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25 Aprile

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(23 Aprile 2009) Enzo Apicella
Il libro di Domenico Losurdo "Stalin.. storia e critica di una leggenda nera" scatena la polemica all'interno del Prc

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I fascisti servono...

(30 Maggio 2008)

Non si erano ancora placate le polemiche per il doppio raid del fine settimana - uno contro un attivista del movimento omosessuale, l’altro contro alcuni commercianti del Pigneto - che la violenza fascista è diventata di nuovo protagonista nella città di Roma.

Quella che anche per le agenzie di stampa e i maggiori media era inizialmente un’aggressione squadristica in piena regola ai danni di una decina di inermi studenti, è diventata con il trascorrere delle ore una “rissa”, uno “scontro tra bande giovanili” o tra “opposte fazioni”… Un copione, quello della giustificazione mediatica delle aggressioni fasciste, già visto alcune settimane fa nella copertura dell’assassinio di Nicola Tommasoli a Verona, o ancora prima di Renato Biagetti. E poi ancora per l’aggressione di Casalbertone, o quella al termine del concerto della Banda Bassotti a Villa Ada la scorsa estate. Una strategia, quella dei principali media, che tende a sminuire o addirittura a negare il carattere politico di una strategia di violenza e sopraffazione di cui le organizzazioni neofasciste si stanno rendendo protagoniste in maniera esplicita. I picchiatori fascisti sono irrimediabilmente derubricati a bulli, a violenti. O a “imbecilli”, come ha ribadito ancora una volta il neosindaco di Roma Gianni Alemanno, che certamente non parlava per sentito dire.

Media, politica e per ultima la magistratura - che processa due degli aggrediti messi così anche dal punto di vista giuridico sullo stesso piano dei picchiatori - marciano parallelamente. La negazione della matrice politica dei raid si ripete incredibilmente anche quando gli stessi aggressori si impegnano affinché la loro identità politica e organizzativa emerga il più chiaramente possibile: cos’è se non una vera e propria “rivendicazione” l’organizzazione di un agguato in pieno giorno in una via contigua all’Università gremita da studenti e passanti? Per l’estrema destra i contenuti delle proprie iniziative sono spesso secondari rispetto all’effetto provocatorio che queste hanno all’interno dei quartieri, delle città, delle scuole. D’altronde, a sdoganare la versione fantascientifica e revisionista delle foibe “come olocausto etnico italiano” e a proporla come versione storica incontestabile ci hanno già pensato, a livello di massa, la giornata del Ricordo sul fronte istituzionale e la fiction fantascientifica di Rai Uno “La luna nel pozzo”.

Ciò che interessa a chi scatena i picchiatori è intorbidire il clima, sospendere l’agibilità per i movimenti sociali, gli studenti, gli immigrati. Obbligare gli attivisti a guardarsi le spalle e a preoccuparsi della propria incolumità piuttosto che cercare di costruire coscienza, mobilitazione e organizzazione nei territori. D’altronde a questo sono sempre serviti i fascisti, nel nostro paese, dopo la fine del secondo conflitto mondiale. I picchiatori e gli squadristi di turno non sono poi tanto diversi dalle mazze e dai coltelli che usano contro il nemico, il diverso, l’oppositore. Sono strumenti, meri utensili al servizio di una strategia più grande e complessa di loro.

L’opposizione parlamentare ha preso la palla al balzo per attaccare le coperture e le contiguità di cui i neofascisti possono godere all’interno del Popolo delle Libertà. Sacrosante verità. Ma i maestri dell’equidistanza tra le organizzazioni neofasciste e le loro vittime - che in realtà è sempre più complicità con gli aggressori e garanzia di impunità - sono stati e continuano ad essere gli esponenti del centrosinistra e del Partito Democratico. Antifascisti la domenica ma assai distratti il resto della settimana. Pronti alla polemica mediatica quando Gianni Alemanno propone di dedicare una strada della capitale a Giorgio Almirante, ma ben lieti di partecipare alle celebrazioni dello stesso personaggio nelle aule del Parlamento. Un Almirante ideologo del razzismo e della pulizia etnica, fucilatore di partigiani e poi dirigente della destra eversiva e stragista che improvvisamente diventa una sorta di padre della patria, di fondatore della Repubblica e degno quindi di essere celebrato in maniera bipartizan dai deputati di tutti i gruppi.

Sia il clima di xenofobia sia i recenti provvedimenti sulla sicurezza varati dal governo con un vasto consenso da parte dell'opposizione, rischiano di fare dell'Italia "un paese pericoloso" non solo per i rom e per alcune comunità immigrate, ma "potenzialmente per ognuno di noi". A dirlo è Amnesty International che critica sia il centrodestra che il centrosinistra e accusa i politici italiani - in testa il leader del Pd Veltroni e il presidente della Camera Fini - di avere "una gravissima responsabilità" nel clima razzista che si respira in Italia. Per non parlare di un controllo e di una repressione sistematica che disarmano e imbavagliano i movimenti sociali e impediscono alla parte più sana della società di far fronte ad un imbarbarimento di cui le continue aggressioni fasciste e razziste sono un segnale evidente.

Chi ha fatto della sicurezza, della tranquillità e della governance un dogma al quale sacrificare ogni altro valore e la democrazia stessa, dovrebbe essere cosciente del fatto che il dilagare della violenza fascista nelle metropoli e l’impunità di cui essa gode non possono non provocare conseguenze.

mercoledì 28 maggio

Editoriale di Radio Città Aperta - Roma

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