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(25 Gennaio 2007)
Cgil, Cisl e Uil hanno sottoscritto il 18 gennaio un memorandum d’intesa sul lavoro pubblico. Abbiamo molti e rilevanti dissensi, ma soprattutto:
1 – Non siamo d’accordo che si continuino a definire memorandum che prefigurano o definiscono accordi, ne è stato fatto uno sulle pensioni e uno sul Tfr, senza chiedere il mandato delle lavoratrici e dei lavoratori. E’ una pratica che nega la democrazia sindacale, perché già definisce quali saranno i contenuti della contrattazione senza che i diretti interessati, le lavoratrici e i lavoratori, siano chiamati a decidere.
2 – Questo memorandum nasce a seguito della campagna liberista contro i lavoratori pubblici fannulloni e nel quadro della poiltica di privatizzazione dei servizi annunciata dal governo. Nella migliore delle ipotesi è un tentativo di limitare i danni o di evitare danni maggiori, ma nella sostanza apre la via a un riordino della pubblica amministrazione improntato all’idea che si deve copiare ciò che si fa nelle aziende private.
3 – In realtà, poi, non si realizza nemmeno un’effettiva privatizzazione della contrattazione, perché il memorandum definisce già con la controparte cosa dovranno fare i contratti, sia quelli nazionali, sia quelli integrativi. Sarebbe come se si facesse con la Confindustria un accordo che impone regole e obblighi su tutti i prossimi rinnovi contrattuali, nazionali e aziendali (e speriamo di non aver dato a qualcuno una cattiva idea).
4 – Si rilancia il merito individuale, a metà strada tra la figura da anni cinquanta del capoufficio che dà i premi ai più bravi e il vecchio cottimo. Cosa vuol dire che i contratti nazionali definiranno i sistemi di valutazione e misurazione dell’apporto individuale alla produttività? Formule di questo genere non ci sono nemmeno in molti contratti privati.
5 – Sulla mobilità ci sono già diverse interpretazioni tra le parti stipulanti. Cgil, Cisl e Uil dicono che dovrà essere comunque concordata in un ambito territoriale ristretto, il governo dice altro. Anche qui, perché concordare un principio se poi non è chiaro come lo interpretano le parti?
Ci sarebbero molte altre cose da dire, ma la sostanza è che il miglioramento del funzionamento pubblica amministrazione verso i cittadini deve essere frutto di trasparenza e democrazia. Si devono valorizzare le reali competenze del lavoro pubblico contrastando i clientelismi e respingendo sia la subalternità agli interessi del sistema dei partiti, sia quella al mercato e al modello manageriale privato. In ogni caso temi di questa importanza dovrebbero essere discussi prima nei luoghi di lavoro con un confronto vero con le Rsu e con le lavoratrici e i lavoratori interessati.
Chiediamo ora assemblee e referendum sul memorandum, perché le lavoratrici e i lavoratori pubblici devono poter decidere sui loro contratti e su come essi amministrano le loro condizioni di lavoro.
Roma, 24 gennaio 2007
Rete 28 Aprile nella Cgil per l’indipendenza e la democrazia sindacale
http://www.rete28aprile.it
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