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Re ferendum

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(13 Gennaio 2012) Enzo Apicella
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(19 Gennaio 2008)

Il Sistema politico italiano si trova, nuovamente, sulla soglia dell'implosione a causa degli stessi fattori esterni che già lo fecero saltare in aria nel 1992 (ci sarebbe da prendere in prestito Marx: la storia quando si ripete...): l'azione della magistratura e l'iniziativa referendaria, rivolta ai meccanismi elettorali.

Accade così, da sempre, quando i blocchi di potere del capitalismo italiano si trovano in una fase di inerzia e la rappresentatività del sistema politico cala ai minimi storici ( non c'erano i referendum; ma nel 1892 lo scandalo della Banca Romana ebbe, più o meno, la stessa genesi, ed anche in allora il sistema elettorale, fonte assoluta di legittimazione del potere, rappresentava un punto non secondario del dibattito, dal punto di vista dell'allargamento del suffragio).

La magistratura supplisce così, ancora una volta, alla staticità del sistema, mette in movimento le cose e accompagnandosi a quelli che intendono tagliare ancor di più le possibilità di rappresentatività politica riducendola e mera ricerca della governabilità separata dal controllo sociale, mira a provocare un ulteriore terremoto da cui usciranno vincenti alcune elite oligarchiche (come già è stato nel dopo-Tangentopoli): elite oligarchiche ovviamente ben distribuite, dal punto di vista della composizione fisica, trasversalmente al riguardo dell'intero sistema.

Sullo sfondo rimangono i veri problemi d'Italia e fuori d'Italia, mentre la sinistra di governo continua a puntare sul richiamo alle armi di una inesistente lotta alla destra.

Ridotto all'osso questo ci pare il quadro che abbiamo di fronte, senza entrare nel merito dei singoli aspetti, se non per dire – da subito -che occorre boicottare con forza il referendum, i cui esiti porterebbero a forzare punti cardinali degli equilibri stabiliti dalla Costituzione.

Non è questo però il dato più interessante: bensì, ciò che emerge davvero è il dato di una delegittimazione complessiva, che causerà fughe di responsabilità ed esiti rovinosi per le stesse condizioni materiali di vita degli operai, dei pensionati, dei disoccupati, dei giovani; uomini e donne.

Da sinistra è necessario rivolgere un appello perché, al più presto, ci si opponga a questo stato di cose con le ragioni della “politica”: la ricostruzione di un soggetto di sinistra d'opposizione, non meramente identitario, ma che affronti il rischio dell'estirparsi, in Italia, delle radici di una conflittualità alternativa appare quanto mai urgente.

Si tratta di ripartire dal basso, con una iniziativa in grado di riportare in campo, fuori da qualsiasi auto – limitazione di tipo tattico, almeno due nozioni: quella di “egemonia” e quella di “identità di sistema”, sulle quali va sviluppata l'articolazione di un rapporto tra società e politica.

Dobbiamo chiedere il ritorno della sinistra all'opposizione e la “resa dei conti” del suo fallimentare gruppo dirigente, perché questa è la sola strada per riaggregare un blocco sociale democratico, all'interno del quale la questione dei “poteri” e dei “diritti” si equilibri in maniera tale da assicurarne il non sbilanciamento (come è avvenuto nel corso di questi anni) verso una totale acquiescenza verso il sistema dominante: bisogna far presto, mentre cresce lo smarrimento dei teorici della perfetta simbiosi tra capitalismo e democrazia.

Savona, li 18 Gennaio 2008

Franco Astengo

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