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LA RAPPRESENTAZIONE INDIVIDUALE E SOCIALE DEL RISCHIO

(27 Marzo 2008)

Gran parte del mondo del lavoro percepisce i rischi in modo differente dagli esperti. Come riuscire a controllare questa diversità? PRIMA DI TUTTO, ponendo termine a quella classica metodologia di analisi del rischio che porta certi analisi a partire dal presupposto che l'assunzione del rischio sia solo un fatto di scelta individuale. Ciò non è assolutamente vero, giacchè attorno all'individuo ruotano diversi fattori attivi, quali ad esempio l'ambiente sociale, le radici culturali e l'influenza dei rapporti diretti con le altre persone. Invece di affrontare il rischio limitandolo ad un problema tecnico ed individuale occorre delinearlo in modo nuovo. Che lo inserisca nello specifico CONTESTO SOCIALE, valutandone le implicazioni morali, politiche e di dinamica interpersonale.

Le origini storiche del rischio
Il concetto di rischio espresso in termini di probabilità che un dato evento possa realizzarsi ha preso forma nel " diciassettesimo secolo" per l'esigenza che allora si fece sentire di una valutazione matematica della dinamica del gioco d'azzardo, in particolare del lancio dei dadi.
Nel "diciannovesimo secolo" la teoria del rischio cominciò ad essere applicata anche alle imprese economiche, per valutarne le perdite. Nel "ventesimo secolo" l'applicazione si è estesa alla strategia militare ed infine all'analisi dei rischi derivanti dalle tecnologie industriali.
Ed allora, la sicurezza è andata con ciò assumendo un valore probabilistico. Oggi non si parla più quasi in termini deterministici, vale a dire dell'esistenza di due soli possibili stati: sicurezza ed insicurezza ( pericolosità): bensì di un rischio variabile entro una gamma di possibili livelli, da interpretare di volta in volta. Gran parte dell'analisi del rischio è impegnata a tentare la trasformazione delle incertezze in probabilità.
Mentre in origine del rischio si associavano( nel gioco d'azzardo) probabilità di grandi perdite o grandi guadagni, oggi a questo termine si associano quasi unicamente probabilità di esiti negativi.
In generale, un possibile modo di ridurre la varianza delle probabilità negative che riserva il futuro è quella di contrarre un'assicurazione, la quale per medialità culturale la cultura del denaro come fonte di felicità" riesce a ridurre negli individui come la repulsione nei confronti dei pericoli mortali. Il rischio assume un concetto statistico e puo essere stimato come il prodotto fra la probabilità che si verifichi un evento e l'entità del danno che tale evento causerebbe. Ai due fattori possone essere assegnati valori numerici. Ma, viene da chiedersi: a conti fatti, secondo quali criteri una percentuale di rischio si può considerare ragionevole? arrivederci sarei confortato da qualcuno/a di sapere di cosa ne pensa del sopraindicato scritto, a presto magari parlando sulla percezione individuale del rischio.

TAFUTO DIONIGI

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