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La pietà delle banche

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(15 Febbraio 2012) Enzo Apicella

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La crisi economica in Germania

(28 Dicembre 2023)

Dal n. 132 di "Alternativa di Classe"

meyer burger

La Germania, considerata da sempre il motore dell'economia europea, è in una crisi profonda. Tre notizie recenti confermano la grave situazione.
La prima è che il fatturato della BASF, il più grande gruppo chimico del mondo, è crollato del 25%, e gli utili del 76%. L'Amministratore delegato, Martin Baudermuller, ha dichiarato: 'Sono seriamente preoccupato per le sorti dell'industria chimica in Europa'.
La seconda è che la Meyer Burger, unica azienda produttrice di celle fotovoltaiche rimasta in Europa, ha fatto sapere di avere bloccato il progetto di ampliamento dello stabilimento di Bitterfeld-Wolfen, nel land della Sassonia-Anhalt. I macchinari, in origine destinati alla Germania, saranno spediti negli Stati Uniti.
In Cina, infine, il gruppo Volkswagen, un tempo insuperabile, ha perso tanto terreno da trovarsi costretto a chiedere aiuto: prossimamente la start up (impresa emergente) Xpeng comincerà a collaborare alla costruzione delle vetture Volkswagen con motore elettrico nel Paese asiatico.
La Germania continua ad essere una delle mete preferite degli italiani e delle italiane, perchè sperano di trovarvi condizioni lavorative non precarie e più dignitose. L'impellente necessità di un'entrata mensile e la non conoscenza della lingua tedesca inducono le persone ad affidarsi ai canali più rapidi per la ricerca del lavoro: internet e i social. Basta, infatti, inserire in un qualsiasi motore di ricerca le parole ”cerco lavoro in Germania” che in pochi secondi compaiono centinaia di annunci e di offerte.
Altro canale molto battuto è Facebook, con i suoi numerosi gruppi di italiani in Germania, che spesso fungono da bacheche per la ricerca o l'offerta di impiego. Cosa promettono gli annunci?
Un'occupazione sicura, regolare, ben pagata. I posti offerti sono, in genere, nell'ambito della gastronomia italiana: cuoco, aiuto-cuoco, cameriere, addetti nei bar e nelle gelaterie, ma ci sono offerte anche nel campo dell'edilizia.
La molla che fa scattare l'attenzione e l'interesse, è quella che non serve nessuna conoscenza della lingua tedesca, e soprattutto l'offerta di vitto e alloggio inclusi. Quando ci si presenta al posto di lavoro, la realtà è spesso molto diversa da quella descritta negli annunci.
I nostri connazionali, in molti casi, non ricevono nessun contratto di lavoro, e nemmeno un documento scritto con indicate le mansioni, l'orario di lavoro, i giorni di ferie, le ore di straordinario previste. Tutto si basa su un accordo generico preso a voce. A molti lavoratori non è nemmeno chiaro quanto andranno a percepire realmente a fine mese.
Intanto, il principale sindacato dei lavoratori dell'industria metalmeccanica tedesca, IG Metall, sta riprendendo iniziative sulla riduzione dell'orario di lavoro. All'interno del proprio sito internet il sindacato ricorda come nel 1984 abbia indetto uno sciopero di sei settimane e mezzo per la riduzione dell'orario di lavoro da 40 a 35 ore settimanali a parità di salario, e come nel 1993 il suo intervento,sia stato determinante per l'introduzione della settimana di 4 giorni alla Volkswagen, seppure in quel caso finalizzato alla tutela dei livelli occupazionali dell'azienda.
Oggi IG Metall sta ritornando sul tema della riduzione dell'orario di lavoro anche sulla base di studi condotti da rilevanti istituti di ricerca del Paese. Nel Novembre del 2022, infatti, i ricercatori dell'Istituto per gli Studi Socio-economici (WSI) della Fondazione Hans Bockler hanno diffuso un questionario relativo alla settimana di quattro giorni tra 2500 lavoratori.
Esso ha rivelato che l'81% dei rispondenti sarebbe favorevole a tale modalità organizzativa, soprattutto perchè in questo modo sarebbe più facile conciliare lavoro e vita privata. Il 73% aderirebbe ad una simile distribuzione oraria solo a parità di salario, mentre soltanto l'8% accetterebbe una corrispondente riduzione del proprio salario.
Nel cuore d'Europa la crisi per l'ex potenza capitalista egemone sta prendendo la forma di una tempesta perfetta. La guerra in Ucraina ha infranto la ormai tradizionale riluttanza della classe politica tedesca nei confronti delle alleanze militari e del riarmo, e introdotto un concetto del tutto nuovo per diverse generazioni di tedeschi: quello di una ”guerra giusta”.
Dopo le esitazioni iniziali nel sostenere il governo ucraino e disconnettersi dal gas russo, oggi non c'è governo europeo più inflessibile nella battaglia contro la Russia del governo tedesco. Per giungere a questa svolta, la Germania ha dovuto, però, far finta di niente su un evento di una gravità inaudita: il sabotaggio del gasdotto Nord Stream, una sua infrastruttura strategica. Un atto che si può definire di guerra e di ecoterrorismo.
Gli sviluppi nei mercati energetici hanno spinto i prezzi all'ingrosso dell'energia europea a livelli senza precedenti nel 2022, creando un'enorme differenza di prezzi tra l'Europa e gli altri continenti.
In Germania il settore manifatturiero costituisce oltre il 20% del PIL, e il basso costo dell'energia è stato uno storico volano dell'export. Per le aziende tedesche l'energia oggi costa più del doppio delle loro concorrenti americane. In questo la guerra Russia-Ucraina ha dato una buona mano agli Stati Uniti in termini di concorrenza.
La situazione di perdurante crisi caotica, che ha caratterizzato gli anni passati, dalla crisi finanziaria, partita dal settore immobiliare, alla crisi del debito sovrano nei Paesi del sud Europa, come ad esempio la Grecia, non ha impedito al capitalismo di continuare la sua corsa, sviluppando però una serie di criticità, aggravate dalla pandemia da COVID-19.
La Germania si era posta in Europa al vertice della offensiva produttiva e commerciale, e aveva invaso il mercato americano, approfittando della organizzazione “aperta” dei mercati, così strutturata dal WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio), anche grazie al vantaggio dei bassi costi energetici, permessi dai prezzi praticati dalla Russia, accumulando un consistente avanzo mercantile.
Ora la Germania è entrata in una fase di depressione, con la produzione economica diminuita per due trimestri consecutivi. La massiccia restrizione dei flussi globali di prodotti semilavorati e materie prime, in particolare quelle provenienti dalla Cina, ha comportato un rialzo importante nel costo medio di moltissimi prodotti, mettendo in luce una forte esposizione dei Paesi capitalisti europei rispetto agli approvvigionamenti esteri.
Lo scoppio della guerra imperialista in Ucraina e la conseguente crisi nelle relazioni tra Russia e Paesi della NATO, ha ulteriormente inasprito i problemi legati alle forniture di materie prime, sia quelle “tradizionali”,come i combustibili fossili, che quelle ”nuove”, utilizzate per la transizione energetica promossa da Bruxelles.
La perdita di approvvigionamenti stabili e sicuri è dunque un primo importante fattore che impatta l'economia tedesca, in particolare nei settori dell'automotive, meccanico ed elettrico, dove la mancanza di componenti e materie prime nei periodi più acuti della crisi aveva colpito tra il 30 e il 50% delle aziende.
Ad esempio, il comparto automobilistico, da sempre pilastro dell'industria tedesca, ha sofferto una riduzione della produzione del 35% nel biennio 2020-2022 rispetto al biennio precedente, a causa della combinazione di mancanza di componenti e di cambiamento strategico della produzione verso i veicoli elettrici.
Le industrie ad alti consumi energetici, come le acciaierie e il settore chimico, hanno sentito maggiormente il contraccolpo della perdita dell'economico gas russo. Lo strisciante scontro commerciale in Europa, con l'attacco al gasdotto Nord Stream, ha liquidato la possibilità di avere gas a basso costo al maggiore capitalismo europeo, rimettendo in riga tutti gli altri Paesi che, in varie occasioni, si erano allineati alla Germania.
La guerra Russia-Ucraina è stata la cornice perfetta con cui il declinante, ma ancora potentissimo, sistema industriale militare americano ha ripreso il sopravvento su un sistema economico europeo ancora politicamente e militarmente debole al cospetto degli Stati Uniti.
Le previsioni di recessione economica ritornano per gran parte del mondo. Nei prossimi anni i presagi in questa situazione caotica danno diminuzione di crescita economica ovviamente in Russia, ma soprattutto in Germania.
Oltre lo scontro in Europa, si sviluppa lo scontro commerciale nel mondo. Sta tramontando la “globalizzazione”, in quanto basata sul libero mercato, sulle frontiere aperte, sui trattati internazionali, che avrebbero dovuto regolare scambi e controversie, mettere un freno agli aiuti di Stato, e difendere le industrie nazionali dalla concorrenza ”sleale”. La menzogna del libero mercato si palesa per quello che è sotto la spinta delle contraddizioni capitalistiche.
La guerra commerciale si riprende la scena senza gli infingimenti delle liberalizzazioni. Un processo progressivo, il crollo di coalizioni, complicità e forme rigide, nelle quali le classi borghesi dominanti pretendono di controllare il mondo.
I proletari sono ancora costretti a sottostare a quanto decidono i propri governi, impediti ad opporsi alla guerra tra gli Stati borghesi, che mette i lavoratori gli uni contro gli altri. Guerre per i confini territoriali, per il controllo degli approvvigionamenti energetici, per le materie prime, ma tutte, in realtà, contro i proletari, che non hanno tuttavia patrie da difendere. E il prezzo richiesto loro è troppo alto...

Alternativa di Classe

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