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(30 Luglio 2011) Enzo Apicella

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Il postino di oggi è un asino da soma

(3 Ottobre 2004)

Alla vigilia della privatizzazione ci dissero di non temere per il nostro futuro, il successo dell’azienda avrebbe dovuto essere anche il nostro.
Noi portalettere invece siamo sempre all’ultimo gradino delle gerarchie professionali ed economiche, ma continuiamo col nostro lavoro a mantenere un numero di dirigenti sempre maggiore e che guadagnano sempre di più.
All’alba del 2004 a distanza di 10 anni dall’inizio del percorso di privatizzazione, ci ritroviamo EGUALMENTE all’ultimo posto della nuova classificazione contrattuale (livello D) gestita e concordata da chi aveva promesso un destino migliore, dopo duri anni di “ lacrime e sangue “.

NOI SEMPRE PIU’ IN BASSO, I SOLITI SEMPRE PIU’ IN ALTO E CON PIU’ ALTI STIPENDI

Ieri recapitavamo corrispondenza, lettere, cartoline, raccomandate, espressi, pacchetti e vaglia telegrafici.
Oggi, la corrispondenza “ pregiata “ viene esternalizzata, cioè viene appaltata a ditte e sottoditte ove il lavoro è fuori da ogni controllo sindacale, lo sfruttamento è diffuso, subdolo, penetrante, contrabbandato come necessità categorica per vincere la concorrenza.
Oggi, il portalettere recapita di tutto, in special modo “ posta spazzatura “ ovunque e nei posti più disagiati, senza orario fisso, sotto continuo ricatto di licenziamento e di facili e frequenti, quanto pretestuosi provvedimenti disciplinari, vi è stato via via un demansionamento professionale e un aumento della precarietà.
La Società però ci incanta: spot pubblicitari demenziali pagati decine di milioni di Euro, l’immagine aziendale inverosimile viene divulgata a dismisura e parole……fiumi di parole…….per catturare il nostro consenso vengono usate specialmente attraverso i corsi professionali che nulla insegnano se non la bellezza suprema del MERCATO, della società MAMMA comune, della riconoscenza del Paese a cui rendiamo un Servizio Pubblico.

Quale servizio pubblico ? recapitando immondezza…. vendendo bulbi di piante porta a porta ? o coi campioni gratuiti di assorbenti ?

CERCANO DI CONVINCERCI PER AVERE IL NOSTRO CONSENSO, ALTRIMENTI LE LORO BEN PAGATE POLTRONE SAREBBERO A RISCHIO.

NOI MANDIAMO AVANTI L’AZIENDA, SE VOGLIAMO LA POSSIAMO ANCHE FERMARE


E dopo l’accordo sul recapito, che di fatto sancisce l’obbligo dell’abbinamento, della sostituzione in l’areola, dopo il tavolo pulito,………ci sarà un ulteriore taglio di 3500 posti di lavoro degli addetti al recapito.
La responsabilità di tale situazione è di molti, dalle teste d’uovo che si sono impadronite delle leve di comando, alle OO.SS. politicamente disponibili, ai tanti e piccoli miserabili caporali di giornata che si sono venduti per un piatto di lenticchie, o in cambio di miracolistiche carriere e anche dei lavoratori che a suo tempo non si sono opposti a questa deriva sempre peggiore.
A noi non piace questo destino, ne il nostro ne quello dell’azienda a cui vendiamo la nostra manodopera, e per questo vogliamo cambiarlo e per questo è necessario il contributo di tutti.

LA CONTRATTAZIONE NON E’ MONOPOLIO DELLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI MA DEI LAVORATORI CHE DEVONO DECIDERE DEL MERITO DELLE PIATTAFORME E DEGLI ACCORDI.

APRIAMO QUINDI UNA STRATEGIA DI LOTTA, IN CONCRETO, SUL RISPETTO DELL’ORARIO, SUL DIRITTO DELLE FERIE, SULLA SICUREZZA INTERNA ED ESTERNA AI POSTI DI LAVORO, SUI RITMI DI LAVORO,SULLA QUALITA’ DELLA PRESTAZIONE, SUL RIFIUTO DEL LAVORO IN PIU’ E SOTTOPAGATO, CREIAMO DEI “ PERCORSI “ DELLO STARE ASSIEME , DALLA STESSA PARTE, RICOSTRUENDO DAL BASSO IL SINDACATO CHE RAPPRESENTA I NOSTRI DIRITTI.

COBAS PT CUB
Mestre-Via Camporese 118
Tel. 0415312250

Fonte

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Commenti (1)

demansionamento

www.areagiuridica.com per la libera divulgazione reca un caso analogo,iniziato sei anni fa,con recenti interessanti provvedimenti giurisdizionali relativi all'illegittimo demansionamento,estromissione eliminazione di un lavoratore dallo ufficio,condanna datoriale al REINTEGRO esclusivamente nelle mansioni precedentemente svolte,ESEGUITO DALL'UFFICIALE GIUDIZIARIO,ritenuto nullo dal I°giudicante e dal tribunale collegiale il quale reputa necessario il giudizio di ottemperanza,a sentenza passato in giudicato (fra 10-15 anni).

(10 Maggio 2008)

giuliano

areagiuridica@hotmail.it

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