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Il ratto d'Europa

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(17 Gennaio 2012) Enzo Apicella

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Il tempo dell’attesa è finito

Per cambiare la politica del governo sulle pensioni ci vuole lo sciopero generale

(18 Maggio 2007)

Il Ministro del Tesoro ha minacciato il sindacato: o accettate i tagli alle pensioni, oppure i tagli ci saranno lo stesso, sulla base di quanto già deciso dal governo Berlusconi.

Il Ministro del Lavoro ha usato toni meno brutali, ma ha proposto egualmente di peggiorare i coefficienti di calcolo delle pensioni per i più giovani e di trasformare lo scalone, cioè l'aumento a 60 anni dell’età pensionistica, previsto dalla legge Maroni per il 1° gennaio 2008, in una serie di “scalini” che però portano allo stesso risultato: 62 anni di età minima per andare in pensione, a partire dal 2014!

Non ci siamo proprio!

Il governo si è impegnato, prima delle elezioni, a superare lo scalone che innalza l’età pensionabile. Con la finanziaria ben 5 miliardi di euro sono stati presi dalle tasche delle lavoratrici e dei lavoratori con l’aumento dei contributi pensionistici.
A questo punto non ci sono scuse: sulle pensioni le lavoratrici e i lavoratori hanno già dato e ora devono solo ricevere. Chiediamo:
1. la totale abolizione dello scalone, il mantenimento dell’età di pensionamento a 57 anni con 35 di contributi, senza alcun taglio dei coefficienti di calcolo delle pensioni;
2. il miglioramento delle pensioni più basse e del trattamento pensionistico per le nuove generazioni, che si vedranno le pensioni falcidiate dalla precarietà del lavoro e dal sistema contributivo;
3. la separazione totale della previdenza dall’assistenza, che deve essere posta a carico delle tasse di tutti i cittadini e non solo dei lavoratori;
4. la lotta agli sprechi, ai privilegi, a partire da quelli dei politici, al lavoro nero e all’evasione fiscale e contributiva, che sono mezzi concreti e giusti per finanziare il miglioramento del sistema pensionistico.

In questi giorni centinaia di Rsu e di assemblee, in tante aziende, stanno prendendo posizione, dicendo no al governo, chiedendo lo sciopero generale a Cgil, Cisl e Uil, rivendicando il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a decidere. Migliaia di lavoratrici e lavoratori hanno già scioperato. Il governo cerca di prendere tempo e di trascinare la trattativa per imporre al sindacato un accordo capestro. Bisogna fermare questo disegno e il modo per farlo è lo sciopero generale.
Si riuniscano le Rsu, si convochino le assemblee, si raccolgano le firme, si pronuncino le lavoratrici e i lavoratori. Il mondo del lavoro non è più disposto ad accettare tagli e sacrifici sulle pensioni e sullo stato sociale.

Roma, 16 maggio 2007

Rete 28 Aprile nella Cgil per l’indipendenza e la democrazia sindacale

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