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Sull'interpretazione

(28 Marzo 2008)

Ciao, io non sono un grande esperto di filosofia, anche se infine, come tutti, ne possiedo una mia.. non sono neanche un gran esperto di movimento e di comunismo anche se ho sempre "simpatizzato" pur n appartenendo alla classe dei lavoratori, ho 27 anni, ho studiato sulle spalle dei miei, e non ho mai lavorato tranne qualche piccola esperienza qua e là. è un periodo in cui sto riflettendo molto sulla mia coerenza in fatto di "simpatie" e bisogno di trovare un lavoro che sia attinente a quello che ho studiato, disegno industriale - comunicazione. quindi marketing, quindi pubblicità, quindi vendita. quindi spesso questo mi porterà lontano dal fare ciò che credo sia giusto.

Di recente ho letto "Così parlò Zarathustra" e in effetti l'ho trovato a tratti davvero illuminante, anche se spesso mi è venuto qualche dubbio proprio per il suo contrapporre il superuomo al resto degli esseri umani.

Riflettendoci poi, sono arrivato alla conclusione (personale) che in ogni idea di movimento, in ogni gruppo, in ogni partito c'è sempre (a volte implicito) un modello antitetico.. nel senso che in maniera astratta ciò che resta fuori dal superuomo può essere interpretato a seconda del punto di vista, un fascista o un comunista.

Io credo però (a mia interpretazione) che questo superuomo di cui parla Nietsche sia il risultato del cammino che il vecchio uomo normale, inizialmente identico a ciò che supera, compie per arrivare a conoscere se stesso e per prenderne il controllo. é individualismo, ma in questo caso il suo scopo è essenzialmente quello di essere davvero pronto al rapporto con l'altro. Cinicamente, come succede in ogni movimento, chi non intraprende questo cammino resta fuori.

Non so se questo libro all'epoca in cui fu scritto fosse a suffragio di pochi eletti, ma parlando al presente, se ognuno lo leggesse e decidesse di superarsi (non di superare gli altri, perché il superuomo supera l'uomo e non "gli uomini") non credo che porterebbe per forza di cose al dominio di una aristocrazia di uomini eletti, alla spietatezza, alla sopraffazione, alla guerra e alla conquista fine a sé stesse.

Certo è sempre una questione di interpretazione, però se è vero che alla morale borghese va contrapposta una nuova morale, può essere altrettanto vero che all'interpretazione fascista può essere contrapposta un'interpretazione nuova.

Purtroppo non conosco l'effettivo sfruttamento che i Nazisti possano aver fatto del filosofo, posso immaginarlo, credo però che da sempre certi "simboli" sono sovraccaricati di significati che di per sè non hanno. fa parte della propaganda.

Mi scuso se nel difendere ciò che di Nietsche mi è parso buono forse ho oltrepassato il confine però penso che l'apertura al dialogo non sia una cosa cattiva, soprattutto perché in questo caso il dialogo avviene innanzitutto con Nietsche e non con l'interpretazione di qualcun'altro. è un dialogo muto, è una lettura, ed è quindi soprattutto un dialogo con se stessi.

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