio e dell’esclusione, che parla di popolo e si esprime anche in dialetto solo per dividere chi sta sotto e difendere meglio i padroni. Non c’è posto per chi pratica la violenza prevaricatrice, sia essa fascista, ndranghetista o di stato… siano lame, lupare o manganelli, sappiamo da dove vengono, sappiamo bene chi difendono.

La comunità che vogliamo si costruisce a partire dal rifiuto di tutto questo.

La comunità che vogliamo esalta il valore del condividere e dello stare insieme e quindi si costruisce contro di voi che escludete, appropriate, comandate, aggredite.

La comunità che già siamo, state pur certi, non resta a guardare con le mani in mano mentre colpite i nostri compagni.

EquoSud

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