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Stop agli allevamenti per vivisezione

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(20 Gennaio 2012) Enzo Apicella

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Si, i banchieri hanno perso

(7 Aprile 2015)

abi

Diciamo subito che non ci convincono le critiche, peraltro significativamente appena sussurrate e non certo gridate, alla conclusione della trattativa sul CCNL bancari che vengono da ambienti del tradizionale “dissenso sindacale” cui pure siamo stati sempre e ci sentiamo anche oggi vicini.

Tipo quella, degli amici della Sallca/Cub, secondo cui l’ipotesi di accordo raggiunta sarebbe solo la semplice riproposizione del contratto, pessimo, stipulato nel 2012. A parte che non ci sembra proprio così, anche se fosse questo dato, tenendo conto di tutta una serie di fattori di ordine generale ed anche di quello che i banchieri, con ben due disdette unilaterali formali, avevano messo sul piatto, rappresenterebbe comunque una vittoria.

Ancora più fuori luogo ci sembra la critica che viene dalla componente Cgil “Il sindacato è un’altra cosa” secondo la quale nell’ipotesi di accordo non ci sarebbe alcun “rovesciamento del Jobs Act”. E qui, a parte la pretesa assurda per cui un semplice contratto di categoria potesse “rovesciare” una legge dello stato, ci sembra invece che una serie di “deroghe” – anche se per ovvi motivi diplomatici nessuno le chiama così – al Jobs Act ci sono e come. E forse proprio queste “deroghe” messe sul piatto ( anche se guai a chiamarle così) hanno prodotto il sostanziale disimpegno del Ministro del Lavoro Poletti, giustamente timoroso di creare, con un pieno coinvolgimento del governo nella trattativa, un precedente che poi sarebbe valso anche per le altre categorie, disimpegno governativo che ha finito poi per essere determinante nella ripresa delle normali trattative in sede ABI il 30 Marzo e poi nella conclusione.

Se si è ritenuto infatti di specificare nell’ipotesi di accordo che il Jobs Act non si applica ai preesistenti bancari nei casi di fusione, scorporo, esternalizzazione, cessione di ramo d’azienda, cambio formale di datore di lavoro e quant’altro di questo tipo, è evidente che invece una interpretazione secca e restrittiva della legge sul lavoro del governo Renzi ( e soprattutto dei suoi decreti applicativi) avrebbe al contrario potuto portare a conseguenze opposte. Ed anche la novità della “fungibilità” per i quadri direttivi ( per gli impiegati c’era già da un pezzo) è comunque largamente migliorativa rispetto al “demansionamento” previsto dallo stesso Jobs Act che prevedeva non solo la “fungibilità” ma anche la riduzione possibile dello stipendio che invece l’ipotesi di CCNL esclude.

Noi crediamo invece che stavolta un certo “spirito di sopravvivenza” delle gerarchie sindacali – un’altra fregatura totale come nel 2012 avrebbe comportato una delegittimazione totale del sindacato in categoria – abbia prodotto un risultato certo non esaltante ( non è tempo di esaltazioni) ma comunque largamente positivo e più che dignitoso.

E che finalmente in categoria ci sia stato un esercizio della “conflittualità” – che non sono solo i due riuscitissimi scioperi ma anche un sapiente uso dei media e un saper spendere, vedi presidi e manifestazioni, anche le strutture del sindacato medesimo, compreso il livello confederale – che non si vedeva ormai tra i bancari da almeno 20 anni e che ha finito per pagare positivamente in termini di risultati.

Sconfiggendo la “destrutturazione” complessiva dell’istituto del Contratto Nazionale ed anche la tendenza, che pure si era manifestata tra le banche e che sembrava vedere addirittura – secondo indiscrezioni di stampa - la Bnl ed in particolare il Presidente Abete come capofila in questo senso dei “falchi” all’interno dell’ABI, di imitare i casi Fiat ed UnipolSai e di andare ad una mera contrattazione aziendale, tendenza del resto chiaramente presente anche nello spirito delle regole del Jobs Act renziano.

E soprattutto dimostrando nei fatti che I BANCHIERI NON SONO INVINCIBILI.

E crediamo vada detto che anche sul salario si è raggiunto un risultato certamente minimo ( non dimentichiamo che veniamo da anni di sostanziale “deflazione”) ma anche REALE e non, come nel 2012, un “elemento distinto” che non incideva su pensione, TFR e quant'altro.

Una volta detto tutto questo, ora il sindacato/istituzione va bene e va assolto da tutti i suoi peccati storici ? Certamente no.

Anzi, proprio il dato che stavolta un esercizio sapiente della conflittualità ha prodotto comunque risultati positivi dimostra invece che il rifiuto di metterla in piedi, in nome di una perdente “concertazione”, nei decenni precedenti è stato, da un punto di vista politico/sindacale,una colpa gravissima, una vera e propria “diserzione” dai compiti tipici di un sindacato.

Ed ora il problema vero è capire se veramente il sindacato/istituzione ha imparato questa lezione e se intende praticarla anche ai livelli di contrattazione aziendale, a partire dalle continue ristrutturazioni, o se invece si tenderà a tornare alle logiche concertative, consociative e subalterne che tanti danni hanno prodotto da lungo tempo a questa parte.

Questa è la vera e propria scommessa …


7 Aprile 2015

InfoAut Bnl - Redazione

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