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Considerazioni sulla nuova tangentopoli

(23 Dicembre 2005)

Tutti ricordiamo, spero, la stagione di Tangentopoli.

Forse i magistrati avranno compiuto degli errori o degli eccessi, ma il bubbone c'era, eccome, e la classe politica dell'epoca ne era coinvonta.

Alla fine però è passata l'idea che, nonostante gli sconvolgimmenti politici che quei fatti avevano determinato, tutto potesse continuare come prima, anzi, si sono prodotte leggi per legalizzare ciò che un tempo era vietato garantendo impunità per il pregresso.

Ed ecco, spuntare come funghi episodi analoghi per certi aspetti ancora più gravi. Ed ecco appunto i casi sviluppatisi intorno alle scalate alla Banca Antonveneta, alla Banca Nazionale del Lavoro, al ruolo di Bankitalia con l'esempio arrogante del superprotetto Fazio ( non è privo di significato la sua permanenza oltremisura alla guida della Banca centrale), le vicende della Cirio, di Parmalat e le più recenti di Confcommercio e per stare a Padova della Ascom e del suo ex- presidente.

Sarà giustizialismo o moralismo anche in tutti questi casi?

Io penso che, al di là del singolo "scandalo" e degli effetti giudiziari che produrrà, si debba dare una lettura politica degli avvenimenti.E la lettura politica che io dò è la seguente: Ciò che accade sta nel DNA dei regimi laddove viene a mancare la partecipazione ed il controllo diretto e democratico dei cittadini e nella fattispecie dei regimi capitalistici come l'Italia, nell'interclassimo e nel moderatismo che fa il paio con corruzione. Il tipico esempio è, a mio parere, dato dai DS la cui deriva moderata, oramai del tutto evidente, si è accompagnata alla deriva etico-morale.Dunque nessun complotto contro questo partito o i suoi dirigenti. Quel che fu del partito berlingueriano delle "mani pulite" si è ridotto proprio così. Anomalia allora od oggi? Per me, allora. Ed ancora, la via d'uscita sta nel radicalismo e nell'antagonismo ma soprattutto nella concezione ( e conseguente pratica) anticapitalistica della società.

Lucio Costa